L’indagine svolta da Italia Startup svela chei founder sono tutt’altro che giovanissimi e inesperti. Ecco l’identikit dello startupper italiano (ma negli Usa non è molto diverso)
Più di 40 anni e con molta passione per le cose di cui si interessa. È questo l’identikit dello startupper italiano uscito da un’indagine di Italia Startup, che ha preso in esame oltre 400 realtà di cui la maggior parte sono iscritte al registro del Ministero dello sviluppo economico.
Età media: dai 30 ai 40 anni
L’età dei nuovi imprenditori va dai 30 ai 49 anni, un dato che va a sfatare il pregiudizio secondo cui gli startupper sono tutti giovani e inesperti, che con una geniale intuizione riesce a cambiare il sistema in poco tempo. Da quello che emerge dalla ricerca, il founder medio ha una solida esperienza imprenditoriale alla base, che gli permette di lanciarsi in nuove iniziative che sono sempre più spesso scommesse vincenti.
In curriculum laurea e master
Da un punto di vista accademico, il 35% dei nuovi imprenditori ha una laurea di secondo livello, mentre il 32,9% ha conseguito un master. A questi dati, si aggiunge una nicchia di PhD (5,2% dei founder). Sarà anche per questo che nelle startup che nascono sempre di più vengono organizzati momenti di formazione interna per un periodo più lungo di 40 ore a dipendente.
Zuckerberg è un cliché
«Il profilo che emerge dalla ricerca evidenzia come i nuovi imprenditori in Italia siano radicalmente diversi dal cliché del giovane inesperto e ambizioso, nonché dal fondatore di imprese tipico del boom economico», ha commentato il presidente di Italia Startup Marco Bicocchi Pichi, secondo cui: «I nuovi founder hanno una preparazione di alto livello, messa a disposizione dell’economia del Paese. È auspicabile che l’innovazione generata da questo nuovo tessuto inneschi un circolo virtuoso nel quale queste nuove realtà possano interagire con le medie e grandi imprese italiane».
Per Bicocchi Pichi, inoltre, «le professionalità che oggi creano impresa stanno realizzando progetti di alta specializzazione che potrebbero determinare la creazione di cluster specifici. In questo senso le grandi imprese non possono che guardare con interesse alle figure degli attuali founder non giovanissimi che verrebbero immessi in un contesto per loro naturale, per delineare un nuovo sistema di economia della conoscenza in una logica di open innovation».
Negli States non è molto
Di stereotipi che devono essere rivisti parla anche Enrico Gallorini, consigliere di Italia Startup e autore di questa ricerca, secondo cui «i dati sono chiari: le persone, le organizzazioni e le aziende italiane hanno sempre più bisogno di partire da una preparazione e professionalità estremamente elevate, e continuare ad investire in aggiornamento e formazione per generare e garantire valore».
Anche negli Stati Uniti, secondo uno studio condotto dalla Kauffman Foundation effettuate a 549 founder di startup di successo, il fondatore ha mediamente 40 anni di età e fra i 6 e 10 anni di esperienza lavorativa nel settore. Guardando ai cosiddetti “unicorni”, startup di enorme successo e orientate al pubblico di massa sono stati fondati quando l’imprenditore aveva una trentina d’anni. Interessante notare che nel 60% dei casi i team dei fondatori erano composti da professionisti che avevano lavorato precedentemente insieme. Fra i founder americani, però, emerge che solo il 47% ha proseguito gli studi oltre la laurea di primo livello.