Intervista a Gianluca Dettori (dpixel, Barcamper) che racconta come è nata l’idea di un acceleratore a Bologna e perché si tratta di un modello che avvicina l’Italia al modello americano di accelerazione di startup
A Bologna c’è uno dei più antichi istituti tecnici europei. Di certo la scuola Aldini Valeriani è il primo istituto tecnico pubblico e gratuito d’Italia. Nato nel 1844, nei laboratori della scuola d’eccellenza emiliana sono state create le prime macchine per fare il gelato, il primo dado da cucina, le prime macchine automatiche. L’innovazione di quasi due secoli fa. L’Aldini Valeriani è ancora oggi un’eccellenza. Qui si sono formate generazioni di tecnici, di maestranze, di industriali che hanno fatto grande e ricca l’Emilia. E qui nascerà il primo Barcamper Garage (qui la notizia), un programma di accelerazione di startup voluto da Gianluca Dettori di dpixel in collaborazione con comune, regione e Unindustria (la seconda associazione regionale di Confindustria dopo Assolombarda). A Bologna una parte del Barcamper diventerà stanziale. Certo, continueranno le operazioni di scouting che il camper di Dettori in questi anni ha svolto in Italia, ma a Bologna si cercherà di far crescere 50 startup provenienti da tutta la Penisola, a stretto contatto con una delle scuole di maestranze più prestigiose in Italia. Non solo scouting e accelerazione. Perché la partnership si completa con un fondo da 50 milioni di euro (Primomiglio) destinato proprio alla crescita delle startup incubate dal garage.
Gianluca, partiamo da una curiosità. Perché Bologna?
Ci sono un po’ di ragioni. La prima è che oramai siamo a Bologna da qualche con le nostre attività come Barcamper e dpixel e abbiamo contatti un po’ in tutta la regione. Anni in Emilia ci hanno insegnato che ci sono un sacco di eccellenze nel campo delle startup, tutte poco battute sul lato venture che qui investono poco. L’Emilia è una regione con eccellenze in campo tecnologico incredibili, con industrie che fanno cose che in tutto il mondo ci invidiano, dal food, alla meccatronica, alle auto. E’ un territorio che merita di più e dove ci sono presupposti unici per far crescere startup innovative. E poi, davvero, lì tutti gli attori istutuzionali e non del territorio vedendo i risultati che abbiamo portato si sono impegnati per far bene. Dalla regione ai privati passando per il comune. Credimi, poche volte in Italia ho visto tanto interesse e passione verso l’innovazione.
Avete in mente anche altre città dove aprire altri hub?
Sicuramente sì, in progetto un altro sicuramente, forse altri due. Ma dipenderà tutto dalla dimensione del fondo. Sarà quello a farci capire quanti garage possiamo aprire.
Il commento dell’assessore all’economia di Bologna Matteo Lepore
Perché fare una scuola di startup è agire concretamente per il bene comune
Come si inserisce la nascita del Barcamper Garage e del fondo nella strategia di dpixel?
Diciamo che fa parte del nostro modo di fare investimenti. La cosa che più ci assomiglia in questo è sicuramente 500 startup di McClure o Techstars. E’ dal 2006 che facciamo accelerazione di startup, col Tech Garage prima, Barcamper poi, ora riusciamo a farlo in scala. Cresciamo, come cresce l’ecosistema. Certo, in Italia siamo un po’ in ritardo rispetto a come sta cambiando il mercato del venture negli Stati Uniti, siamo indietro di qualche anno.
Come cambierà il mercato del venture nei prossimi anni?
E’ una mia opinione, ma ciò che sta cambiando nel venture americano, e da qualche tempo anche in Europa, è che sta mutando il concetto di early stage investment. Non esiste più il classico primo round A da 3-4 milioni in attesa di più cospicui round B e C negli anni successivi. Negli USA ci sono sempre meno round di questo tipo. Crescono invece sempre di più i Mega Deal da 50, 100 milioni. Quelli che chiamiamo later stage. Le quotazioni in borsa sono sempre più rarefatte, mentre si va verso quell’estremo di Mega Round a tre zeri. Ma d’altro canto sta esplodendo il seed e l’accelerazione di startup da programmi come 500 startup, YCombinator, TechStars.
Che spiegazioni ti sei dato rispetto a questo nuovo modello di investimento in startup?
Il motivo secondo me è semplice: con la crescita di qualità e di interesse verso la digital economy si possono validare modelli di business con molti meno soldi rispetto ad anni fa. E’ come se non ci fosse più bisogno di chiudere diversi round di investimento per cercare di trovare la strada giusta per crescere. E’ molto più semplice capire se e come qualcosa può funzionare. Il rischio si è ridotto, gli investimenti più mirati, gli acceleratori fanno la loro parte e gli investitori possono concentrare capitali su idee che già hanno dimostrato di essere valide con super seed investment e super later stage. Noi con il Barcamper Garage cercheremo di seguire un po’ questo cambiamento, anche se su scale diverse rispetto agli Usa.
E qui che si inserirà Primomiglio come fondo per finanziare le startup del garage?
Il progetto Primomiglio ha tre fasi. La prima è il Barcamper dove continueremo con uno scouting profondo e settoriale delle migliori idee di impresa che troveremo in Italia. Il secondo è il Garage dove saranno concentrate una cinquantina di startup provenienti da tutta Italia. Il terzo è Primomiglio, cioè questi 50 milioni che serviranno a fare investimenti early stage importanti in quelle che hanno fatto meglio. La cosa interessante credo sia il percorso costruito con Unindustria, che è stato voluto fortemente da entrambe le parti perché uno degli obbiettivi di Primomiglio è collegare industria italiana con le startup. Colmare il gap che le separa. Lì, all’istituto Aldini Valeriani, sono concentrate 160 anni di maestranze, ha un significato enorme per Bologna. Immagina, saranno lì conoscenze classiche e stampa 3D, meccatronica e sviluppo di software, tutto sotto l’ala di Unindustria che cercherà di farle diventare qualcosa di importante per il tessuto produttivo.
Ieri Invitalia ha lanciato una call pubblica per i venture italiani che vogliano investire con loro in startup nel nuovo fondo Invitalia Ventures, parteciperete?
Certo che sì, non c’è dubbio. E’ un’ottima iniziativa, è un fondo di Investimento che sicuramente farà bene all’Italia e al nostro mercato del venture. Poi con Salvo Mizzi lavoriamo insieme da anni, e siamo entrambi Kauffman fellow. Un’iniziativa di questo tipo la aspettavamo da anni. E’ così difficile per le startup trovare investitori. Sono certo andrà bene, Salvo sa quello che fa.