Passata la pandemia su ogni italiano graverà un fardello da 43mila euro, neonati inclusi
Il Coronavirus, una volta che sarà passato, ci lascerà più indebitati che mai. L’allarme viene dall’Istat. Proprio in questi istanti il direttore del dipartimento per la produzione statistica, Roberto Monducci, viene ascoltato sul Documento di economia e finanza presso le Commissioni congiunte Bilancio di Camera e Senato.
Istat: “Debito così alto solo dopo la Grande Guerra”
Un debito pubblico, in rapporto al PIL, previsto al 155,7% nel 2020, si attesterebbe a un livello che «è stato registrato, a partire dall’Unità d’Italia, solo negli anni immediatamente successivi alla fine della Grande Guerra». Così il direttore del dipartimento per la produzione statistica dell’Istat, Roberto Monducci, in audizione sul Def. Quanto all’indebitamento netto, spiega, «si attesterebbe per il 2020 al 10,4% del Pil, un livello mai più toccato dagli anni che hanno preceduto la firma del trattato di Trattato di Maastricht».
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Cosa dice il DEF?
Il Documento di Economia e Finanza varato venerdì, dopo un consiglio dei Ministri di tre ore, presenta una gragnuolata di numeri pesanti come grandine, indigesti come sassi. Il decreto Aprile che il Governo sta progettando per salvare il Paese richiederà un deficit aggiuntivo (il primo, appunto, era stato messo a segno col Cura Italia) che sarà pari a 55 miliardi, cioè il 3,3% del PIL e non si fermerà lì perché avrà una ricaduta dell’1,4% del prodotto interno lordo sul 2021, con un fabbisogno che dovrebbe superare i 161 miliardi. In parole povere, il nostro fabbisogno sarà di 160 miliardi. E il prodotto interno lordo crollerà a -8%, mentre il deficit schizzerà a +10,4%. Se tutto ciò fosse un barometro, segnerebbe la tempesta perfetta. Perché il debito pubblico è destinato a portarsi al 155,7% del PIL e ad avvicinarsi a 2.600 miliardi o, se preferite il counter del Bruno Leoni, 2.600.000.000.000.