Rafael Patron Sanguineti è un growth hacker. Racconta di aver venduto software a Evan Spiegel. La notizia rimbalza su tutti i quotidiani
La storia: 28enne che vive in Liguria crea dei software e li vende a Snapchat, negli Usa. La notizia rimbalza su tutti i quotidiani. Ma come è successo? StartupItalia! ha provato a indagare. Lui si chiama Rafael Patron Sanguineti, è un peruviano arrivato in Italia da bambino. Sviluppa siti da quando ha 12 anni, ispirato da uno zio smanettone. Lo intervistiamo su Skype. Racconta il suo percorso professionale. Oggi è un growth hacker, ma gli inizi sono da programmatore. Dopo la laurea in gestione di impresa, un master allo IED, finisce in America dove fa uno stage per Google. Ma gli Usa non lo affascinano, non riesce ad adattarsi ai “cambiamenti fin troppo rapidi” che avverte nella società americana e decide di tornare in Italia. Si specializza in SEO e SEM e lavora prima con alcune aziende, poi si mette in proprio. Torna a vivere a Chiavari e da lì collabora con Colussi, Unieuro, Unogas Energia e con la Virtus Entella, la squadra di calcio di Chiavari che milita in serie B.
Scommette su Snapchat prima di molti altri
Siamo nel 2012 e Snapchat muove i primi passi. Rafael capisce i vantaggi del social e si iscrive. All’inizio Snapchat è solo un’applicazione che i ragazzini scaricano per mandarsi foto osè (il cosiddetto sexthing). Rafael studia l’app per aiutare le aziende, per le quali lavora, a colpire il target dei Millennials. Analizza l’algoritmo, trova dei bug del sistema e crea dei software che aiutano le aziende ad avere più visibilità su Snapchat. «Mi hanno contattato e gli ho proposto gli algoritmi che avevo creato per modificare la reputazione nella piattaforma e aumentare il numero di follower. Il social li utilizzerà per correggere dei bug e per distribuire sull’app sempre più contenuti di qualità». A questo punto Rafael racconta che i primi contatti con Snapchat li ha avuti nel caso del forum e dei siti collegati al social che lui vende alla piattaforma di Spiegel. Le cifre? «Top secret. Ma in quell’occasione, ne approfitto per parlare anche dei software che ho creato. L’interesse c’è. Dopo la vendita del sito, ho concluso una trattativa che ancora una volta è “top secret”. Ma si tratta di un deal a cinque zeri».
Vende software a Snapchat, ma le prove?
Wow, che notizia. Ma dovere di ogni giornalista è verificare le fonti, dare notizie vere e attendibili. Chiediamo a Rafael delle prove, che attestino la veridicità di questa compravendita. Domani qualsiasi persona potrebbe contattarci e dirci di aver venduto un software a Google. E noi, dovremmo credergli sulla parola? «La mia storia è rimbalzata su tutti i giornali e nessuno mi ha chiesto interviste o fatto queste domande» mi risponde. Poi, ad onore del vero, mi manda lo screenshot di una email (che non possiamo divulgare perché riservata). Il mittente è MarkMonitor, società di consulenza americana che lavora con i big dell’hitech e non solo. Parla di una trattativa nella quale sono in ballo i siti di Rafael. Non ci sono evidenze sulla Rete che attestino un rapporto diretto tra quest’azienda e Snapchat. Nell’email si parla del primo contatto, non di quello della vendita dei software. Abbiamo cosi scritto a Mark Monitor che ha una sede in Europa, e provato a contattare il country manager di Snapchat Europa. Non abbiamo ricevuto risposta.
Gli accordi riservati Sanguineti – Snapchat
Nel frattempo abbiamo richiamato Rafael, gli abbiamo di nuovo chiesto delle prove, dei documenti, ma anche questa volta la risposta è “non posso dirvi di più”. Perché? «Accordi riservati, ho paura di non rispettare le clausole di riservatezza». Rispettiamo la sua posizione, ma perché tutto questo mistero sui software venduti? Rafael è comunque uno startupper talentuoso. Si è messo in proprio, ha clienti prestigiosi e possiede una mentalità da vincente: «Nella vita ho fatto errori, sbagliato, lanciato progetti fallimentari, altri buoni. Quello che conta è fare cose utili e farle per bene. Se riesci, puoi trovare il tuo spazio ovunque e avere delle soddisfazioni».