Gli elementi di un successo spiegati punto per punto, dalle tasse, a internet alle infrastrutture: così la Svezia è diventata la patria degli unicorni (con qualche difetto anche simile all’Italia)
È la fabbrica degli unicorni. La città con un numero di startup miliardarie pro capite secondo solo alla Silicon Valley. Ancora Stoccolma, ancora Svezia. Poco meno di 900.000 abitanti e 22.000 imprese ad alto contenuto tecnologico in città. Qualche mese fa il Telegraph la definiva la capitale delle startup europee. Ora Knowledge@Wharton, la rivista online della Wharton School dell’Università della Pennsylvania, le dedica un lungo articolo incoronandola capitale europea degli unicorni.
Ecco perché Stoccolma è il posto dove bisogna essere se si fa startup in Europa.
«Le startup e i tech hub non emergono dal vuoto. Si nutrono spesso della presenza di un larga e sistematica organizzazione che fornisce tecnologie e talenti» per creare qualcosa di importante in futuro, afferma Exequiel Hernandez, professore di management alla Wharton School.
Le radici del successo svedese (+338% venture market)
Negli anni «la Svezia ha sviluppato una serie di infrastrutture umane, sociali, formative e aziendali che supportano le startup». Innanzitutto Stoccolma beneficia di un’abbondanza di investimenti stranieri. L’anno scorso, secondo CB Insights, le aziende svedesi hanno incassato 788 milioni di dollari (accordi di private equity esclusi) in capitali. Gli investimenti di venture capital sono aumentati del 338% (un dato secondo solo a Pechino) e, a livello europeo, Stoccolma è stata destinataria del 15% degli investimenti esteri per il settore tecnologico.
1. Una collaborazione stretta con il tessuto imprenditoriale
La linfa per le startup arriva anche dalle grandi aziende svedesi. Spotify, ad esempio, ha ricevuto un finanziamento da 115 milioni di dollari dalla società di telecomunicazioni TeliaSonera. «Possiamo vederla come il pensionato che incontra il teenager», spiega Martin Carlsson-Wall, professore alla Stockholm School of Economics, «l’accordo è un modo per TeliaSonera di costruire il proprio brand e associarsi con un’azienda più giovane, innovativa e che sta crescendo rapidamente. Allo stesso tempo Spotify è forse ancora troppo piccola e può crescere grazie alla forza di un’azienda ben consolidata».
2. Una propensione naturale all’internazionalità
Un altro dei motivi di successo della capitale svedese è la capacità di guardare oltre i confini nazionali. La Svezia è un paese che conta poco meno di 10 milioni di abitanti, praticamente come New York City, e, per una questione di opportunità, le aziende svedesi hanno sempre puntato all’estero. Volvo, Ikea, H&M, Absolut Vodka, Ericsson sono solo alcune delle società che hanno avuto un’espansione globale. In genere un’azienda svedese comincia a espandersi all’estero dopo due anni dalla nascita e «l’internazionalizzazione è la norma», come sottolinea Carlsson-Wall. E, qui, forse, sta il vero segreto del successo svedese.
3. Internet veloce, già dal 1994 (e le altre infrastrutture)
Le multinazionali che hanno avuto fortuna all’estero in passato hanno contribuito attraverso le tasse a finanziare infrastrutture e a sviluppare un ambiente favorevole alla nascita delle future startup. Basta pensare alla connessione internet veloce, che nel 1994 copriva il 100% delle aziende e il 94% delle abitazioni private. E sempre negli anni 90 il governo svedese offriva incentivi ai residenti per comperare personal computer. «I sussidi hanno portato un notevole aumento dei pc nelle case» e hanno diffuso un tipo di approccio e conoscenze fondamentali per l’ingresso da protagonisti nel terzo millennio: «il governo si è dimostrato intraprendente fin dall’inizio nel modellare l’ecosistema tecnologico della Svezia», afferma Kartik Hosanagar, professore a Wharton. Non è un caso che la professione più diffusa a Stoccolma (il 18% della forza lavoro) è quella del programmatore.
4. Università gratuita per tutti
A questo si aggiunge l’istruzione universitaria gratuita. Il risultato è la presenza a Stoccolma di una generazione di nativi digitali con un’educazione di alto livello. Sul piano lavorativo e sociale, inoltre, si possono evidenziare molti altri fattori che rendono Stoccolma – e la Svezia – un ambiente unico per la crescita delle startup. Da un equilibrato rapporto tra vita privata e lavoro, a uno dei tassi più alti di occupazione femminile in Europa, con il congedo parentale diventato ormai la norma.
Una fabbrica naturale di unicorni
È questo l’ecosistema che ha consentito la nascita del maggior numero di unicorni pro capite dopo la Silicon Valley. Oltre agli ormai famosi Skype, Spotify e Candy Crush, all’inizio del 2015 anche Mojang, la società che ha creato il videogioco Minecraft si è unita al gruppo, grazie ad un deal chiuso con Microsoft che l’ha acquisita per 2,5 miliardi di dollari. Altri unicorni stanno emergendo. Il servizio di streaming audio SoundCloud, fondato a Stoccolma e ora con sede a Berlino, è stato valutato 700 milioni di dollari all’ultimo funding round.
Da tenere d’occhio ci sono poi TrueCaller, una app che blocca le chiamate indesiderate ed è in grado di identificare la provenienza della maggior parte dei numeri di telefono e iZettle, società per i pagamenti con carte via mobile grazie a un lettore di chip installato all’interno del cellulare. Anche la società di e-commerce Tictail – dove, da sempre, i dipendenti parlano e pensano solo in inglese – potrebbe essere tra i prossimi unicorni.
Tutto bene, ma pochi i talenti attratti in Svezia
Il successo della startup scene di Stoccolma è impressionante, ma ha anche i suoi difetti. L’incapacità di attirare talenti dall’esterno, per esempio. A Stoccolma il costo della vita è piuttosto alto e le tasse in Svezia sono consistenti. Carlsson-Wall dice che esiste una proposta di legge per attirare più lavoratori stranieri: verrebbero classificati come «esperti stranieri» e potrebbero godere di un regime fiscale agevolato.
Il fallimento, una mentalità simile a quella italiana
Un altro aspetto da rivedere è quello del fallimento delle aziende. In Svezia se un’impresa fallisce per bancarotta ci sono conseguenze sulla credibilità finanziaria dei suoi ex dipendenti e per loro sarà più difficile ottenere in futuro prestiti o mutui. «La società svedese deve capire che la bancarotta a volte è necessaria e che alcune aziende hanno bisogno di fallire. I membri del board o il CEO, però, resteranno comunque degli ottimi imprenditori», dice Gabriel Karlberg, dottorando alla Stokholm School of Economics.
Nel complesso, comunque, l’ecosistema delle startup scandinave è in piena crescita, soprattutto a Stoccolma. E i prossimi anni si preannunciano ancora più rosei. Secondo il professor Kartik Hosanagar il futuro delle startup è nel design. Dopo decenni di grandi innovazioni avranno successo le aziende che riusciranno a proporre minori cambiamenti tecnologici, ma un approccio user-friendly impeccabile. E su questo piano Stoccolma, che come tutta la Svezia ha alle spalle decenni di tradizione di design, partirà sicuramente avvantaggiata.
Cinzia Franceschini
@fraiznic