La quarta puntata di Shark Tank Italia non andrà in onda. Tutti i numeri e le pagelle di un riuscito esperimento televisivo e cosa succederà ora alle startup e ai protagonisti del format
Si chiude Shark Tank Italia. La quarta puntata prevista per giovedì 11 giugno non è andrà in onda. Ma Shark Tank ci ha divertiti e vogliamo proporvi un nostro bilancio delle cose migliori (e peggiori) che abbiamo visto durante le tre serate. Un po’ di numeri per avere un quadro di quello che è successo. 40 pitch. 20 progetti di impresa hanno convinto gli investitori, 20 no. In totale sono stati investiti circa 4,3 milioni di euro nelle tre puntate andate in onda di Shark Tank Italia. Almeno in teoria, per almeno due ragioni. La prima è che le due diligence si stanno ancora svolgendo e non è detto che quelle cifre saranno confermate. Alcuni progetti potranno non convincere più gli investitori che potrebbero ritirarsi. La seconda è che le startup protagoniste di Shark Tank sono molte di più delle 40 che sono andate in onda in prima serata su Italia 1. Da quanto risulta a StartupItalia! sono non meno di 70. E quindi gli investimenti che sono nati dopo quei pitch potrebbero essere molti di più di 4,3 milioni. Potrebbero.
Verità del business e la rappresentazione televisiva
La magia di Shark Tank è un’alchimia quasi perfetta di verità televisiva e mondo reale del business. In televisione appare una rappresentazione di ciò che è stato. Per forza di cose parziale, dettata da scelte di regia e di montaggio, perché poi dietro i soldi investiti e i progetti di impresa ci sono persone, investitori, imprenditori. E lì si gioca una partita completamente diversa. Una cosa la confermano gli shark: i minuti per presentarsi sono 3. Non uno di più. Per tutte le startup. E in quei minuti si giocano davvero tutto. Il programma ha avuto una media del 14% di share tra i 15-24enni e 13.23% di share sul target 15-34enni. Bene anche i social: 32.000 tweet per l’hashtag #SharkTankIT sempre salito tra i trending topic di Twitter.
Shark Bite, il fondo di investimento dei 5 shark
Per permettere ai progetti di impresa selezionati dagli investitori di crescere sarà creato tra i 5 shark un fondo di investimento ad hoc. Cannavale, Dettori, Costanza, Vigorelli e Bonetti ne faranno parte in relazione agli investimenti fatti, ma i dettagli non sono stati ancora definiti essendo ancora in corso gli incontri tra investitori e startup dove si discuteranno prodotti, business plan, e potenziali effettivi carte alla mano. «Ci stiamo lavorando in questi giorni» ha detto a StartupItalia! Mariarita Costanza, «per ora saremo i 5 shark a lanciarla ma non è escluso che cercheremo altri partner per garantire il massimo supporto possibile alle aziende in cui abbiamo investito». il merito del programma è aver portato in prima serata e ad un pubblico di millennials un po’ di cultura d’impresa. La sfida di fare di un’idea un business, un’azienda, qualcosa di proprio. E’ questo forse, fondo di investimenti a parte, il lascito più grosso di questo format. Il fondo sarà presieduto da Fabio Cannavale, si chiamerà Shark Bite, dovrebbe avere una valore complessivo di 5 milioni e raccoglierà anche altri investitori che vorranno far crescere le startup selezionate con una quota nel veicolo finanziario che non potrà essere inferiore a 50 mila euro. La forma giuridica non è ancora stata definita, ma si è detto, le due diligence ad oggi (11 giugno) sono ancora in corso.
