La missione di Raffaele Fitto non sarà delle più facili: recuperare i rapporti tra Roma e Bruxelles. Perché se è vero che in un primo tempo pareva vi fosse intesa tra Ursula von der Leyen e Giorgia Meloni, è col secondo tempo – quello che gli elettori europei hanno concesso alla numero 1 della Commissione europea – che la situazione è mutata radicalmente, causando a Palazzo Chigi la spiacevole sensazione di essere tenuto in disparte, lontano dalle stanze nelle quali in queste settimane l’esecutivo europeo ha plasmato nuove maggioranze e inediti equilibri.
Raffaele Fitto, l’uomo del PNRR
Classe 1969, figlio d’arte del politico democristiano Salvatore presidente della Puglia fino al 1988, il ministro del governo Meloni ben conosce gli affari europei, avendo avuto in mano il delicato dossier del PNRR.
E, per fortuna, è anche uno degli esponenti meno loquaci dell’esecutivo in carica, aspetto che sarà gradito a Bruxelles e che per ora gli ha evitato di inciampare nelle numerose gaffe in cui si sono esibiti parecchi suoi colleghi.
Il cursus honorum
A Bruxelles e a Strasburgo Raffaele Fitto c’era già stato nel 1999 in qualità di europarlamentare, quando ancora militava in Forza Italia: vi era però rimasto solo per un anno perché nel 2000 si era candidato alla guida della Puglia, dove era già stato assessore e vicepresidente, diventando il più giovane presidente di Regione della storia della Repubblica.
La sconfitta alle Regionali del 2005 per opera dell’avversario Nichi Vendola gli fa sperimentare la strada romana: approda in Parlamento come deputato forzista per diventare ministro per gli Affari regionali nel governo Berlusconi IV.
Le sconfitte in Puglia sono vittorie romane
Nel 2014 torna a Strasburgo: in quello stesso anno si consuma la rottura con Forza Italia a seguito del patto del Nazareno. Prima sperimenta la neo formazione politica Direzione Italia, poi, dopo il flop delle elezioni del 2018, il partito si federa con Fratelli d’Italia per le Europee del 2019, in cui Fitto risulterà rieletto.
Nel 2020 Fitto si candida per la terza volta a presidente della Puglia risultando però nuovamente sconfitto dal centrosinistra rappresentato dall’uscente Michele Emiliano. Anche questa volta, però, la sconfitta in casa serba per lui un posto ministeriale a Roma: il dicastero per gli Affari europei, mai così centrale persino in un governo di stampo sovranista, più concentrato sugli affari di casa propria che su quanto accade in Europa, per via dell’attuazione del PNRR, la ricostruzione post pandemica progettata dal governo Draghi coi 122,6 miliardi in prestiti e 71,8 miliardi in sovvenzioni di Bruxelles.