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Se venisse approvata – e c’è buona probabilità che avvenga – la legge indiana sarebbe la più severa al mondo nei confronti delle criptovalute, di chi le possiede e di chi è attivo nelle attività di mining. Come si legge sulla Reuters, citata da The Verge, il governo sarebbe infatti al lavoro per approvare una norma che di fatto metterà al bando tutte le criptovalute. Nel momento in cui dovesse accadere, chi ha acquistato ad esempio bitcoin avrebbe al massimo sei mesi di tempo per disfarsene. Per i trasgressori non è escluso il carcere.

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India: vendete!

Quanto sta accadendo in India non sorprende gli esperti di criptovalute, che già avevano recepito le intenzioni del governo di Nuova Delhi (annunciate a inizio anno) per porre una stretta alla maggior parte del mercato crypto, fatta salva qualche eccezione per non abbandonare del tutto le potenzialità legate alla blockchain. Negli ultimi mesi la finanza tradizionale è stata interessata da diversi eventi che testimoniano l’emergere della cosiddetta finanza decentralizzata. Bitcoin ha superato per la prima volta la soglia dei 50mila dollari di valutazione (mentre scriviamo è sopra i 55mila).

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Sono anni che i crypto enthusiast e l’India duellano ad armi impari. Nel 2018 la banca centrale indiana aveva addirittura proibito agli istituti del paese di mettere piede nel mercato delle criptovalute. Così il subcontinente sembra proseguire su una strada che va in direzione opposta rispetto al resto del mondo, dove non si smette di parlare di bitcoin e di valute digitali. Negli scorsi mesi Tesla ha investito 1,5 miliardi di dollari in bitcoin e sempre più attori istituzionali parrebbero intenzionati a seguirne l’esempio. Nel frattempo la banca d’investimento americana Citi ha lanciato la sua previsione: bitcoin sarebbe a un vero punto di svolta e potrebbe diventare la moneta centrale per il commercio internazionale.

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