Secondo uno studio della Banca Mondiale le terze parti rallentano troppo chi vuole fare impresa e startup: i numeri e le ragioni dello studio Doing Business 2015
Quando si deve concludere un affare, si sa, mettere insieme troppe teste rende tutto più complicato. Lo stesso vale per l’avvio di un’impresa, meno passaggi ci sono e meno persone sono coinvolte, meglio è. La pensa così anche la Banca Mondiale, visto che nel suo annuale rapporto Doing Business che misura l’efficienza e la qualità della regolamentazione ha dedicato un capitolo alla nascita delle startup e al fatto che bisognerebbe restringere al massimo l’utilizzo delle “terze parti” nella loro costituzione.
Questo significa che secondo la Banca Mondiale, la necessità di coinvolgere nella nascita di una nuova impresa avvocati, commercialisti e notai è molto spesso più un costo che una risorsa e per questo andrebbe ristretta al minimo indispensabile. Si tratta di una delle poche volte in cui l’Italia non è così indietro, visto che proprio quest’anno, all’interno dell’Investment Compact è stata prevista la possibilità di costituire una startup con la sola firma digitale (qui trovate la ricostruzione della polemica chiusasi con l’approvazione della norma lo scorso 25 marzo).
Haiti è il posto peggiore. Meglio la Nuova Zelanda
Il caso peggiore esposto da Doing Business 2016 è quello di Haiti in cui per aprire un’azienda servono almeno 12 procedure diverse, tre mesi ed è praticamente impossibile farlo senza l’aiuto di avvocati e notai (i primi scrivono gli statuti delle società e i secondi li certificano). Tutto l’opposto di quanto avviene in Nuova Zelanda, dove per completare l’intero processo di formazione di una nuova azienda bastano poche ore e una sola procedura online. Non sono solo queste le ragioni che portano Haiti ad avere un numero molto ristretto di società (solo 6 ogni 100 mila abitanti in età da lavoro) rispetto alla nuova Zelanda (1.507 ogni 100 mila abitanti in età da lavoro), ma sicuramente le barriere all’ingresso delle nuove imprese ricoprono un ruolo importante nelle dinamiche economiche del paese.
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Gioie e dolori della burocrazia
Certo, anche la burocrazia ha i suoi lati positivi. Come ricorda lo studio della Banca Mondiale, le società registrate tendono ad avere importanti profitti, livelli di produttività e di investimenti. Contemporaneamente, le stesse sono in grado di offrire ai loro dipendenti diversi benefici derivanti dalla sicurezza sociale e dalla protezione legale. Inoltre, più imprese ci sono, più i governi possono allargare la loro base di contribuenti e garantire di conseguenza più alti trasferimenti sociali ed economici. Ma anche quando il contributo delle terze parti non è esplicitamente richiesto, alcuni procedimenti burocratici per niente indispensabili, possono creare ampie opportunità di corruzione e concussione e anche per questo produrre una sorta di circolo vizioso in cui l’intervento di notai e avvocati diventa a quel punto necessario. Secondo la Banca Mondiale:
“le economie in cui i processi di avvio di un’impresa richiedono necessariamente l’intervento di terze parti tendono ad ottenere i peggiori risultati in termini di trasparenza e perfomance della giustizia civile”.
Chi si serve più spesso di avvocati e notai
Nel 53% dei 189 paesi analizzati dal rapporto Doing Business gli imprenditori si servono di notai e avvocati per la costruzione della loro impresa, questo significa che c’è quasi un’altra metà che invece riesce a farne a meno. Farsi aiutare da un legale è molto più comune in un paese dell’America Latina, mentre i servizi offerti dai notai sono diffusi soprattutto in Africa e in Medio Oriente. Tra i paesi Ocse, quelli che utilizzano più spesso i notai nella costituzione delle società sono l’Italia e la Polonia, seguiti dai Paesi Bassi. La professione notarile in alcuni di questi paesi ha fatto però notevoli passi in avanti grazie all’utilizzo delle nuove tecnologie. In Belgio ad esempio il sistema di “e-notariato” – continua il rapporto – fa sì che uno notaio possa ottenere il numero di costituzione di una società in pochi minuti. Il 31% delle economie europee e asiatiche considerano l’attività notarile parte della formalizzazione del business.
Riforme e buone pratiche (anche in Italia)
L’utilizzo dei servizi offerti da notai e avvocati nell’avvio di un’impresa è una pratica adottata e riconosciuta ovunque. I governi però “hanno il potere di alleviare l’onere che questo rappresenta, facendo risparmiare agli imprenditori tempo e denaro”, si legge nel rapporto della Banca Mondiale, che indica una possibile soluzione nella possibilità di renderli almeno opzionali e non più obbligatori. Interventi del genere sono stati portati avanti dal Burundi e dall’Albania, dove in questo modo si riesce a risparmiare l’8% dei costi di avvio di un’impresa. In Portogallo e in Germania già dal 2007 è possibile registrare la propria impresa telematicamente, senza fare ricorso a un notaio. Un’altra soluzione può essere quella di eliminare il ricorso al notaio grazie all’utilizzo della firma elettronica: proprio quello che è stato recentemente fatto in Italia.