Il viceministro dell’Economia, Maurizio Leo, nei prossimi giorni porterà un decreto in Consiglio dei ministri per modificare sensibilmente i termini del concordato preventivo per le partite Iva con l’obiettivo di agevolare ancora di più gli autonomi. Finora, infatti, hanno accettato in poche centinaia su un potenziale di oltre 2 milioni di contribuenti interessati, quelli soggetti agli Indici sintetici di affidabilità fiscale (Isa), e i forfettari (a titolo sperimentale).
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Cosa potrebbe cambiare nel concordato preventivo
Lo proposta è quella di tassare con un’imposta sostitutiva, variabile dal 10 al 15%, a seconda dell’Isa dei contribuenti, il maggior reddito che le Entrate dovessero chiedere a chi aderisce al patto. Uno sconto che potrebbe arrivare oltre il 40%. Il Parlamento, nel suo parere all’esecutivo, ha chiesto la flat tax sugli incrementi reddituali come “condizione” per esprimere il parere positivo al provvedimento, e il Consiglio dei ministri dovrà tenerne conto. Tra le altre cose che potrebbero cambiare, la rateizzazione del pagamento degli acconti al fisco al momento dell’adesione al concordato, così da alleggerire il peso immediato dell’operazione per i contribuenti, che sembra, però, difficile da tradurre in una norma di legge. Gli uffici dell’Economia, almeno per il momento, non hanno ancora trovato una strada praticabile.