Intervista all’ex numero due di Apple che ha deciso di diventare un venture capitalist. Racconta dell’Italia, del ruolo delle startup per il futuro del paese. E perché ha deciso di puntarci anche lui
«Il futuro dell’Italia passa dalle startup e dalla digital economy. Non ci sono alternative e non credete a chi vi dice il contrario. Il futuro del paese viene dall’energia e dalle idee di questi ragazzi». E’ stato il numero due di Apple durante gli anni più bui dell’azienda americana. «In quel periodo solo in Europa perdavamo 300 milioni l’anno. Miliardi nel mondo. Non si vedeva l’uscita dal tunnel». Eppure Marco Landi, 73 anni, senese, ingegnere, quella strada l’ha trovata. Ed ha contribuito al rilancio finanziario dell’azienda «prima che il genio di Jobs, che ho riportato in Apple, la lanciasse ad altri livelli». Nel 2001 si ritira dal mondo degli affari. Viaggia qualche anno con la moglie, vede il mondo da turista quando prima poteva vederlo solo per lavoro. Poi decide di rimettersi in affari. Di lanciare Atlantis Ventures, «un network di amici ex manager con cui investiamo in realtà interessanti». Ma «senza che diventi la mia attività principale, cerco di riposarmi un po’». Si gode i suoi viaggi frequenti e la sua casa in Costa Azzurra, sulle colline di Nizza, dove ha incontrato un imprenditore italiano in cui ha deciso di investire. E, assicura, è solo l’inizio.
Leggi qui: Ex numero due di Apple investe in una startup italiana. La favola di The Box Company»
E’ il suo primo investimento in una startup italiana, cosa l’ha convita?
Mi ha convinto quello che conta in ogni cosa che riguarda il business: la buona impressione che ti fa una persona e dalle sue idee ovviamente. Io sono rimasto molto impressionato da Roberto Calculli. Un personaggio brillante, carismatico, un visionario, con un team di persone di prima qualità.
Ci racconta come è andata?
«Il primo step è è stato capire bene che cosa voleva fare in un mondo in cui tutti si vogliono buttare: il digital marketing. Ho cercato di capire cosa fa, il suo prodotto, in cosa è migliore da ciò che esiste già. E’ il loro concetto di creare da un lato il contenuto e dall’altro analizzare i risultati sempre in maniera molto ben coordinata mi ha convinto. A molti manca la parte dell’analitica, la parte in cui si capisce bene l’impatto della campagna. Ho scoperto che loro lo sanno fare bene. E da lì in 30 giorni abbiamo chiuso il round di investimento».
Lei ha investito come Marco Landi non con un fondo, è così?
«Io investo solo solo a titolo personale personale, Atlantis Ventures (il network di imprenditori e top manager di cui è presidente, ndr) è solo uno strumento per continuare avere contatti con altri top manager di Apple e di altre aziende in cui ho lavorato. La maggior parte di loro sono miei amici. E’ un modo per restare in affari insieme in qualche modo ed eventualmente decidere dove investire».
E’ il suo primo investimento in Italia?
«No, il primo investimento che ho fatto è stato a Genova, Genova Hi Tech, presso la collina degli Erzelli, un parco tecnologico vicino l’aeroporto. Prima c’erano orridi containers, oggi palazzi che danno lavoro a centinaia di persone. Poi nel 2006 con il crescere dell’interesse nel fotovoltaico abbiamo creato Enerqos, una startup a Pisa nel Parco tecnologico di Navacchio. Sa che abbiamo raggiunto i 100 milioni di fatturato in tre anni? Poi abbiamo riconvertito la produzione in centrali solari. Questo in Italia. Nel mondo altri 5 investimenti per ora».
Un investimento quello in The Box Company deciso dopo una cena a base di orecchiette. Come è andata?
«I ragazzi sono pugliesi e per scherzo chiesi loro di portare le orecchiette. Ma lo hanno fatto davvero! Sa, il mio rapporto con la Puglia dura da molti anni. Da quando andavo al mare sul Gargano, a Mattinata, è lì che ho conosciuto le orecchiette e il sugo con i capperi. Forse ha giocato anche questo ma… Il loro prodotto è davvero top e si sentirà parlare di loro mi creda. Devono solo avere il network giusto e cominciare a lavorare con grosse aziende.
Ci racconta perché ha deciso di passare da top manager a investitore?
E’ stato un passaggio naturale, io ho lavorato più di 40 anni nell’hi-tech come Texas Instruments in Europa, poi in Asia con Apple da presidente mondiale. Insomma ho avuto occasione negli anni di valutare le opportunità dei mercati e dei settori. Ho fatto investire tanti soldi sa? E ora li investo io.
Perché in Italia?
E’ capitato. E poi le voglio dire una cosa. Quando sono andato via negli anni Ottanta ho sempre sognato un giorno di tornare e di aiutare il mio paese. Portare qui la mia esperienza, le mie conoscenze. Qui c’è ancora molto da fare per quanto riguarda la cultura d’impresa. Bisogna cambiare mentalità. C’è un intero paese da cambiare. Sa che sono Senese. Ha presente cosa si dice dei senesi?
No, me lo dice lei?
Che i senesi si dividono in tre categorie. Quelli che hanno hanno lavorato per il Monte dei Paschi, quelli che lavorano per il Monte dei Paschi, e quelli che vogliono lavorare per il Monte dei Paschi. E’ lo specchio dell’Italia. E deve cambiare subito. Ora. Le startup sono l’unico modo che l’Italia ha per riprendersi. Per recuperare il terreno perso. Ed è tanto mi creda. Da questi ragazzi passa il futuro del paese. E farò la mia parte per aiutarli.