E’ nato a Torino da associazioni di area cattolica, Rinascimenti sociali è il primo acceleratore in Italia dedicato alle startup di innovazione sociale. I suoi creatori raccontano la loro storia e il loro modello
Che di un “rinascimento sociale” vi sia bisogno, guardandosi intorno non sussistono molti dubbi. I tagli al welfare in Italia e nella maggior parte degli altri paesi europei, impongono di ripensare i modelli fin qui esistenti, stimolando la nascita di un imprenditoria che riporti al centro dell’agire la persona e i suoi bisogni.
È un settore in cui tradizionalmente sono molto forti in Italia due tipi di soggetti: le cooperative di sinistra (le “coop rosse”) e gli enti di stampo cattolico. È da quest’ultimo filone, e precisamente dalla Congregazione di San Giuseppe, Giuseppini del Murialdo, tramite il suo Centro per l’Innovazione SocialFare, che assieme al Consorzio Top-Ix è nato pochi giorni fa a Torino, negli spazi dell’Istituto delle Rosine, l’acceleratore Rinascimenti Sociali.
Un acceleratore di innovazione sociale
“La peculiarità di Rinascimenti Sociali – spiega la direttrice di SocialFare Laura Orestano a StartupItalia! – è che propone un modello di accelerazione nato dalla convergenza fra soggetti pubblici e privati. Inoltre, è, come dice il nome stesso, un acceleratore sociale, quindi punta a valorizzare imprese che hanno un modello di business orientato al bene comune”.
Con un occhio all’internazionalizzazione: fra i partner del progetto c’è The Young Foundation, una fondazione non-profit di Londra, leader in Europa nel campo dell’innovazione sociale.
“In portafoglio – spiega Orestano – abbiamo già una decina di startup. A medio termine, l’obiettivo è quello di accelerare almeno una decina di imprese l’anno e aiutarle a rendersi autonome. L’altro è quello di creare un fondo di investimento sociale, agganciato all’acceleratore”.
Invecchiamento, esclusione e marginalizzazione, difficoltà accesso alle informazioni: non mancano i problemi a cui le imprese incubate a Torino cercheranno di dare soluzione. Con una sguardo alla solidarietà e un altro puntato, com’è naturale, sul business, dato che gli investitori vogliono veder fruttare i capitali investiti. Uno dei fattori che ha finora frenato l’imprenditoria innovativa nel sociale, finora, è stato proprio il non poter garantire ai finanziatori ritorni veloci. “Per questo – continua Orestano – ci rivolgiamo sopratutto a quelli che si definiscono “investitori pazienti”, ma non solo. La nostra idea è quella di sperimentare una camera di compensazione e di scambio fra capitali pazienti e impazienti”.
La sede di Rinascimenti Sociali si articola su due piani. Al piano terra si svolgeranno laboratori ed eventi, attività di confronto, formazione e networking a livello locale ed internazionale.
Il primo piano ospita gli uffici di sostegno alle startup, che mirano allo sviluppo di prototipi di prodotti e servizi, e alla definizione di modelli operativi sostenibili e replicabili.
3 startup ospitate da Rinascimenti Sociali
Fra le startup che già usufruiscono del percorso di accelerazione, citiamo, “Come Up”, piattaforma web che offre un servizio per la gestione delle aree condivise all’interno di case-famiglia, o locali in co-housing, permettendo agli utenti di vedere quali sono gli spazi disponibili nella struttura e di prenotarli; “Sapori Sociali” startup che aggrega e vende prodotti di nicchia, provenienti da imprese e cooperative sociali e storna parte del ricavato per sostenere azioni ad impatto sociale, e “Buona Spesa”, app che monitoria i comportamenti di acquisto del consumatore, rendendo la spesa più sostenibile, sia sul piano economico, che dal punto di vista ambientale.