Mariarita Costanza: «Cosa mi ha lasciato l’esperienza di Shark Tank»
Gli investimenti della terza puntata
8 startup hanno convinto gli investitori nell’ultima puntata andata in onda. Sono stati investiti 1.270.000 euro. L’investimento più grosso se lo sono garantiti le biciclette galleggianti di Shuttle Bike e la raccolta differenziata intelligente di Genius om: 250 mila euro per uno. 200 mila invece al raccoglitore mobile di eventi Whazzo. La classifica degli investimenti più corposi non varia molto. Rimangono in testa AirLite coi 750K di Cannavale e IPPS e Flowerssori con 500K di Costanza il primo e Cannavale e Dettori il secondo. Ecco il grafico, cliccateci su per vedere tutti i dettagli delle operazioni.
Classifica degli investitori
Varia poco rispetto alla precedente. Fabio Cannavale arriva ad investire nelle startup andate in onda quasi due milioni di euro. 1.896.000 euro. Lo segue Gianluca Dettori con poco più della metà. A seguire Costanza con 750K, Vigorelli 335K e Bonetti 316K.
Le nostre pagelle di Shark Tank Italia
Fabio CANNAVALE, voto: 8,5
In tre puntate ha speso quasi 2 milioni di euro (1.983,9K), ovvero quanto il bilancio annuale di un piccolo comune italiano. Dietro il maglioncino arancione e l’occhio azzurro è venuto poco a poco a galla il predatore. Si è fatto conoscere subito con i 750K per AirLite, nella seconda ha tentato il colpaccio offrendo un milione su GreenRail, nella terza tra un sorriso e stoccata ha chiuso comunque affari per qualcosa come 700K. Ogni volta che un’idea lo solletica non solo cambia espressione, ma chiude il pugno della mano destra e inizia quasi a mimare lo snocciolare del rosario della nonna. Bravo il regista che è riuscito a catturare queste sfumature (e a farcele notare).
Il voto scaturisce dalla media matematica tra i voti già espressi nelle prime puntate (9 nella prima e 8 nella seconda) e nella terza puntata, nella quale a nostro avviso il capitano Cannavale si è meritato un bel 8,5.
Irraggiungibile
Gianluca DETTORI, voto: 7,5
Di lui abbiamo scritto già molto. Abbiamo detto che è telegenico da fare paura, che insieme a Vigorelli è lui a fare le veci del conduttore in un format che ne è privo, abbiamo anche detto della “cazzata gigatonica” e delle migliori affermazioni top (virali anche sul web). E’ un bravo surfista, sa studiare il mare e aspettare la sua onda. Infatti gli investimenti anche da parte sua sono arrivati come se piovesse (specie nella seconda puntata). Investimenti che ha scelto di differenziare, ma con una propensione evidente a scommettere nel comparto education (vedi Flowerssori e LimVtouch).
Dopo il suo 7 della prima puntata e la performance straordinaria della seconda che gli è valsa un 9 ci aspettavamo che mantenesse il trend, invece nella terza puntata siamo costretti a confermare il voto della prima: 7. Una media di 7,6, quindi, che arrotondato per difetto diventa un 7,5.
Domatore.
Mariarita COSTANZA, voto 7
Dopo l’exploit della prima puntata solo poca roba da parte di nostra signora del software. Che anche nella terza puntata ha fatto un investimento notevole (140K) sulla tastiera innovativa KeyBeez del giovane informatico Marco Papalia. Inizia, però a contendere al buon Luciano Bonetti il record di chi fa prima a chiamarsi fuori da ogni affare. Nonostante ciò abbiamo motivo di credere che l’imprenditrice pugliese abbia in serbo ancora il colpaccio.
By the way, se consideriamo che fino a poco tempo fa neanche noi addetti ai lavori sapevamo di lei (o meglio, sapevamo molto poco), possiamo comunque affermare senza timore di smentite che è lei la rivelazione di Shark Tank Italia.
Purtroppo con la terza puntata dobbiamo ancora scendere: troppe le volte in cui ha mollato la preda senza neanche lottare: sei e mezzo. Ci sono però l’8 della prima puntata e il 7 della seconda. Che consegnano a Mariarita Costanza una media matematica del 7,1. Arrotondiamo (per difetto): 7.
