Al netto delle promesse di un tempo, il Governo Meloni potrebbe allineare le accise sul diesel per far sì che raggiungano lo stesso livello di quelle che pesano sulla benzina. Ciò si tradurrebbe in un rincaro ai distributori. Secondo quanto riporta l’Unem, l’Unione energie per la mobilità, «nell’ipotesi estrema in cui l’allineamento delle attuali aliquote si traducesse nell’equiparazione dell’accisa sul gasolio a quella della benzina, l’effetto sarebbe un aumento immediato dei prezzi al consumo del gasolio di 13,5 centesimi di euro al litro, includendo la componente dell’Iva (pari al 22% del prezzo industriale maggiorato delle accise)».
Quanto costerebbe alle famiglie l’aumento delle accise sul diesel?
Sempre l’Unem fa un calcolo di quanto peserebbe sulle famiglie un simile rincaro: quasi 2 miliardi di euro, «ovvero circa 70 euro all’anno per le 26 milioni di famiglie». Ma perché si parla di rincari al distributore? Il dibattito deriva dai lavori sul Piano strutturale di bilancio di medio termine 2025-2029: il Governo lo ha trasmesso al Parlamento per riordinare le spese fiscali e nel documento viene citato appunto l’allineamento delle aliquote delle accise per diesel e benzina.
Sull’ipotesi di aumento del diesel è intervenuta in questi minuti Conftrasporto. Così il presidente Pasquale Russo: «L’intervento di allineamento avrebbe il solo scopo di fare cassa, con effetti assolutamente negativi sulla competitività degli operatori del trasporto e della logistica. E non solo. Conftrasporto ha da sempre sostenuto interventi in grado di sostenere il processo di transizione sostenibile, ma non è aumentando i livelli delle accise che si possono raggiungere gli obiettivi di decarbonizzazione garantendo la competitività delle imprese».