Gli apicoltori oggi producono miele, organizzano fattorie didattiche e… affittano impollinatori: una funzione inedita, che sta diventando però sempre più richiesta, perché nei frutteti questi insetti non ci sono più
Ogni anno si celebra la Giornata Mondiale delle Api per portare l’attenzione sulla loro estinzione silenziosa, che mette a rischio la biodiversità e la capacità di produrre cibo in maniera naturale, ma forse non ci rendiamo conto fino in fondo di quanto gli insetti siano preziosi in agricoltura. Per farlo dovremmo visitare i meleti del Trentino, per vedere con i nostri occhi che i frutti non vengono più impollinati, a causa della progressiva scomparsa dei piccoli animali che assolvono a questa funzione. La soluzione? Prendere api a noleggio, facendole arrivare qui per una “vacanza” da altre zone d’Italia.
A raccontare la loro esperienza diretta sono Claudia Roggero della fattoria Roggero di Rivoli (Torino) e Alessandro Appendino di Apicoltura Aperin, che ha sede a Vallongo, sempre nella provincia torinese: due giovani apicoltori, che hanno partecipato al Festival del giornalismo alimentare nel capoluogo piemontese, in particolare all’incontro “Quello che non vogliamo sapere delle api è quanto sono davvero cruciali per l’economia agricola”, moderato dal direttore della rassegna, il giornalista Massimiliano Borgia.
Api a noleggio: da dove nasce l’idea
“Il mondo dell’agricoltura ha sempre più bisogno di questi insetti, che permettono al fiore di trasformarsi in frutto”, esordisce Roggero. “E’ un servizio ‘gratuito’ da parte loro, perché lo fanno mentre vanno a caccia di nettare per nutrirsi, visitando fino a 5mila fiori al giorno: in questo modo il polline, che rimane attaccato sulla peluria che ricopre il loro corpo e sulle zampe, viene trasportato da un fiore all’altro. Un lavoro preziosissimo, che ha un valore annuo di 200 miliardi di euro. Da esso dipende gran parte della produzione agricola, anche quando non ci pensiamo: senza l’azione delle api, per esempio, non avremmo nemmeno il caffè o il cioccolato”.
Se l’apis mellifera è la più conosciuta, perché è la più diffusa – in un’arnia ce ne stanno 50-60mila – ed è anche quella che produce il miele, gli insetti impollinatori sono in realtà numerosi: 20mila specie di api selvatiche, bombi, farfalle, osmie (note anche come api solitarie). “La loro azione non è soltanto meccanica, ma contribuisce anche alla qualità del frutto: la percentuale zuccherina è determinata da un’impollinazione fatta in modo efficace”.
Le api oggi sono a rischio estinzione per diversi motivi: dall’uso di insetticidi alla progressiva perdita dell’habitat selvaggio a causa dell’urbanizzazione, dalla diffusione di parassiti (come la varroa) e patogeni al riscaldamento globale, che altera le condizioni climatiche.
L’idea dalla California al Trentino
Gli apicoltori si sono allora inventati un servizio innovativo, che è diventato già un business e in alcuni casi è ormai l’attività principale delle loro aziende: il noleggio di api per impollinazione. Un’idea nata nei mandorleti della California e poi arrivata anche in Italia, in particolare nei meleti del Trentino.
“In questa regione esiste innanzitutto un periodo di tempo in cui vige il divieto di utilizzare insetticidi”, spiega Appendino. “Così, quando è il momento dell’impollinazione, noi prendiamo le nostre api e le trasportiamo lì, dove le lasciamo libere di svolgere il loro compito. Per non trasportare le arnie, che pesano 3-4 kg, abbiamo ideato delle scatolette che pesano mezzo kg e contengono circa 500 api. Sono più leggere e le possiamo distribuire meglio anche nei meleti. Calcolando che in un ettaro di terreno ci stanno fino a 2500 piante e che per ognuna servono 8-10 api, il numero di insetti richiesto è notevole”.
Terminato il periodo dell’impollinazione, le api, “stanche”, vengono riportate a casa e si rimettono in forma nei loro alveari, mentre l’azienda procede con la produzione del raro miele di melo: “Ha una consistenza cremosa e fresca, proprietà eccellenti contro l’emicrania e, ovviamene, non è trattato”.
L’idea delle api a noleggio si allargherà anche al resto d’Italia? “Dipende, non è semplice”, conclude Appendino. “La monocoltura, come in Trentino, sicuramente facilita, perché vuol dire avere un’area in cui i fiori sbocciano tutti nello stesso periodo. Se invece, come avviene in altre regioni, coesistono coltivazioni di alberi da frutto diversi, meleti e pescheti per esempio, si hanno tempi scaglionati per la fioritura e si rischia che, mentre in un terreno si procede all’impollinazione, in quello vicino sia il momento del trattamento, due attività chiaramente non compatibili”.
Foto in alto: Pexels/FRANK MERIÑO