Il valore delle differenze, la competizione, il ruolo dei venture italiani (United Ventures) e quello degli americani che credono nella piattaforma che analizza i dati dei clienti. La favola di Cloud4Wi raccontata dal suo founder
La mia era solo una battuta, prima di scoprire che proprio “Volare” fosse il nome del prodotto lanciato dalla startup trapiantata a San Francisco dopo una lunga esperienza professionale in Italia dove era mantenuto una parte dei suoi sviluppatori. Che nei giorni scorsi ha ricevuto altri otto milioni di dollari da due fondi americani e dal fondo italiano United Ventures, che la sostiene dall’inizio.
Incrociato qualche mese fa a un evento BAIA a San Francisco, durante l’ultimo Italiani di Frontiera Silicon Valley Tour, Andrea Calcagno, calabrese con laurea in Ingegneria a Pisa, davanti a una birra mi aveva invitato a visitare la piccola sede con una forte identità made in Italy, in cui si sperimenta con successo un sistema di raccolta dati sulla clientela attraverso il WiFi che oggi è stato adottato da alcuni dei più celebri marchi del pianeta.
Una delle cose più importanti per una catena commerciale, spiega Andrea, è riuscire a capire identità, interessi e gusti di chi entra in negozio, anche se non compra. E lavorare su un cliente magari solo potenziale. Cloud4Wi riesce a farlo senza questionari né moduli da compilare, offrendo un wi-fi free che permette alle aziende di raccogliere informazioni come email, cellulare, sesso, età, interessi e altro, di analizzare il comportamento dei visitatori e clienti all’interno dei negozi, coinvolgerli con promozioni e comunicazioni.
21 marzo: Cloud4Wi chiude un round da 8 milioni in Silicon Valley
Definendo attraverso il WiFi il loro profilo, le aziende possono proporre poi ai clienti promozioni e offerte mirate, con la possibilità di utilizzare con questo bacino di utenti strumenti di analytics e sviluppare strategia di marketing sui social.
Com’è nata l’idea di questa avventura? Da San Francisco, Andrea ha risposto a tempo record
«Circa 30 mesi fa stavamo lavorando a ridisegnare l’esperienza e servizi che si possono erogare sulle reti wi-fi e abbiamo capito che poteva essere una opportunità globale. A quel punto con il mio Co-Founder e CTO, Davide Quadrini, abbiamo fatto una scommessa: giocare questa partita scegliendo la strada più ambiziosa ma anche più difficile, trasferendoci da Pisa a San Francisco dopo aver fatto gli imprenditori per 10 anni in Italia. Questo è stato reso possibile grazie a un team molto coeso rimasto in Italia, persone che ci hanno seguito e all’intervento di United Ventures che ha creduto in noi, grazie a Massimiliano Magrini, nostro Board Member».
Come mai avete chiamato la vostra piattaforma “Volare”?
«È il titolo della canzone di Modugno del 1958… anno simbolo della rinascita dell’Italia del dopoguerra e una delle canzoni più note in tutto il mondo!».
Ma cosa c’era stato, prima dello sbarco a San Francisco?
«Sono un calabrese che ama la sua terra e le sue origini, dopo un percorso universitario in Pisa alla Facoltà di ingegneria come fuori sede, dopo un’esperienza davvero significativa a livello umano e professionale in Tilab (ex CSELT Centro Studi e Laboratori Telecomunicazioni) ho dato vita con alcune persone che fanno parte del progetto Cloud4Wi al primo Spin-Off dell’Università di Pisa nel 2013 e sviluppato altre iniziative imprenditoriali. E’ stato dopo dieci anni passati in Italia dedicando il mio tempo all’innovazione e mercati complessi come quelli Telco e Enterprise che ho deciso che era il momento di dare vita ad un progetto globale».
Perchè i vostri servizi sono così interessanti per grandi aziende, molte di fascia alta?
«Dopo un 2014 dedicato alla business intelligence, abbiamo capito che il wi-fi è una parte molto importante della trasformazione digitale per catene di ristoranti e centri commerciali. Da qui la scelta di focalizzare la nostra azione e soluzioni in un verticale molto ricco ma molto complesso. Grazie a dei partner specializzati e una soluzione unica nel suo genere, abbiamo acquisito più di 20 Brand nei top 200 Retailer mondiali con progetti globali e progetti nazionali negli Stati Uniti, Inghilterra, Italia, Russia, Sud Africa e Messico. Per alcuni, la nostra piattaforma eroga servizi wi-fi da Hong Kong a Los Angeles. Marchi Burger King, MacDonald, Armani, Zegna, Prada, Bulgari, Liverpool, Clarks, Aldi, Ikea, Ferrovie dello Stato e tanti altri utilizzano la piattaforma Volare».
