Sono diverse le novità contenute nel Ddl Concorrenza, approvato dalla Camera dei Deputati con 166 voti favorevoli (117 i contrari) e che ora passa al Senato. In un primo momento il testo aveva generato critiche da parte dell’ecosistema dell’innovazione per via di alcuni punti giudicati insufficienti o dannosi. Ecco cosa è cambiato a seguito di correzioni ed emendamenti, a cominciare dal requisito del capitale minimo sociale di 20mila euro per definire una startup innovativa, che viene eliminato.
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Requisito del capitale sociale minimo per le startup: cosa cambia nel Ddl Concorrenza
Questo requisito, presente nel testo originario, è stato eliminato. Non è dunque più richiesto il requisito del capitale sociale minimo di 20mila euro e la presenza di un dipendente come condizione per definire una startup innovativa.
Le startup innovative possono fare consulenza?
Nel testo corretto del Ddl Concorrenza è stata poi apportata un’altra importante modifica che separa le attività di consulenza da quelle che caratterizzano una startup innovativa. L’obiettivo è dunque quello di differenziare le realtà dell’ecosistema sulla base di altri elementi come tecnologia e scalabilità.
I fondi pensione possono investire nelle startup?
Come abbiamo scritto su StartupItalia, un’altra novità rilevante del Ddl Concorrenza riguarda il ruolo dei fondi pensione in un logica di maggior presenza nel settore investimenti. Fondi pensione casse previdenziali private possono infatti destinare almeno il 5% del portafoglio investito in fondi di venture capital entro il 2025, con la quota che aumenterà al 10% dal 2026. Si tratta di un requisito necessario per mantenere l’esenzione fiscale sul capital gain al 26%.
Si tratta di una misura attesa dall’ecosistema e auspicata nei mesi scorsi pure da Banca d’Italia attraverso le parole del Governatore Fabio Panetta: «Se assicurazioni e fondi pensione investissero nei fondi nazionali una quota dell’attivo pari a quella della Francia, la raccolta raddoppierebbe», aveva detto a maggio scorso.