Una call pubblica per investitori privati per entrare nel network di coinvestimento di Invitalia Ventures. All’appello in 3 giorni rispondono 3 società. Due italiane, si tratta di H-Farm e LVenture
Ci siamo. E’ il primo passo operativo del fondo di venture capital di Invitalia. Si tratta di una call pubblica destinata a tutti i fondi italiani e esteri che vogliono partecipare alle operazioni di Invitalia Ventures Fund 1 (IV-1). La call lanciata dal fondo che ha preso forma lo scorso giugno è stata aperta venerdì 4 settembre e servirà a creare un Investors Network di fondi con cui la società del ministero dell’Economia intende avviare strategie di investimento comuni in quelle che saranno valutate le migliori startup italiane. In tre giorni hanno già risposto alla call tre fondi di investimento. «Nel weekend», ha detto a StartupItalia! il capo del fondo di Invitalia Salvo Mizzi, «hanno già chiesto di entrare nel network H-Farm Ventures e LVenture, più un terzo fondo di investimento non italiano che per ora preferiamo non rendere pubblico». H-Farm, principale incubatore italiano di startup, dopo dieci anni di vita è a un passo dalla quotazione in Borsa a Piazza Affari, attesa per questo autunno.
Perché Salvo Mizzi è l’uomo giusto per Invitalia Ventures, di Riccardo Luna
Nel network già la proposta di H-Farm e LVnetures
Il regolamento di Invitalia Ventures Sgr (società di gestione del risparmio, ndr) prevede una call pubblica per i fondi, call che resterà aperta: «Non abbiamo un minimo e un massimo di partner possibili, cercheremo il meglio e valuteremo di volta in volta chi vorrà condividere con noi strategie di investimento», spiega Mizzi. «E’ il nostro albo dei coinvestitori, soggetti con cui decideremo di investire in startup». A Invitalia arriveranno le applicazioni e i dossier saranno valutati dalla società.
Cosa cambia per le startup Italiane con il fondo di Invitalia
Il network è aperto e ha come obbiettivo principale quello di a foraggiare l’ecosistema delle startup italiane con round A di investimento. Quelli di cui più si sente il bisogno in Italia e che, stando ai report pubblicati in questo 2015, più hanno latitato negli ultimi anni dopo la chiusura del fondo High Tech per il Mezzogiorno, il gruzzolo di 85 milioni voluto dal Governo nel 2005 per “favorire l’afflusso di capitale di rischio verso piccole e medie imprese innovative del Meridione”. «E’ la nostra risposta per dare una maggiore prospettiva di crescita alle nostre migliori startup» spiega Mizzi, «sappiamo che spesso dopo un seed investment non riescono a trovare altri round per continuare a crescere. Ed è questo l’obbiettivo del fondo».
Come funzionerà il fondo di Invitalia Ventures
50 milioni in 7 anni come promesso in un fondo statale che avrà l’acronimo di IV-1 e comprerà equity di circa 100 startup. Il fondo opererà solo in coinvestimenti con in privati che faranno parte del network, operatori indipendenti e qualificati, e investirà fino a un massimo del 70% in round di serie a (cioè con un range che va da 0,5 a 1,5 milioni di euro). Tutte le startup potranno essere oggetto degli investimenti programmati. E’ la seconda call di fatto di Invitalia. La prima risale al 3 luglio 2015 ed era per reclutare due investment manager da inserire nell’organico con il compito di valutare le proposte di investimento ottenute. Il fondo, come abbiamo già scritto, ricalca un po’ le caratteristiche del Fondo High Tech per il Mezzogiorno (i cui effetti sono drammaticamente svaniti negli ultimi report sugli investimenti in Italia, avendo finito di iniettare capitali a dicembre 2013) che poteva sottoscrivere fino al 50% delle quote di un veicolo di investimento privato. La formula era, detto in soldoni, un euro pubblico e un euro privato. Del tutto analoga a quella usata in Israele per convincere i venture locali ad accollarsi il rischio di un investimento in startup.
Twitter: @arcamasilum