Intervista ad Alessandro Rossi, cofounder di Cocontest, che replica all’interrogazione parlamentare contro la sua startup firmata da 9 parlamentari architetti.
Alessandro Rossi, 27 anni, cofounder di Cocontest, risponde da San Francisco, dove con Federico e Filippo Schiano di Pepe (26 e 33 anni) segue per la sua startup il programma di accelerazione di 500 Startup. E’ sorpreso, turbato dalle notizie che arrivano dall’Italia. «E’ assurdo, ma capisco bene la loro posizione».
[Per sapere cosa è successo leggi: 9 parlamentari architetti vogliono chiudere la startup Cocontest]
Per 9 parlamentari siete illegali.
Il nostro servizio è disruptive, non illegale. Noi non forniamo un progetto esecutivo né lo eseguiamo. Diamo idee di design. Nessuna normativa impedisce che io possa fare dei bozzetti e proporli ad un cliente. Non facciamo nessun tipo di progettazione per realizzare immediatamente un progetto. Solo idee. Noi non facciamo ponti, facciamo ristrutturazione appartamenti, negozi e uffici.
Il problema pare che sia quando un’idea si aggiudica un contest. Puoi spiegare cosa succede allora?
Il lavoro passa nelle mani dell’architetto che ha vinto. Fa il sopralluogo, fa le modifiche al progetto se necessario, e chiede i permessi necessari. Noi diamo i contatti dei tre progetti che sono piaciuti di più al cliente. Abbiamo anche aumentato i premi, altro che schiavizzazione degli architetti.
Basterà a convincere chi vi accusa?
Guarda, c’è una lobby degli architetti, come ce ne sono per tante altre categorie. Si tratta di resistenza di carattere lobbistico, come Uber con i tassisti. Ma il paragone non è preciso. I tassisti almeno difendono una categoria che è abbastanza orizzontale per guadagni al loro interno. Gli architetti in Parlamento e la lobby che difendono sono la minoranza ricca degli architetti italiani. Quelli che ci guadagnano e a cui sta bene che le cose non cambino. Quelli a cui fa comodo tenersi un tirocinante non pagato o pagato a rimborso spese per anni. Hanno firmato quell’interrogazione parlamentari dall’estrema destra all’estrema sinistra del Parlamento. Cosa altro posso aggiungere?
Perché date fastidio agli architetti?
Noi democratizziamo il mercato dell’architettura. Al massimo diamo fastidio a loro, a quella minoranza che si sente rappresentata da quell’interrogazione. Hanno distrutto il mercato rendendolo di lusso e nicchia. In Italia c’è una domanda sotto il 20 percento di architetti per chi vuole ristrutturare casa. Costano troppo e la gente preferisce fare in autonomia. Non c’è più un libero mercato. Lo hanno ammazzato. Noi siamo fieri di democratizzarlo e non cediamo di un millimetro. La nostra idea è riportare l’architettura alla gente.
Però l’accusa è di rendere schiavi gli architetti costringendoli ad una guerra tra poveri con offerte al ribasso.
Ma figuriamoci! Gli schiavisti sono loro. Viviamo una realtà in cui il 60 percento dei laureati in architettura lavora gratis. Dai 25anni ai 33 fanno tirocini presso gli studi che durano anni, lavorando gratis con rimborso spese max di 500 euro. Cinque anni con un rimborso, ti pare possibile? Il mondo di Cocontest è quello libero di esprimere la creatività. Dire che ogni loro accusa è strumentale è, più che eufemistico, è fuorviante. E’ una tesi sostenuta da persone che hanno sfruttato per 50 anni i giovani architetti.
Altra accusa. In quel video si denigrerebbe l’architetto classico, rappresentato come un vecchio incapace di fare il proprio lavoro. Avete esagerato?
E’ una pubblicità, è divertente, se hai senso dell’umorismo la prendi bene. E poi bisogna tenere presente una cosa. Noi non vogliamo comunicare a loro, ma ai ragazzi che loro sfruttano per qualche centinaio di euro. Se si sentono offesi non so che farci. Di certo questo mercato fatto di pochi soldi e laureati sfruttati non l’ha creato Cocontest. Ma le persone che hanno firmato quel documento e quelli che difendono. Noi vogliamo fare innovazione. E l’innovazione si fa senza permesso. Soprattutto senza il loro permesso.