La nuova piattaforma punta a mobilitare la comunità del portale per mettere a disposizione case per centomila persone in difficoltà nel giro di cinque anni
Airbnb ha appena lanciato a Milano (primo esperimento in Italia) Open Homes Refugees, la nuova piattaforma nata per fornire ospitalità a rifugiati e sfollati. Un portale nel portale che servirà a mettere in contatto gli host con le associazioni del territorio che seguono i migranti.
In collaborazione con Comune di Milano, Refugees Welcome Italia e Comunità di Sant’Egidio, l’iniziativa fa parte di un programma internazionale che punta a mobilitare l’intera comunità del portale per aiutare chi scappa da guerre e carestie. Obiettivo: riuscire ad aprire le proprie case a centomila persone in difficoltà nel giro di 5 anni.
Un’emergenza di carattere globale
«Tutti devono avere il diritto di potersi sentire a casa – scrivono i fondatori di Airbnb alla community di host della loro piattaforma – Nonostante ciò, per molti questo è un bisogno impellente e di primaria importanza». Nello specifico, circa 65 milioni di persone costrette ad abbandonare la propria casa e il proprio paese. Numeri in continuo aggiornamento, per una crisi umanitaria alla quale le istituzioni non riescono a rispondere in modo efficace.
Airbnb si era già mobilitata, in passato, per far fronte a situazioni di emergenza, come nel caso dell’uragano Sandy del 2012. Da allora, un team dedicato ha cominciato a lavorare al progetto conclusosi con la creazione di Open Homes. Ad oggi sono seimila i volontari in tutto il mondo che hanno donato un riparo gratis a rifugiati, sfollati e persone bisognose di cure.
Centomila alloggi in cinque anni
«È facile sentirsi impotenti di fronte alle grandi sfide globali come quella dei rifugiati, ma ci sono azioni che chiunque di noi può fare e che possono fare la differenza», spiega Joe Gebbia, co-fondatore di Airbnb. «Il semplice atto di aprire la propria casa per poche notti può cambiare la vita a una persona che ha dovuto lasciarsi tutto alle spalle».
Airbnb, consente a chiunque di registrarsi e dare la propria disponibilità, indicando giorni e numero di persone da ospitare. Saranno poi una serie di organizzazioni specializzate nell’assistenza umanitaria a prenotare i posti letto in base alla contingenza imposta dai flussi.
In Italia, al momento, sono state registrate un centinaio di adesioni (nella sola città di Milano). «Siamo felici di unire le competenze di Refugees Welcome e della Comunità di Sant’Egidio su un tema così delicato con la solidarietà della community di host di Airbnb», ha spiegato Matteo Stifanelli, Country Manager di Airbnb Italia. «Crediamo sia giusto provare a dare il nostro contributo, a fianco delle città, nell’affrontare la difficile situazione che queste persone stanno vivendo».
L’impegno è quello di fornire ospitalità a centomila persone in tutto il mondo nel corso dei prossimi cinque anni. Ma non basta. Oltre al programma Open Homes Refugees, Airbnb è pronta ad investire un totale di 4 milioni di dollari, nel corso di quattro anni, «per aiutare l’International Rescue Committee nel far fronte ai bisogni più urgenti dei rifugiati in tutto il mondo».