Riccardo Donadon alla fine non ha parlato della presidenza di Italia Startup. Ma la sua volontà di non ricandidarsi è nota da tempo. Ed è compito di chi fa informazione raccontarlo.
“Riccardo, ma perché?”. La mail di Riccardo Donadon mi è arrivata alle 8 del mattino e se avesse avuto un colore sarebbe stata rossa di rabbia. Avrei potuto rispondere come in un celebre film: è la stampa, bellezza. E invece no. Mi dispiace. Davvero. Mi dispiace perchè stimo Donadon e lo considero una risorsa fondamentale dello scenario dell’innovazione italiana. Il problema è questo.
L’articolo di Arcangelo Rociola che annuncia la decisione di Donadon di non ricandidarsi – a giugno – alla guida della associazione delle startup da lui stesso fondata, non è piaciuto al diretto interessato. Non me lo aspettavo perché quell’articolo è corretto, fondato, equilibrato; riconosce i grandi meriti di Donadon nel far evolvere l’ecosistema in questi anni, gli indubbi successi e anche la sua centralità in tanti passaggi fondamentali. C’è tutto.
E c’è il legittimo desiderio di Donadon di concentrarsi totalmente sulla sua azienda, H Farm, che compie dieci anni proprio quest’anno e che è giustamente un vessillo di questo mondo. Un vessillo: lo dico per quelli che ogni tanto si divertono ad attaccarlo. Non ha senso sparare su una bandiera italiana conosciuta nel mondo. E allora? Donadon questa intenzione di voltare pagina l’ha comunicata al comitato esecutivo di Italia Startup qualche giorno fa. E poi ne ha parlato con alcuni dei fondatori dell’associazione e sono iniziate le manovre per capire chi sarà il prossimo presidente: non una questione di poltrone, ma di assetto, di identità.
Cosa deve diventare Italia Startup? Di quale associazione c’è bisogno? Una discussione importante, salutare che la scelta – generosa, aggiungo io – di Donadon di aprire una nuova fase ha reso possibile. Abbiamo fatto male a portare alla luce questa discussione che andava avanti da giorni nei corridoi? Non credo. Anzi, sono sicuro di no. Questa cosa si chiama giornalismo e anche le startup hanno bisogno di più giornalismo e meno comunicati stampa (che pure servono, ma non bastano a crescere). Nel consiglio direttivo di ieri l’articolo di StartupItalia! ha ovviamente occupato una parte del dibattito. E nel corso della discussione avrebbe fatto capolino il desiderio di Donadon di ripensarci, di ricandidarsi, di restare in sella. Per dispetto. Non credo. Anzi, lo escludo. Conosco Donadon, il suo equilibrio, la sua visione. E so che una decisione così importante non la prenderà mai per smentire un post. Ma aggiungo anche una cosa: se Donadon volesse davvero ricandidarsi e dedicare altri tre anni alla crescita dell’ecosistema che lui stesso ha contribuito a formare, sarebbe sicuramente una bella notizia per tutti; altrimenti avrebbe comunque la gratitudine di tutti per il lavoro fatto finora. Quel lavoro si chiama Italia Startup: è un patrimonio, una risorsa per tutti. E deve poter crescere.