«Partirei dando l’idea del mercato del factoring: in Italia nel 2023 valeva 289 miliardi di euro, un settimo del PIL. Lo hanno utilizzato però appena 30mila aziende. Rispetto al numero di imprese totali, è chiaro il potenziale di crescita». Per analizzare uno strumento finanziario che nel 2008 registrava un giro d’affari di 100 miliardi e che nel 2024 potrebbe toccare la soglia dei 300, ci siamo fatti aiutare da Franco Marcarini, Head of Factoring di illimity (in foto d’apertura). «È un servizio che offriamo per garantire alle aziende di mantenere vivo il ciclo di capitale circolante (i soldi che un’azienda ha a disposizione, al netto delle passività, ndr) e continuare così a rifinanziare la produzione». Ma partiamo dalle basi: di che cosa stiamo parlando?
Cos’è il factoring?
Con factoring non si intende un’alternativa al finanziamento bancario. I soggetti che operano in questo ambito sono tre, come ci ha spiegato Marcarini. «ll cedente è colui che vende la merce ed emette la fattura; il cessionario è la banca o la società di factoring che la acquista; il ceduto è il debitore a cui spetta di pagarla».
Pensato in origine per le aziende in crisi, il factoring è in realtà uno strumento utile per la quotidianità di un’impresa perché comporta, come ricorda Assifact (l’associazione che riunisce tutte le banche e società impegnate sul factoring in Italia, e di cui Franco Marcarini è consigliere), la semplificazione della contabilità clienti, una sostituzione di costi fissi con costi variabili e un alleggerimento delle poste di bilancio che riguardano il capitale circolante.
Factoring: la cassetta degli attrezzi
Si potrebbe pensare che questo servizio sia rivolto unicamente nelle situazioni di crisi, nel momento in cui magari una PMI vanta crediti senza però vedere capitali in ingresso. «Il factoring è regolato dalla legge 52 del 1990 ed è uno strumento che si è affermato lentamente. Se un tempo si pensava fosse l’ultima spiaggia, mano a mano si è rivelato utile per molte altre situazioni».
Una volta compresi gli attori in gioco è necessario capire quali sono i servizi e le attività che compongono il factoring.
«Ci può essere la gestione della fattura – ha argomentato Marcarini – ovvero la banca non anticipa i soldi, ma si occupa di interloquire con il debitore». Una situazione molto importante, perché non deve minare un rapporto commerciale tra due imprese. «Quando facciamo factoring conduciamo analisi sia sul cedente sia sul debitore e su quest’ultimo l’attenzione deve essere alta».
Proseguendo nei servizi del factoring, Marcarini ci ha spiegato cosa può esserci oltre alla gestione della fattura: «Il cessionario, oltre a occuparsi del primo step, si prende l’onere del mancato pagamento e copre pro soluto l’acquisto della fattura. In questi casi, garantiamo la solvenza del debitore. La terza opzione per il cedente è quella di chiedere i crediti prima della relativa scadenza per incassare liquidità sicura in anticipo. Infine, ci può essere l’acquisto pro soluto a titolo definitivo, che offre la possibilità al cedente di eliminare i crediti dall’attivo circolante, migliorando la propria posizione finanziaria netta».
Come riporta Assifact, sono diverse le situazioni in cui un’impresa potrebbe beneficiare di questi servizi. Si va da quelle che non riescono a riscuotere regolarmente i crediti a quelle che vogliono affidare a uno specialista la gestione e il controllo del portafoglio crediti, fino a quelle che hanno difficoltà temporanea all’accesso al credito bancario pur avendo un buon portafoglio di crediti.
Cos’è il reverse factoring?
Un altro servizio che merita di essere citato è quello del reverse factoring: in questo caso un’impresa leader nella propria filiera decide di facilitare l’accesso al credito per un gruppo di fornitori. Tramite un accordo con una società di factoring questi cedono i crediti commerciali vantati verso l’impresa leader a condizioni agevolate. Si tratta di una delle soluzioni di Supply Chain Finance più diffuse. «È, in altre parole, la capacità di un grande debitore di sostenere tutti i propri fornitori».
Il mercato del factoring in Italia
«È importante sottolineare ancora una volta come il factoring non sia uno strumento pensato prevalentemente per aziende in crisi, ma può diventare un alleato nella gestione finanziaria quotidiana dell’azienda». È da circa 20 anni che questo servizio si sta facendo strada «Nel 2000 molte aziende che andavano bene hanno scoperto che se avessero ceduto a una società di factoring o a una banca i propri crediti avrebbero migliorato la propria posizione. Tuttavia, sono ancora poche le imprese che fanno effettivamente ricorso al factoring».
In questo contesto l’educazione finanziaria relativa allo strumento assume un ruolo centrale. Sulla base di una ricerca svolta a fine 2023 da illimity su un campione di oltre 300 imprese, l’89% degli intervistati, indipendentemente dalla conoscenza dello strumento, ha dichiarato di non utilizzare o non avere mai utilizzato il factoring.
L’indagine ha analizzato le motivazioni alla base del non utilizzo del Factoring e tra queste spicca la “mancanza di bisogno”, indicata da una PMI su due (52%). Il risultato cambia a seguito di un’accurata spiegazione dei bisogni che questo strumento soddisfa: un’impresa su quattro (25%) del campione totale di PMI ha dichiarato, a quel punto, di essere disposta ad utilizzare il factoring in futuro.
Il trend degli ultimi anni suggerisce che il mercato del factoring continuerà a crescere anche nel 2024. «A gennaio è salito a oltre 19 miliardi di euro, un + 2,7% rispetto allo stesso mese del 2023. Sono state cedute più fatture, ma gli anticipi sono in territorio negativo, ovvero si è trattata in buona parte di sola gestione».
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Che ruolo ha il factoring per una banca come illimity?
«In cinque anni dalla nascita di illimity, il factoring è cresciuto fino ad arrivare a 2,6210 miliardi di turnover», ha precisato Marcarini. «Il nostro è un approccio sartoriale che guarda alle peculiarità dei singoli clienti. Il 70% del mercato è gestito da cinque competitor. Noi vogliamo occuparci, invece, della restante fetta composta da PMI che possono trovare in illimity un partner finanziario per la gestione della liquidità, fattore cruciale in una fase complessa come quella attuale».
«Siamo tra i pochi player a livello nazionale ad offrire l’opzione dell’anticipo su contratto, oltre ad aver associato il factoring alle fasi di ristrutturazione», ha tenuto a precisare Marcarini. «illimity è nata per supportare le PMI con potenziale con diverse soluzioni di credito e porsi come partner di lungo periodo al fianco degli imprenditori in ogni ciclo di vita dell’azienda. Il nostro factoring si contraddistingue per la combinazione della componente tecnologica con il tocco umano, andando incontro, caso per caso e con approccio flessibile, alle reali esigenze del business. Per noi di illimity il factoring non è un prodotto, ma una relazione con il cliente».