Fabbricazione digitale e beniculturali: così gli archeologi makers aprono le porte dei musei ai ciechi. Con l’aiuto dei Fablab
«Quello che vogliamo fare è usare la stampa 3D per far sì che le persone possano superare certe barriere e godersi in pieno un’esperienza museale completa». Giulio Bigliardi, 35 anni, emiliano di Correggio, ha concentrato le sue energie in alcuni progetti capaci di legare insieme fabbricazione digitale e beni culturali: «Il servizio che proponiamo con 3D ArcheoLab è l’allestimento di percorsi museali tattili per ciechi e ipovedenti. Sfruttiamo tecnologie e attività da makers, che abbiamo imparato a conoscere all’interno dei fablab, rendendo tutto ciò possibile in tempi brevi e a costi bassissimi».
Si tratta di usare la tecnica del rilievo 3D a partire da immagini e software open source. Si possono così ottenere modelli tridimensionali di reperti archeologi che spesso si trovano rinchiusi nelle vetrine e dunque inaccessibili per chi non può usufruire della vista. «Con le stampanti li riproduciamo per dare la possibilità a tutti di godere di una visita classica. Ad ogni oggetto, infatti, è associato un pannello in braille o un’audioguida ascoltabile attraverso il cellulare».
La storia
Giulio è un archeologo che si è formato seguendo un percorso universitario classico: laurea in beni culturali all’Università di Siena con specializzazione archeologica ed esperienza di scavo sul campo, fra le tante, a Pompei e in Africa. A questo però ha sempre affiancato un grande interesse per le nuove tecnologie: «In ambito umanistico la latitanza di una formazione tecnologica adeguata ai tempi è un fatto risaputo. Per questo, ad un certo punto, ho sentito l’esigenza di approfondire conoscenze che lo studio accademico non mi garantiva. Ho fatto un master e poi un dottorato avvicinandomi, grazie a un collega, al mondo dell’open source. Me ne sono talmente innamorato che mi si è aperto davanti agli occhi un mondo nuovo.
All’interno dell’Ateneo toscano, dove ho lavorato fino al mese scorso, abbiamo deciso di organizzare un master privato dal titolo: “Tecnologie open source per i beni culturali” con la partnership della stessa Università e della Federazione Italiana Unesco». Come coordinatore di questo progetto, Giulio ha avuto modo di apprendere ancora più nozioni sul mondo del rilievo 3D, ovvero nuvole di punti, diventando un vero e proprio esperto del settore. Ad affiancarlo in questo lavoro, oltre ad alcune collaborazioni esterne, c’è Sofia Menconero (30 anni, umbra di Perugia) architetto specializzato in rilievo e rappresentazione dell’architettura: «Durante il mio percorso universitario avevo avuto l’opportunità di approfondire le tecniche di rilievo laser-scanner, ottime dal punto di vista della qualità ma piuttosto onerose. Il Master organizzato da Giulio mi ha permesso di avere in mano degli strumenti low-cost continuando a fare ciò per cui avevo studiato. E così è stato».
3D ArcheoLab
Archeo lab è nato per partecipare al concorso “Che fare”. Il progetto originale, legato al museo archeologico di Perugia, ha preso corpo l’inverno scorso trovando maggiore concretezza durante la recente primavera: «Abbiamo iniziato a lavorarci di più, e a farci conoscere maggiormente in giro, quando abbiamo varcato l’ingresso dei fablab» racconta Giulio «In particolare ci siamo trovati benissimo con il fablab di Parma con cui ancora oggi collaboriamo soprattutto riguardo alla stampa 3D e alla realizzazione fisica dei nostri oggetti».
3D Archeolab oggi è un’associazione culturale, esclusivamente online, che lavora con alcuni musei, realizza corsi specifici e fa formazione sul rapporto tra mondo digitale e mondo archeologico: «Siamo legati alle associazioni di categorie come l’U.I.C.I. (Unione italiana ciechi e ipovedenti) e grazie a loro abbiamo migliorato il nostro progetto, soprattutto nella scelta della dimensioni con cui stampare i nostri reperti. Ad esempio ci hanno spiegato come una riproduzione troppo grande, spesso in scala 1:1, da un punto di vista tattile, può essere più complicata da comprendere perché le persone non riescono a cogliere la visione d’insieme del reperto. Su un oggetto piccolo, al contrario, si ha una percezione migliore e completa dell’oggetto riprodotto». Un riscontro che riguarda anche la scelta del materiale con il quale si andrà a comporre le copie e che può determinare una migliore o peggiore esperienza tattile per l’avventore.
Copyright e Google art project
Una delle limitazioni al progetto è certamente quella dei diritti da pagare sulla riproduzione delle opere. Dal punto di vista legale (e burocratico) non è semplice, in Italia, portare avanti un progetto del genere. I beni culturali sono ovviamente coperti dal copyright del Ministero e, in caso di attività a fini commerciali, diventa difficile muoversi senza procedere al pagamento dei diritti connessi. Per fare delle foto in un Museo statale, ad esempio, bisognerebbe fare una domanda specificando cosa si vuol fotografare, la quantità e il “come” queste foto verranno scattate: «Se per noi è spesso difficile ottenere i permessi necessari, paradossalmente molti musei italiani concedono le immagini delle proprie opere a Google Art Project, ottenendo grande visibilità e una notevole pubblicità, ma senza considerare che in quel caso tutte le immagini diventano proprietà di google che può farci quello che vuole».
Il Museo Virtuale 3D
L’altro progetto principale di 3D ArcheoLab, stavolta collettivo, s’ispira ai modelli esistenti di crowdsourcing: «Stiamo cercando di creare un museo online di modelli 3D, all’occorrenza scaricabili. Abbiamo impostato un metodo di lavoro in grado di raggiungere le persone e coinvolgerle direttamente: ad agosto abbiamo organizzato al museo di Perugia una maratona di rilievo. Ognuno veniva con la sua macchina fotografica e ci dava una mano ad elaborare i modelli. A novembre ripeteremo l’esperienza a Parma, per poi spostarci sia in Puglia che a Pisa. Date e luoghi che toccheremo probabilmente il prossimo anno. Il nostro obiettivo è quello di creare un museo virtuale in rete aperto a tutti e fatto da tutti. Un modo ancora diverso di approcciarsi al mondo dell’arte e alla Storia».