I dati di Assobiomedica fotografano la crescita delle startup che si occupano di biomedicacale. Rimondi: «Uniche realtà che fanno innovazione in un settore in crisi»
Sono 255 le startup del settore dei dispositivi medici che operano in Italia su oltre 3mila imprese. È quanto emerge dal Rapporto 2014 di Assobiomedica su produzione, ricerca e innovazione nel settore dei dispositivi medici in Italia, presentato oggi a Roma. Dei nuovi soggetti economici, il 27% si occupa di diagnostica in vitro, mentre il 21% di biomedicale strumentale; il 55% è poi frutto di spin offuniversitari, ovvero della ricerca pubblica.
IL BIOMEDICALE
Nel periodo compreso tra il 2010 e il 2013, inoltre, due imprese su tre del settore hanno introdotto almeno una innovazione e una impresa su due ha depositato o acquisito brevetti. Una dinamica che pone l’Italia al 12esimo posto per brevetti nel ranking internazionale del settore con 70mila domande di brevetto.
“I nostri ospedali – ammonisce il Presidente di Assobiomedica Stefano Rimondi – si stanno impoverendo per i continui tagli e la conseguente riduzione della qualità dei servizi. Valutare solo il prezzo più basso nell’acquisto di dispositivi medici ha portato nel 2013 a un calo della domanda di circa il 4% sia dal pubblico (-3%) che dal privato (-5,8%) e del 11% negli ultimi quattro anni. Si tratta di un dato sconfortante che dimostra come il Servizio sanitario nazionale stia pian piano rinunciando a investire in moderne tecnologie, quando le imprese del settore sono fortemente orientate all’innovazione”.