Figlio di emigranti arrivati Oltreoceano senza nulla, creò quello che sarebbe diventato il più grande istituto di credito statunitense. Ma il nostro paese non gli dedica neanche una via
Finanziò i primi film di Charlie Chaplin e quelli di Frank Capra, ma anche il Walt Disney degli esordi e decine di migliaia di connazionali ridotti sul lastrico dal terremoto di San Francisco e dalla Grande Depressione.
Nonostante questo, in Italia pochi si ricordano di Amadeo Peter Giannini, fondatore della Bank of Italy. Questo nome potrebbe non dirvi molto, non fosse che, nel giro di qualche anno, si trasformò nella ben più nota Bank of America. Cioè. a farla breve, nell’istituto di credito commerciale più grande del mondo a ridosso degli anni Trenta, e in quella che è ancora oggi la più grande istituzione finanziaria degli Stati Uniti dopo JP Morgan Chase.
Amadeo Giannini, una storia da emigranti
Figlio di immigrati, il padre di Amadeo tira a campare oltreoceano con un banchetto di frutta e verdura con cui cerca di sostentare la famiglia.
L’uomo lavora sodo per non far mancare nulla a moglie e figli, ma un giorno viene freddato con un colpo di pistola per un debito non saldato. Il valore? Ridicolmente basso. Anche per i tempi: appena un dollaro.
Il fatto sconvolge Amadeo, che a 13 anni lascia la scuola per lavorare a tempo pieno nell’attività del patrigno, che conduce un florido emporio: il giovane Giannini mantiene questo impiego per ben 18 anni, diventando, alla fine, socio dell’attività.
Morto il patrigno, il coinvolgimento dell’italoamericano nel business di quest’ultimo aumenta progressivamente: Giannini gli subentra nella gestione, che comprende anche partecipazioni bancarie. Fu così che, nel 1904, assieme a cinque soci fonda la Bank of Italy.
Un imprenditore poco ortodosso
Il suo modo di “fare banca” è da subito poco ortodosso: presta agli immigrati e ai piccoli imprenditori invece che ai grandi (gli unici tradizionalmente ritenuti “bancabili” dagli altri istituti) e non disdegna di andare a procacciarsi i clienti direttamente, cosa poco comune all’epoca.
Qui entrano in gioco il caso e la capacità di coglierne i risvolti tipica di tanti immigrati provenienti dal Belpaese. La grande occasione – per così dire – si presenta due anni dopo, con la tragedia del terremoto di San Francisco: Giannini riesce a portare in salvo i depositi dei risparmiatori in maniera abile evitando che finiscano sepolti sotto ai crolli, ed è il più rapido di tutti a riaprire i battenti una volta finita l’emergenza. Mentre i concorrenti non riescono ad accedere ai caveau, il pioniere, dal canto suo, presta denaro a tutto vapore da un tavolo improvvisato ricavato da un asse e due botti.
La sua politica rischiosa e aggressiva viene premiata dai fatti, e già nel 1909 Giannini comincia a rilevare banche concorrenti e a trasformarne gli sportelli in filiali della propria. Un innovatore, anche in questo caso: è la prima volta che questo modello di business viene applicato negli Stati Uniti.
La crescita e il cambio di nome: nasce Bank of America
Dopo una seconda ondata di acquisizioni sul finire degli anni Venti, nel 1930 la società cambia nome e assume quello, arcinoto, di Bank of America.
Come anticipato, in questo periodo l’istituto conquista la leadership tra le banche commerciali.
È in questo periodo che Giannini comincia a prestare soldi alla nascente industria del cinema di animazione; ma, narrano le cronache, con i propri prestiti favorisce anche il prodigioso sviluppo dell’agricoltura in California.
Alla morte del fondatore, avvenuta nel 1949, Bank of America conta circa 500 sportelli e 6 miliardi di dollari dell’epoca in depositi. Niente male, per il figlio di emigrati giunti oltreoceano senza istruzione.
Negli anni che seguono, il gruppo passa per le maglie dell’Antitrust a stelle e strisce e si trova al centro di vicende controverse, come quella del risarcimento da 16 miliardi di dollari per appianare cause legali legate alla crisi del 2008.
Ma è anche protagonista della nascita delle carte di credito (assieme a General Electric) e di una svolta tecnologica nei sistemi di gestione che porta da un lato a tagliare i costi , dall’altro a consolidare il ruolo di leader nel settore. Eppure, a questo imprenditore capace di creare un impero nel nostro paese non è dedicata nemmeno una via. Alla figura di Amadeo Giannini è dedicato il volume “Il banchiere gentiluomo” di Giorgio Chiarva, che sarà presentato a Recco il 29 agosto con la partecipazione dell’autore e del regista Giuliano Montaldo.