E l’impegno in campo finanziario?
«Lo scorso ottobre abbiamo ritenuto fosse il momento giusto per arrivare a ottenere nuovi fondi che ci consentissero di realizzare il secondo step per la compagnia: quello di accelerare la crescita in alcuni mercati, ampliare il management e consolidare team e prodotto. Abbiamo lavorato non solo a raccogliere nuovi fondi ma a scegliere il Venture Capital che potesse rappresentare un completamento importante in Silicon Valley. In questo finanziamento da 8 milioni oltre all’impegno di United Ventures che conferma Cloud4Wi come un suo investimento chiave, abbiamo ottenuto l’intervento di Opus Capitale e il coinvolgimento diretto di Gill Cogan, nostro Board Member, uno dei padri dei VC in Silicon Valley. Ma per il successo di una start-up i soldi non sono sufficienti. Serve molto di più».
C’è qualcosa di personale, legato al tuo passato, a un momento d’ispirazione particolare, che è poi evoluto in questo progetto?
«Sicuramente l’ambizione di giocare ad alto livello una partita alla pari e di volere uscire da un contesto come quello Italiano».
C’è stata una persona in particolare alla quale sei riconoscente?
«No, sono state molte. Sono le persone che hanno creduto e credono nel progetto. Sicuramente il mio co-founder e CTO Davide Quadrini è stato una figura chiave. Sono riconoscente a Massimiliano Magrini e United Ventures, che si sono presi il rischio e la responsabilità di credere in noi, al team di WiTech, primo spin-off e dell’Università di Pisa, azienda fondata con Davide e altri, che ci hanno permesso di iniziare questa avventura come loro spin-out».
Quali gli ostacoli più grossi e quali le opportunità inattese sulla vostra strada?
«Gli ostacoli fanno parte della nostra quotidianità e ora è il momento di implementare la nostra seconda fase di vita, conquistando una leadership in mercati chiave attraverso un processo di crescita in termine di team, prodotto e cultura aziendale».
Cosa ti aspettavi e cosa ti ha invece sorpreso dell’avventura a Silicon Valley?
«Mi aspettavo un mondo molto competitivo, difficile, dove per una persona e un team italiano partire da zero e mostrare la sue capacità sarebbe stato molto difficile. E’ stato proprio così: la competitività è davvero molto elevata. Ma è stato anche confermato che quando lavori sodo e costruisci valore, è solo una questione di tempo e questo valore ti verrà riconosciuto. Di questo ecosistema mi ha sorpreso la capacità di crearsi una dimensione propria, che vive all’interno di proprie regole, di proprie tendenze tecnologiche che spesso si affermano poi a livello globale».
Cosa fa capire, delle tendenze del futuro, il vostro business?
«È chiaro che stiamo vivendo il completamento dell’era digitale, che trasformerà non solo le persone ma anche i luoghi fisici e il nostro modo di interagire con gli oggetti e la nostra capacità di analizzare e capire i comportamenti. Penso che nei prossimi dieci anni le tecnologie web invaderanno i posti fisici normalizzandoli con le regole del web. Negozi, ristoranti, centri commerciali e altri posti saranno oggetto primario di questa trasformazione. Noi con la nostra soluzione Volare vogliamo essere parte importante di questo processo».
Ci sono risvolti legali o di tutela della privacy che rendono complicato esportare questo servizio?
«Attualmente abbiamo un buono controllo di questo aspetto che ci permette di lavorare nei Paesi più importanti grazie alla capacità di erogare i nostri servizi in diverse modalità. Siamo molto attenti al tema e spesso supportiamo i nostri clienti».
So che tieni molto alla matrice made in Italy, nella squadra ma pure nella sede e nello stile di lavoro, cucina compresa…
«Una cosa che ho imparato in questi due anni è che non puoi copiare ma devi invece evidenziare le tue diversità per essere speciale e attrarre persone che amano queste differenze, le considerano un valore. La chiave è sviluppare la propria cultura con attenzione al team, ambienti di lavoro, assenza di gerarchia e struttura, e comunicazione frequente. Si la cucina è una parte della nostra cultura: si mangia italiano una volta alla settimana e con piacere cucino io per tutto il team! Sono così abituati che se per caso a causa di imprevisti salta la cena italiana del giovedì, fioccano le proteste…».
Questa intervista è stata pubblicata su Italiani di Frontiera