Sorpresa
Luciano BONETTI, voto 6,5
Eppur si muove! Non sappiamo se sia una mossa degli autori, che (forse) potrebbero aver scelto di confezionare in un’unica puntata tutti gli affari del presidente di Foppapedretti. Fatto sta che il Bonetti nella terza puntata ha scucito i soldi, finalmente! Evento talmente raro (179,9K in un sol colpo: 80K per Pelty, 83,3 per WitWater, 16,6K per Ortocubo) da meritare a nostro avviso un voto di sostanza: 7,5.
Facendo la media con il 5 rimediato nella prima puntata e il 6,5 della seconda l’uomo con gli occhiali più belli del mondo arriva a un 6,3, che arrotondato doverosamente per eccesso gli consegna la piena sufficienza: 6,5.
Genovese.
Gianpietro VIGORELLI, voto: 6,5
Se l’edizione italiana di Shark Tank fosse una spy story lui sarebbe di certo “il regista occulto”, o meglio ancora “il grande manovratore.
Non è uno squalo, non in termini di affari. I numeri parlano chiaro: in tutto finora ha speso 372,3K, praticamente il costo di un bel appartamentino al centro di Milano. E non ha fatto un solo investimento uno in autonomia. Ma non c’è stata trattativa nella quale il suo parere – seppur a preambolo di “mi chiamo fuori” – non ne abbia effettivamente indirizzato sin dall’inizio il buono o il cattivo esito. Ecco, in questo forse è molto più squalo lui di tutti gli altri: un vecchio squalo, che anziché mettere in gioco le sue fauci dirige come un direttore d’orchestra le pinne di squali più giovani e sanguigni.
Per questo motivo il successo del programma passa indifferibilmente dalla sua presenza nella squadra degli investitori.
Finora ha avuto un 7 nella prima puntata e una modesta sufficienza nella seconda. Con gli affari conclusi nella terza (e per il guizzo a sorpresa su WitWater) si è guadagnato un bel 7. Quindi calcolatrice alla mano ha un 6,6 di media, che arrotondato per difetto diventa un 6,5.
Stratega.
Pitch: il migliore e il peggiore
Miglior pitch, ex aequo per Marzari e De Lisi (voto 8)
Diciamo subito che molta acqua, anzi proprio un oceano, separa i pitch degli startupper nostrani da quelli degli Usa. L’apolide Merih Marzari, con la sua borsa da viaggio Wisshbag e quello di GreenRail di Giovanni De Lisi.
Sia chiaro: il trascorso commovente e drammatico dell’apolide Merih non ha nulla a che vedere con il nostro giudizio. Ci basiamo su due semplici fatti oggettivi: il primo, l’onesta della cifra richiesta. L’aspirante startupper di origine turca ha chiesto solo 10k per il 10% della sua costituenda società, perché il suo obiettivo era chiaro sin dall’inizio, cercare un socio. Non i soldi. Il secondo aspetto, non meno rilevante è la “presenza” che Marzari ha saputo spendere di fronte agli investitori: non solo è stato conciso ed esaustivo, ma ha fisicamente comunicato sicurezza. E questa è stata la sua arma vincente.
De Lisi è alla soglia dei trent’anni e sa che sta giocando forse l’occasione della sua vita. Ha espresso agli sharks una richiesta di 1 milione di euro per il 3%, quasi a voler dire Cannavale, Dettori & co. “attenzione, non sono un ragazzino anzi sono più shark di voi”. Si vede che i pitch li sa fare, non è uno che improvvisa. E’ apparso determinato e cosciente del fatto suo. Il rifiuto dell’investimento di Cannavale conferma il suo coraggio. Chapeau.
Leoni.
