Dimenticate il gesso tradizionale e tutte le sue complicazioni: presto negli ospedali potremmo trovarne di personalizzabili, antiallergici e resistenti all’acqua. Focus su Holey, uno dei 10 progetti finalisti della call della piattaforma nata dalla partnership tra Novartis e Fondazione Cariplo
La spiacevole esperienza di una frattura ossea, il conseguente fastidio dovuto al gesso, le irritazioni, la protezione dall’acqua. Dimenticatevi tutto, perché presto le strutture sanitarie potrebbero proporre ai pazienti tutori ortopedici stampati in 3D. Holey è la startup che sta elaborando il progetto, assicurando così una forte riduzione dei costi rispetto ai tutori commerciali, diminuendo le complicazioni rispetto al gesso tradizionale: personalizzabili, antiallergici e resistenti all’acqua. Fondata da Gabriel Scozzarro, 26 anni, laureato in ingegneria medica e per 3 anni ricercatore presso la Vanderbilt University di Nashville, assieme a due informatici, Francesco Leacche, 27 anni, anche lui ricercatore associato, e Francesco De Ioris, 35 anni, fondatore di altre 2 software house, nonché capo sviluppatore di importanti progetti open source ed inventore dell’application server utilizzato attualmente da Instagram, Uber, Cisco system e Booking.com. Holey è tra le 10 finaliste di BioUpper, la prima piattaforma italiana di training e accelerazione che supporta nuove idee di impresa nel campo delle scienze della vita, le prospettive diventano incredibilmente reali. Nata dalla partnership tra Novartis e Fondazione Cariplo, in collaborazione con PoliHub e con la validazione scientifica di Humanitas, la call di BioUpper entra nel vivo, con le dieci startup finaliste attualmente nell’accelerator program fino ad aprile, quando si terranno le premiazioni. Oggi proviamo a conoscere meglio il progetto del team di Holey.
Gabriel Scozzaro, i vostri tutori personalizzati in 3D, potrebbero potenzialmente incontrare un mercato sconfinato: a che punto siete?
«Attualmente stiamo lanciando la prima versione della nostra piattaforma sul mercato e chiudendo il nostro primo round ufficiale di investimenti con 2 business angels. Dovendo affrontare il lancio sul mercato quello che stiamo cercando di fare il più velocemente possibile, insieme ai nostri mentors e tutors di Bioupper, è la costruzione di una rete di rivenditori a livello nazionale».
Come siete venuti a conoscenza di BioUpper?
«Grazie ad una nostra conoscenza personale che ha partecipato alla prima edizione in veste di tutor. Ci siamo preparati alle selezioni predisponendo una nuova versione del nostro pitch e dei documenti aziendali (Business plan, Executive summary, Financial)».
Il mercato per le startup biotech, in Italia, è complesso e spesso scoraggiante. Voi siete già in una fase avanzata, che idea vi siete fatti?
«Purtroppo riscontriamo pochi investimenti in capitale di rischio in Italia. Nel settore delle startup healthcare questa mancanza è ancora più sentita in quanto i capitali necessari sono più grandi ed ancora più rischiosi soprattutto nelle fasi iniziali, dove le spese di ricerca e sviluppo sono più alte, e non si ha ancora un board numeroso di medici ed influencer che supportino la validità clinica delle soluzioni proposte».
Com’è nata l’idea del tutore ortopedico in 3D?
«L’idea nasce per caso da una mia intuizione durante l’esperienza negli Stati Uniti. Tornato in Italia incontro Francesco come altro partecipante del programma Innovaction Lab. Entrambi decidiamo che Holey è un’idea vincente e che insieme saremmo riusciti ad affrontare i grandissimi ostacoli tecnici che si sarebbero sicuramente presentati. Poco dopo Francesco ha portato a bordo Roberto che ci ha dato uno sprint fondamentale sia sul punto di vista tecnico che gestionale. Dopo qualche mese Holey è riuscita a vincere il premio Lazio Innovatore come miglior startup del 2016: il montepremi vinto ci ha permesso di costituire la società ed acquistare tutti i componenti necessari alla creazione del primo prototipo di piattaforma completo. Oggi stiamo lanciando la versione commerciale della piattaforma riscuotendo un notevole interesse e successo presso sia le strutture private che pubbliche».
Che attività state svolgendo all’interno del programma di accelerazione di BioUpper?
«Grazie ai nostri mentor e tutor stiamo affinando le nostre offerte commerciali ed il nostro piano finanziario così da essere in grado di generare più valore possibile dalle nostre vendite e di aprire un nuovo round di investimenti puntando come cifra 500.000 euro».
Concretamente cosa vi aspettate al termine del percorso?
«Ci aspettiamo di incrementare il nostro network di conoscenze nel campo del life sciences e di attirare l’attenzione di nuovi clienti. In caso di vittoria utilizzeremo i voucher per migliorare i nostri prodotti e servizi ed incentivare la commercializzazione con campagne di marketing online ed offline ad eventi del settore ortopedico».