Che cosa piace realmente agli investitori? Questa è stata la domanda che ha guidato l’incontro organizzato a Torino, nei locali di Toolbox Coworking, da Torino Social Innovation e Club degli Investitori, lo scorso 5 marzo. Una vera simulazione d’incontro tra startupper e business angel, tra chi crede di avere un’idea dal grande potenziale e chi avrebbe la… Read more »
Che cosa piace realmente agli investitori?
Questa è stata la domanda che ha guidato l’incontro organizzato a Torino, nei locali di Toolbox Coworking, da Torino Social Innovation e Club degli Investitori, lo scorso 5 marzo. Una vera simulazione d’incontro tra startupper e business angel, tra chi crede di avere un’idea dal grande potenziale e chi avrebbe la possibilità di investire in essa. Una lezione per il pubblico, fatto di addetti ai lavori, giornalisti e semplici curiosi, per capire come si svolge un pitch, quali sono le chiarificazioni che un angel sottopone e che tipo di dialogo si instaura in incontri di questo tipo.
Piace quello che piace ai clienti
«Agli investitori piace quello che piace ai clienti» sottolinea Giancarlo Rocchietti, presidente del Club degli Investitori «Si parte dalla chiarezza e dalla semplicità di un’idea. Un progetto deve essere spiegato in una riga e mezza, in pochissime parole, scelte con cura. Subito dopo si analizzano elementi come l’innovazione di prodotto e di processo, la composizione del team, la motivazione e la leadership dei founder, la capacità di orientarsi al mercato, la predisposizione all’exit».
Il Club degli investitori riceve circa 500 progetti l’anno: «Tra questi ne selezioniamo 100 per un’analisi approfondita. Subito dopo organizziamo, una volta al mese, un incontro-pitch con un progetto selezionato. La sera stessa, massimo l’indomani, lo startupper sa già se verrà finanziato o no e quanti soldi sono stati raccolti. Non siamo un fondo d’investimento quindi non dobbiamo chiedere ad un CDA di poter investire. Lo decidiamo al momento». E il 2014 è stato un anno proficuo per il Club che ha investito circa 2 milioni di euro in giovani startup: «Giovani per il fatto che sono appena sbarcate sul mercato e non per questioni anagrafiche dei loro creatori». Ma non è solo una questione di soldi, anzi: «Siamo un gruppo di imprenditori, professionisti e manager del Piemonte che investono prevalentemente nelle startup locali con contenuto innovativo e un grande potenziale di crescita. Quello che noi offriamo non è solo un quantitativo in denaro ma anche relazioni, competenze, esperienze. Siamo professionisti che hanno avuto percorsi imprenditoriali a tutti i livelli e che ora hanno deciso di spendere il loro tempo e le loro risorse per aiutare progetti validi di giovani talentuosi». Due esempi fra tutti? Skuola.net e Indabox.
Le tre startup invitate
Cinque minuti per la presentazione dell’idea più le domande rivolte dal pubblico e dai business angels presenti in sala. Questo è il format che è stato scelto per la simulazione d’incontro. Il primo a salire sul pulpito è stato Francesco Ardito, founder della startup “Last Minute Sotto Casa“ incubata in I3P: «L’idea nasce dal fatto che, nei pressi degli orari di chiusura dei negozi alimentari, notavo sempre dei prodotti rimasti sul bancone. Pizza, pane, verdure, carne. E mi chiedevo sempre che cosa ne facessero. La risposta più frequente era inquietante: “la butto”. Lo spreco del cibo è uno dei fenomeni che maggiormente affligge il pianeta e la nostra società: ogni anno nel mondo si buttano 13 miliardi di tonnellate di cibo. Solo Milano butta via 180 quintali di pane al giorno». L’obiettivo dunque è apparso subito chiaro: come mettere in comunicazione i negozianti con potenziali clienti per evitare questo spreco. «Il negoziante che si registra sulla piattaforma deve semplicemente dire che tipo di merce vende e dove si trova. Quando si trova nella condizione di dover vendere dei prodotti nella prossimità dell’orario di chiusura, manda una sorta di sms tramite smartphone e pc annunciando un’offerta speciale su quel prodotto che, in caso contrario, andrebbe buttato. Il messaggio arriva a tutti i clienti che si sono registrati e che hanno scelto di ricevere le notifiche di un determinato tipo di negozi, presenti ad una certa distanza dalla sua abitazione». Last Minute Sotto Casa è un progetto “win win win”: «Vince il negoziante che incassa più soldi, non butta nulla e aumenta la sua clientela, vince il cliente che compra un prodotto fresco con forti sconti, vince il pianeta perché si riduce lo spreco». Un progetto d’innovazione sociale che inizia a interessare moltissime amministrazioni pubbliche perché quel il tessuto sociale di piccoli imprenditori colpito dalla crisi economica.
