Alla fiera Libri Come, incontro tra il ministro Franceschini e gli editori. Si riflette su 17 appelli per il futuro della lettura. Franceschini risponde, difende il libro digitale, annuncia 500milioni, e provoca: «vorrei che i bar passassero dal free wifi al wifi free».
«Sono qui solo per ascoltare». Ma non è stato proprio così. Alla fine Dario Franceschini, ministro dei Beni e delle Attività culturali e del Turismo, qualche risposta ha dovuto darla ai diciassette interlocutori che a lui si sono rivolti con preoccupazione e decisione. Diciassette interlocutori provenienti dal mondo dell’editoria. Diciassette denunce esposte da tutti gli esponenti della filiera del libro: editori, traduttori, librai, scrittori, redattori precari, rappresentanti di associazioni come l’AIE (associazione editori), l’ALI (associazione librai) o l’AIB (associazione biblioteche).
Tutti insieme, in un evento a porte chiuse, per riflettere sui problemi di un settore in crisi e avere delle risposte da parte delle istituzioni su ciò che realmente si sta facendo per superarla. Tutto questo si è svolto a Roma durante la sesta edizione di “Libri Come“, la festa del libro e della lettura, organizzata in collaborazione con Rai Radio 3 all’Auditorium Parco della Musica.
Tra le tante richieste ne abbiamo registrato un paio che riguardano il mondo del digitale, una sottolineatura di quanto esso sia diventato importante per l’editoria italiana. Ed è per questo che, nelle scorse settimane, dopo la Francia e il Lussemburgo, anche l’Italia ha sfidato l’Unione europea sul tema degli ebook, abbassando al 4% l’iva e unificandoli, di fatto, ai loro gemelli cartacei. Una battaglia, quella sui libri digitali che non cessa neanche di fronte alle reazioni (e alle sanzioni) che arrivano da Bruxelles: «Francia e Lussemburgo sono state condannate dalla corte di giustizia europea dopo le misure che abbiamo preso in favore dell’ebook. Per questo, noi ministri della cultura, stiamo firmando un documento per ribadire che questa sfida, ancora limitata a questi pochi paesi, è stata fatta per sollecitare un cambiamento di politica da parte della Ue». Una posizione mantenuta pur sapendo di andare in procedura d’infrazione, ponendosi, muro contro muro, contro alcune norme comunitarie. «Serve l’unanimità e non è semplice» ha ribadito Franceschini «Soprattutto a causa dei paesi anglosassoni che hanno un modo diverso di ragionare sia sul tema dell’ebook che del diritto d’autore. Ma questo non è un buon motivo per rinunciare ad una battaglia di principio».
È sarà una battaglia che riguarda entrambi i campi citati: «Agli inizi di aprile avremo un incontro con il ministro francese e i due rappresentanti delle società nazionali che difendono il diritto d’autore. Vogliamo costruire una base di partenza che sia, come mercato, talmente importante da reggere con i grandi gruppi editoriali. La rete, tra i ragazzi, ha coltivato ed enfatizzato l’idea del’accesso gratuito ai contenuti. Così ora non si comprende più il valore fondamentale del diritto d’autore. Bisogna essere consapevoli, invece, che questa è l’unica chiave per garantire la libertà di creazione».
C’è spazio anche per una considerazione su Amazon a cui Franceschini tende una mano: «Amazon è il nemico perché toglie spazio alla distribuzione e alle librerie tradizionali o è un amico perché permette di raggiungere persone e lettori che non possono essere contattati da tali librerie? La domanda da porsi sul libro elettronico è: toglierà spazio sul libro di carta o avvicinerà altre persone, in particolare le nuove generazioni, alla lettura attraverso uno strumento diverso? Si può fare sinergia o bisogna per forza essere in contrapposizione con le nuove piattaforme? Su questo dobbiamo ragionare. Ampliamo la torta per non essere costretti, in futuro, a dividere una torta sempre più piccola». Proporre il dialogo e la connessione in contrapposizione alla paura e all’ostruzione preventiva. Una torta, quella legata al fenomeno della lettura, che va difesa e ampliata, per non rischiare di ritrovarsi a lottare per accaparrarsi fette sempre più piccole.
Il caso RCS-Mondadori
Molte delle domande degli ospiti erano ovviamente dedicate alla possibile fusione tra il gruppo RCS e Mondadori. Un tema sul quale il ministro ha voluto fare chiarezza ed esprimere tutte le sue preoccupazioni: «Ho sentito e letto molte sciocchezze negli ultimi giorni. In un settore così delicato, arrivare a detenere il 40% del mercato mentre tutto il resto è frazionato in case editrici piccole o piccolissime, deve richiedere l’intervento dell’antitrust. Ma c’è un altro problema, che io ritengo non così improbabile: ovvero che questo 40% del mercato italiano possa fare gola ad un grande gruppo internazionale e che quindi si possa verificare, in un secondo momento, una seconda vendita. Una prospettiva da evitare».
500.000 euro per Magazzini Digitali
Un’altra notizia importante è stata data da Franceschini riguardo al processo di digitalizzazione del patrimonio bibliotecario e archivistico italiano: «Abbiamo stanziato 500mila per il progetto “Magazzini Digitali” volto a rifinanziare quella parte di digitalizzazione che riteniamo sia fondamentale. Si sta realizzando a Firenze, grazie alla collaborazione di google».
L’idea è quella di considerare i magazzini digitali paragonabili a quelli convenzionali: le risorse digitali devono essere conservate indefinitamente così come avviene per il materiale cartaceo, e crescere man mano che si aggiungono nuove risorse. Tutto con un risparmio di spazio e con una maggiore efficacia nella salvaguardia il contenuto.
La provocazione: meno “free wifi” e più “wifi free”
L’arte del leggere è soprattutto lentezza. Riscoprire l’importanza del tempo da dedicare a se stessi e al proprio benessere. Così, per dimostrarne l’efficacia, Franceschini si lancia in una provocazione contro corrente (non troppo riuscita a dirla tutta): «L’arte del leggere è fortemente a rischio. Le nuove generazioni sono condizionate dal fattore velocità che oggi investe tutti i settori della vita. È tutto mostruosamente più veloce. La lettura, invece, è lo spazio che prendi per la tua vita. E tempo che recuperi, te lo prendi. Quella lentezza è oro. A me piacerebbe vedere accanto ai bar wifi il loro equivalente “wifi free”, luoghi liberi dal wifi, luoghi in cui non sei connesso. Locali dove andare solo per isolarti e per leggere. Questo è un paradosso, uno scherzo, un’esagerazione che uso per valorizzare il valore della lentezza ma che forse contiene qualche riflessione in più».