Ecosistema fiorente, politiche favorevoli per innovazione, tech e digitale. Ecco perché Amburgo è diventata la nuova capitale europea delle startup
Ha il più alto reddito pro capite di Germania (non esattamente il paese più povero al mondo), pari a quasi il doppio della media europea. Il suo porto è secondo solo a Rotterdam in tutto il continente. E ora Amburgo è diventata anche la capitale tedesca ed europea delle startup, superando per la prima volta la rivale Berlino per numero pro capite di nuove imprese avviate all’anno.
Il sorpasso storico di Amburgo a Berlino
Da sempre Berlino è descritta come una delle città più innovative d’Europa. Negli ultimi due decenni la capitale tedesca si è guadagnata la fama di centro nevralgico di nuove imprese e nuove tendenze. Un vero e proprio laboratorio per scorgere in anticipo il futuro dell’innovazione europea. Per questo il sorpasso di Amburgo è ancora più significativo. Un report prodotto dalla banca di proprietà governativa KfW certifica per la prima volta lo storico ribaltone. Secondo i dati del dossier, tra il 2014 e il 2016 ad Amburgo sono state avviate 253 nuove imprese per ogni 10 mila lavoratori. Nello stesso periodo a Berlino il numero di scende a 238. Il tutto in un triennio di profondo arresto per i business innovativi. Sempre stando al report KfW, infatti, il numero di nuove attività digitali e tecnologiche è passato in tutta la Germania dalle 160 mila del 2015 alle 140 mila del 2016. Stime che, secondo le previsioni, dovrebbero tornare ad alzarsi nel 2017. Ma in ogni caso, anche nel momento di flessione, Amburgo non ha mai sofferto e anzi è cresciuta al cospetto di Berlino, attirando sul suo territorio startup e grandi compagnie digitali.
I motivi del successo della Elba Valley
Ma che cosa ha portato Amburgo a diventare quella che qualcuno ha ribattezzato la Silicon Valley europea oppure Elba Valley (dal nome del fiume che la attraversa)? La città anseatica è sempre stata un centro economico particolarmente fiorente. E’ una delle principali sedi dell’industria aerospaziale civile al mondo insieme a Seattle e Tolosa ed è all’avanguardia sotto il profilo scientifico, in particolare per quanto riguarda la ricerca sulla fisica delle particelle. Senza contare la storica presenza di grandi gruppi editoriali. Su un tessuto già di per sé favorevole all’attività di impresa si è innestata una politica fortemente votata all’innovazione digitale. Negli ultimi decenni l’amministrazione locale ha attuato un grande piano di sovvenzioni, contribuendo in modo sostanziale al pagamento degli affitti delle imprese tech. Spazi fisici inutilizzati sono stati destinati a startup e progetti innovativi. Tutto ciò ha portato alla colonizzazione dei big del digitale. Ad aprire le danze, a inizio millennio, è stata Google, con la scelta del manager Holger Meyer di situare proprio ad Amburgo il quartier generale di Mountain View in Germania. Oggi la sede dà lavoro a 500 persone. Dopo di che è stata la volta di Facebook. Anche in questo caso Meyer ha suggerito al colosso social di aprire qui quella che per ora è l’unica sede tedesca della creatura di Mark Zuckerberg. E a quanto pare potrebbe sbarcare nell’Elba Valley anche Snapchat.
Dai media al tech fino ai parcheggi: i punti forti delle startup di Amburgo
Il panorama delle startup di Amburgo è ampio e diversificato. Circa il 26% operano nel settore delle vendite e dell’e-commerce. Tra i casi più celebri c’è quello di Foodist, produttore e fornitore di scatolette di prelibatezze gastronomiche. Grande successo anche per il fashion store online About You e la piattaforma per idee regalo Geschenke. Circa il 17% delle startup di Amburgo offrono invece servizi. Appinio è un’app di ricerche di mercato, Shhared offre spazi coworking innovativi, Bettertalk ha invece l’obiettivo di mettere in contatto tra loro i freelance. Tra le idee più originali quella di FahrradGarderobe, che mette a disposizione parcheggi mobili per biciclette in occasione di grandi eventi come festival, concerti o manifestazioni. Molto spazio anche per i media, settore che impegna circa il 14% delle startup della città. Pocketstory è un’edicola online di giornalismo di qualità e testi letterari. Spice Vr e Noys vanno invece annoverati tra i pionieri della realtà virtuale. Per quanto riguarda il tech, i centri nevralgici sono l’incubatore Startup Dock e la Technical University of Hamburg-Harburg (Tuhh). Di particolare rilevanza il lavoro di Floatility, impegnata nello sviluppo di smart city, e Cybus, che offre soluzioni innovative per industria 4.0 e Internet delle cose. L’Elba Valley è in fermento. Da qui può partire la svolta digitale che l’Europa attende da tempo.