Il secondo a salire è stato Fabrizio Alessi, un maker torinese con un’idea speciale: TooWheels. «Si tratta di un progetto legato alla disabilità. Ho pensato e realizzato un nuovo modo per produrre carrozzine per disabili, in particolare nell’ambito sportivo. Le difficoltà motorie, soprattutto a seguito di un trauma, sono positivamente curate attraverso la sport-terapia che migliora la vita dei pazienti e della loro riabilitazione». Ad oggi, in Italia, si contano circa 900.000 persone che soffrono di disabilità motoria e la maggior parte di loro ha meno di 40 anni: «Le carrozzine per lo sport sono specifiche, hanno assemblaggi complessi e di conseguenza costi elevati. Mediamente sueprano i 3500 euro. La carrozzina di TooWheels, realizzata con l’appoggio del FabLab Torino, abbatte questi costi. Siamo sotto i 1000 euro, senza ridurre le prestazioni. Si tratta di un progetto autocostruibile, manualmente assemblabile e adattabile alle diverse necessità del paziente».
Terza e ultima startup a presentarsi è stata Cityteller, un progetto che vuole unire insieme le componenti dell’editoria e del turismo: «Abbiamo creato una piattaforma social dedicata alla condivisione e geo-localizzazione dei luoghi protagonisti dei libri. Attraverso essa ogni utente potrà conoscere il territorio facendoselo raccontare dai grandi scrittori e dalle loro storie» spiega Lorena Petriccione «Un’esperienza totalmente diversa che parte dalla considerazione che in Italia la fruizione della letteratura digitale è in grande crescita, così come il settore del turismo» Un progetto che coinvolge gli utenti, crea una community, alimenta la condivisione di saperi, conoscenze e citazioni: «Vogliamo ora spingerci oltre, internazionalizzare il prodotto. La nostra piattaforma può adattarsi a contesti geografici diversi e globali ma anche a nuove forme di storytelling come il cinema e i fumetti».
L’analisi degli angels
Alla fine di ogni pitch non sono mancate le domande degli investitori. Inizialmente è stato formulato un giudizio sull’esposizione fatta dallo startupper: sia lati positivi come la chiarezza, la velocità d’esposizione e la trasparenza su problemi e richieste, ma anche difetti come una certa trascuratezza su alcuni elementi o la mancanza di approfondimento su passaggi importanti. Le domande rivolte ai giovani imprenditori hanno riguardato l’aspetto commerciale ed economico: quanti soldi necessita il progetto e come verranno usati; in che modo verranno realizzati i profitti; che tipo di mercato si andrà ad affrontare e quali sono gli eventuali competitors presenti; quali sono i futuri scenari e che tipo di crescita è stata prevista.
Insomma, due ore che si sono trasformate in una vera lezione e che hanno permesso di capire meglio come funzionano i meccanismi che guidano gli investitori nelle loro decisioni. Una dimostrazione pubblica di quello che solitamente avviene “dietro le quinte” e, dunque, raramente approfondito. Un’opportunità per chi vorrebbe lanciarsi nel mondo delle startup per comprendere meglio chi sono e come ragionano i futuri interlocutori. Un evento soprattutto, volto alla trasparenza e alla comunicabilità tra gli attori di uno stesso spettacolo.