Incontriamo Miguel Prados Rodrigez in un coworking di Sevilla, Espacio Res, uno spazio pensato per connettere innovatori e startupper della città. «In realtà non sono così giovane ma è un ambiente che mi è stato molto utile per sviluppare il progetto Comunitaria» racconta sorridendo Miguel.
Miguel Prados Rodriguez è nato a Granada ma vive a Siviglia da molti anni. Ingegnere civile di formazione, la sua attività principale è quella di amministratore di condominio. Ha fondato l’azienda Supervecina, una piattaforma di consulenza online per aiutare gli amministratore di condominio. «Durante la pandemia ho notato che molti condomini si organizzavano in modo autonomo per andare a fare la spesa agli anziani, non era consentito spostarsi e veniva favorita obbligatoriamente l’economia di prossimità».
E’ stato in quel momento che Miguel ha iniziato a pensare a come poter sostenere l’economia locale ed allo stesso tempo aiutare le persone in difficoltà economica. «Mio padre lavorava nel settore bancario e mia madre era un’assistente sociale, il progetto Comunitaria unisce queste due anime» racconta Miguel.
L’obiettivo di Comunitaria
C’è po’ di Italia in questo progetto d’innovazione sociale andaluso nato nel 2020. «Mi colpì molto la storia del caffè sospeso avviato da un bar di Napoli, per me rappresentava un’idea geniale, sostenere l’economia locale ed allo stesso tempo aiutare le persone svantaggiate». I sistemi governativi nati per il sostegno sociale, non sono pensati per aiutare l’economia locale ma esclusivamente per sostenere le persone in difficoltà.
Le carte prepagate fornite dal governo in Spagna, possono essere utilizzate solo in determinate catene di alimentari convenzionati che esclude l’economia locale. Miguel ha pensato di sperimentare il progetto Comunitaria in un quartiere non particolarmente problematico a livello sociale ma composto da persone a basso reddito, spesso immigrati, Los Pajaritos. Un quartiere nato negli anni ’50 dove vivono ancora oggi gli operai che hanno contribuito a costruire la Siviglia di oggi.
La sperimentazione del progetto è stato finanziato inizialmente dall’attività di Miguel, Supervecina. «L’idea è molto semplice. Inizialmente siamo andati da un piccolo negozio di frutta e verdura ed abbiamo depositato 500 euro sul suo conto in cambio di una moneta virtuale e cartacea, Illa. E’ un token, un portafoglio digitale aperto alla persona che ha difficoltà economiche. In questo modo il negoziante non va a credito, non prende nessun rischio, una volta finito il credito dei 500 euro ricarichiamo la somma».
E’ un sistema che ha proprio l’obiettivo di reinvestire le risorse donate, nell’economia locale. L’iniziativa è stata accolta subito con interesse dai negozianti. Al circuito hanno aderito dieci attività commerciali ed il progetto attualmente sostiene circa cento famiglie con disagio economico. «All’inizio ci siamo appoggiati ad un’associazione del territorio che segnalava i soggetti in difficoltà economica»
Ma c’era un problema. Come rendere sostenibile questo meccanismo? Supervecina non è un’entità benefica, non poteva continuare a sostenere l’iniziativa. A quel punto è iniziata la collaborazione con la Caritas. «Spesso le organizzazioni umanitarie sono accusate di poca trasparenza, invece Comunitaria è un modo per rendere tutto chiaro e tracciabile perché usiamo tecnologia blockchain» racconta Miguel. Non solo. Organizzazioni che aderiscono ad esempio al Food Bank ricevono dei pacchi alimentari standard. «C’erano casi in cui nel pacco alimentare c’era carne di suino ma il beneficiario era musulmano, si creava uno spreco enorme».
Chi fa parte di Comunitaria invece ha la possibilità di scegliere come utilizzare i crediti illas. Organizzazioni come Caritas, possono trasformare le loro donazioni in illas ed alimentare il sistema. Comunitaria fornisce report dettagliati agli enti donatori su come le loro risorse vengono utilizzate.
«Nel nostro network ci sono vari negozi, dal pescivendolo, drogheria, macelleria, a negozi di articoli per la casa. Abbiamo notato che nella maggior parte dei casi, circa l’80%, gli illas vengono spesi per acquistare carne, che ha un senso, perché è l’alimento più costoso». Miguel confessa di aver pensato di utilizzare lo strumento per indirizzare e cambiare le abitudini alimentari dei beneficiari. «Abbiamo riflettuto sull’opportunità di conferire maggior poter d’acquisto agli illas se spesi in negozi di frutta e verdura del network così da spingere certe abitudini ma alla fine abbiamo preferito restare fuori dalle scelte individuali»
Un progetto autosostenibile
Una volta che il progetto ha preso piede, Miguel che è un vulcano di idee, ha pensato di spingere il progetto ancora in avanti. Alcune aziende hanno donato alla chiesa locale dei pannelli solari. L’imprenditore sivigliano ha trovato un modo di inserire questa risorsa nel circuito di Comunitaria. «Abbiamo creato una piccola comunità energetica. L’energia prodotta dai pannelli, invece di rivenderla, a prezzi ridicoli al gestore di rete, viene utilizzata per fornire elettricità ai negozi che aderiscono al nostro network».
Facciamo un esempio. Il negozio di frutta e verdura riceve ogni mese cinquecento euro che sono convertiti in Illas per gli utenti, ma il negoziante deve pagare anche duecento euro di bolletta elettrica. Cento euro vengono corrisposti in Illas ovvero il negozio venderà merce in più alle persone per il valore cento euro. «C’è un vantaggio ulteriore per il negoziante. Compensando il prezzo della bolletta con prodotti alimentari, su quei cento euro il commerciante fa anche del profitto perché scala cento euro di valore di vendita, non di valore di acquisto dei prodotti».
Il progetto funziona ed è collaudato ma in questo momento è in una fase di transizione tecnologica. «Vogliamo rendere la tecnologia scalabile. Stiamo valutando una piattaforma blockchain migliore di quella attuale perché al momento richiede molto lavoro amministrativo che dobbiamo eliminare» racconta Miguel. Una volta che il sistema diventerà più snello nella gestione, l’idea è quella di portare il sistema in altre aree di Siviglia, poi a Madrid, «e chissà, forse anche in Africa» conclude Miguel.