Tutti le idee di impresa presentate a Shark Tank in un unico post
Il peggiore, il compattatore Geniusom di Falace (voto 2)
Eravamo indecisi – nell’ordine – tra la “La culla dell’amore” e la bara coi cuoricini a portar via in ricordo del caro estinto de “Lo scrigno del cuore” e tra il Bollock (che nome fantasioso), l’antifurto blocca pedali che «dovrebbe funzionare sulle Smart del 2002-2005» (cit.!). Ma poi sul finire della terza puntata abbiamo visto lui, l’eclettico partenopeo Luca Falace, inventore del compattatore per rifiuti domestico Geniusom.
Ha esordito il suo pitch dimenticando di specificare quale fosse la percentuale di equity che avrebbe riconosciuto in cambio dei 250K richiesti per entrare in società, suscitando l’ironia di Dettori che non ha mancato di cogliere la palla al balzo per rosolare ben bene l’aspirante startupper.
Falace ha portato in studio per la “simulazione” (i 250K sono richiesti per realizzare la prototipazione della sua idea) una specie di sparecchiatavola da salotto ad ante riverniciato con spray argentato e con un tablet piazzato al centro a mo’ di display. Molto molto molto simulazione, diciamo. E perché non portare in studio il vero prototipo? «perché se viene visto si capisce come funziona». Motivo per il quale «è stato creato e poi distrutto», dice Falace.
Vi starete chiedendo in questo momento per quale assurdo motivo gli autori di questo articolo abbiano decretato che il peggior pitch sia proprio quello che “tra i peggiori” ha comunque ottenuto un investimento, infatti Cannavale alla fine ha offerto i 250K richiesti, anche se per la percentuale bulgara del 70%. E’ presto detto: perché forse l’idea imprenditoriale c’è (altrimenti col cavolo che uno come Cannavale ci avrebbe investito un solo euro), o comunque c’è un mercato. Quindi è il peggior pitch perché in questo caso, nonostante la genialità dell’idea, un imprenditore in preda al terrore che gli rubino l’idea e che, soprattutto, non conosce questo mondo (non dimentichiamo che ha esordito dicendo a Dettori «ah sì, lei è un venture capitalist, ottimo!»), potrebbe aver regalato al suo nuovo socio una gallina dalle uova d’oro.
Fifone.
Le altre pagelle
Le schede delle startup e i testi degli autori (voto 5)
E’ vero, è ancora troppo presto per fare dei bilanci definitivi, ma ci aspettiamo di più e meglio dalle prossime puntate. E’ vero che il pubblico di Italia 1 è pur sempre quello dei Simpsons, ma preferiremmo che in questo aspetto gli autori scelgano di privilegiare il format originale. Lo storytelling, ragazzi, è una cosa seria. Viziateci un po’ di più.
Rimandati a settembre.
Web e social experience (voto 7)
Visto dal lato di chi vede il programma e non sa nulla di startup, pitch, round, eccetera, è centomila volte più utile il sito internet che il programma. Oltre ovviamente alle puntate ed alle singole clip delle startup c’è la parte dedicata alle news, ci sono le guide (anche in video pillole), e la grafica, anche se ancora ancorata ai primi anni duemila, è comunque accattivante e piacevole.
Quanto a twitter, complimenti ai social media manager! La campagna di “preparazione” alla messa in onda delle prime puntate è partita con largo anticipo, ed è stata ben fatta: dalle infografiche sugli investitori, ai numeri del mercato delle startup in Italia, alle fotonotizie, ai singoli tweet. Tutto fatto taggando puntualmente @startup_italia, @chefuturo (di cui peraltro Dettori è tra gli autori principali) e gli influencers dell’ecosistema dell’innovazione italiano.
Un po’ pochi i followers, soprattutto se paragonati ai numeri dell’audience. L’account @SharkTank_IT al momento in cui chiudiamo questo pezzo ne conta 3.447. Praticamente il numero delle startup presenti in Italia.
Puntuali.
Arcangelo Rociola Twitter @arcamasilum
Aldo Pecora Twitter @aldopecora