Intervista a Federico Schiano di Pepe, cofounder di CoContest, selezionata dall’ambito programma di accelerazione della Silicon Valley: «Porteremo negli Usa il design italiano, ecco come li abbiamo convinti»
Filippo Schiano di Pepe e Alessandro Rossi sono già negli Stati Uniti. Federico, 26 anni, fratello di Filippo, li raggiungerà tra due settimane. La loro CoContest ha vinto la selezione per partecipare ad uno dei programmi di accelerazione più ambiti della Silicon Valley, 500 Startups. Ed è un obbiettivo che i founders della startup romana hanno voluto fortemente per portare la loro piattaforma di crowdsourcing sul mercato americano. I due cofounder già negli Usa, 33 e 27 anni, hanno già iniziato il programma con le altre 29 selezionate, partito lunedì 27 aprile. Due tutor li affiancheranno per rafforzarsi sul piano delle vendite e del business. Obbiettivo: «decuplicare i nostri numeri» racconta Federico. «In fase di selezione ci hanno detto che è nel nostro potenziale, e lavoreremo in questi tre mesi per raggiungerlo». Nata nel 2012, Cocontest offre la possibilità a chi vuole arredare, rifare, migliorare la propria abitazione, ufficio o studio, di mettere sul sito le proprie planimetrie e chiedere alla community di architetti che la popola (ad oggi 20mila, da 90 paesi nel mondo) di proporre la propria idee. Quella che convince di più il cliente se la aggiudica. Nel 2013 hanno ottenuto due round di finanziamento, da Startup Chile e L-Venture, per un totale di 170 mila euro. Ad oggi hanno lanciato circa 400 contest. Ora il grande salto negli Usa. Dove sperano di vederli aumentare rapidamente.
Passare la selezione non è facile, ci racconti come è andata?
Il mese scorso siamo andati a San Francisco dopo che la nostra application è stata accettata per il colloquio. Lì abbiamo incontrato Christine Tsai (cofondatrice di 500 Startups insieme al guru Dave McClure, ndr) e altri manager. 30 minuti di colloquio. Volevano capire chi eravamo, quanto eravamo affiatati come team, e cosa facevamo precisamente. Qualche giorno fa ci hanno detto che eravamo stati presi alla nella sede di Mountain View (la seconda è a San Francisco).
Perché avete deciso di partecipare alla selezione?
Abbiamo cercato per due anni di fare founding in Italia, ma anche a Londra. Le cose procedevano lentamente e abbiamo deciso di provare lì. Entrare nel mercato americano è il nostro obbiettivo principale, lì c’è un potenziale di crescita enorme, anche perché le parcelle degli architetti sono piuttosto alte. Vogliamo mettere in contatto quel mercato col nostro portafogli architetti, ad oggi sono circa 20 mila. Molti italiani. E vogliamo fare leva sulla forza del design italiano, che è molto apprezzato negli Usa. E poi, in ultimo, abbiamo valutato che statisticamente dopo i tre mesi di accelerazione le startup di 500 Startups escono con valutazioni a 4 cifre. Insomma i motivi per andarci c’erano tutti.
Cosa li ha convinti secondo te?
Di base siamo una delle poche aziende che fanno crowdsourcing di interiore design. Nel mondo ce ne saranno 4, e possiamo considerarci dei leader anche se in un mercato piccolo. Loro poi fanno molta attenzione al team, a come ti presenti, ai numeri. I nostri sono piaciuti. Abbiamo fatto vedere come funziona CoContest, come avvengono i contest degli architetti, il prezzo tre volte più basso rispetto alla media degli architetti. E si dicono certi che in pochi mesi potrebbero diventare dieci volte più grandi. E forse gli ha convinti anche il fatto che siamo andati lì per il colloquio evitando Skype call. Ci vuole un po’ di convinzione per farsi 5 mila chilometri, no?
Cosa pensate di ottenere da questi tre mesi di accelerazione?
Questi acceleratori ti danno tanto network. Ed è quello che vogliamo. Alla fine investono 75 mila euro (100 mila euro è l’investimento, meno 25 mila di commissioni, ndr) e con 75 mila euro non fai tantissimo. Di sicuro non puoi conquistare il mercato americano. Noi vogliamo entrare e sfruttare tutto l’ecosistema della Silicon Valley. Ma tutto questo non serve a niente se non lavori. Se non fai i compiti a casa.
Quali sono le prospettive di crescita di CoContest?
L’obbiettivo è conquistare mercato dell’interior design. Il mercato dell’architettura si sposterà online. Architetti e clienti si incontreranno sempre più online. E vogliamo essere i primi a coprire questo mercato. Negli usa 3 milioni di ristrutturazioni all’anno. Milioni anche in Europa. E ci sono 1,2 milioni di architetti nel mondo. E’ un mercato che vale centinaia di miliardi. E vogliamo coprirne una buona fetta, puntando sui contest online. E poi c’è un’altro aspetto. In Italia abbiamo migliaia di architetti, bravissimi, ma che si rivolgono ad un mercato piccolo come quello italiano. Molti hanno difficoltà a lavorare. Aprire a loro il mercato Usa, con il fascino dell’italian design sarà un volano di crescita anche per il made in Italy. Perché tra i prossimi obbiettivi di CoContest c’è anche quello di integrare, oltre agli architetti, anche i mobilifici più adatti alle soluzioni. E molto dipenderà da come andrà negli Usa.