L’azienda leader nelle nanotecnologie spaziali sbarca in Italia e festeggia con un Hackathon a I3P. Abbiamo intervistato Marco Villa, COO e punta di diamante dell’ingegneria aerospaziale mondiale: “Con Tyvak vogliamo rendere lo spazio accessibile a tutti”.
Questa è la storia di una grande azienda americana che ha scelto l’Italia e Torino per espandersi nel mondo. L’azienda si chiama Tyvak ed è leader nell’ambito della tecnologia nanosatellitare e della miniaturizzazione. È nata nel 2011 ma al suo interno raccoglie un’esperienza, nel campo aerospaziale, quasi centenaria. Gestisce verticalmente tutti i vari livelli di sviluppo: dal disegno all’integrazione, dal lancio alle varie operazioni collegate, fino alla gestione e diffusione dei dati raccolti dai satelliti.
Un’anima italiana dietro Tyvak
Il presidente (e COO) è nato sul lago di Lugano. Si chiama Marco Villa e il suo nome, dall’altra parte dell’oceano, è sinonimo di successo: «Tyvak crea una nuova generazione di nanosatelliti che sono in grado di agevolare le missioni di alto livello usando satelliti di alta efficienza, alta reliability e costo contenuto». In tre anni l’azienda è cresciuta in maniera esponenziale: «Sì, nel 2014 abbiamo raggiunto traguardi davvero importanti. Tra questi c’è il fatto di ricevere moltissime richieste dall’estero. Per questo abbiamo deciso di fondare Tyvak International».
Marco, dopo una laurea in ingegneria aerospaziale al Politecnico di Milano, ha servito il corpo militare dei paracadutisti: «Poi sono andato negli Stati Uniti per il dottorato. Ho lavorato fin da subito sullo sviluppo di piccoli satelliti per l’Air Force americana». Nel 2006 ha tagliato uno dei traguardi più prestigiosi per l’intero movimento spaziale internazionale: «Mi sono occupato di SpaceX dove sono diventato il direttore della Missione Dragon». Si tratta di una capsula orbitale da trasporto, il primo veicolo spaziale a essere portato in orbita e riportato a casa da una compagnia aerospaziale privata. Il primo, nel 2012, a raggiungere la Stazione Spaziale Internazionale, quella che negli ultimi 200 giorni ha ospitato Samantha Cristoforetti. Poi, nel 2013, l’ultima svolta: «Dopo diverse missioni per la Stazione ho lasciato SpaceX per dare una mano a Tyvak e farla crescere». Un’altra missione compiuta.
La scelta di portare Tyvak a I3P
«Abbiamo scelto di espanderci perché crediamo che questo sia il momento più favorevole. Abbiamo prodotti e esperienze che nessuno ha in Europa e vogliamo aiutare il sistema a fare un salto decisivo in avanti». Tra tutte le opzioni possibili, Tyvak ha scelto l’incubatore più importante d’Italia per coordinare il suo mercato internazionale: «Gran Bretagna e Spagna erano inizialmente le contendenti per questa prima sede internazionale. Ma dopo aver parlato con Marco Cantamessa a I3P e altri colleghi, Torino è diventata la scelta migliore per stabilirsi in maniera rapida». Una scelta dovuta anche alle possibilità che il Politecnico offre: «La ditta si svilupperà a seconda dei bisogni del mercato europeo e internazionale. Potrà fare leva sulla tecnologia creata in California ma avrà soprattutto il suo programma personale di sviluppo di prodotti e servizi. E a Torino non mancano di certo competenze e creatività per portarlo avanti».
Uno Space Hackathon dedicato
Dal 12 al 14 giugno Marco potrà già assaggiare l’aria che si respira a I3P e in generale in Italia. L’incubatore ha infatti organizzato uno Space Hackathon che permetterà a Tyvak International di scoprire idee nuove, innovative e non convenzionali, per l’applicazione della tecnologia proprietaria che deriva dall’ingegnosità di studenti, sviluppatori tecnici e professionisti.
Ho chiesto a Marco che cosa si aspetta da un hackathon così particolare, il primo del genere in Italia: «Mi aspetto d’incontrare tanta gente interessante e scoprire nuovi utilizzi del nostro hardware e software. Tradizionalmente lo spazio è stato visto come un’area “esclusiva”. Noi vogliamo abbattere le barriere e renderlo accessibile a tutti. L’hackathon è un ottimo evento per iniziare questo percorso». Il team vincitore si aggiudicherà un drone (uno per ogni membro) ma per tutti ci sarà la possibilità di avere una rara occasione di crescita: «Supporteremo tutti quelli che vorranno vivere quest’esperienza. Verranno introdotti nel contesto spazio, hardware, software. Anche dialogando con la nostra realtà in California grazie a Telecom. Con l’aiuto di IREN, invece, daremo un esempio di industria, in questo caso energetica, che può usare applicazioni nuove facendo leva sullo spazio».