Torino è, da sempre, una delle metropoli a cui si guarda con più interesse se si parla di innovazione. Proprio quest’anno è stata nominata, non a caso, Capitale Europea dell’Innovazione 2024 durante il Web Summit di Lisbona. «L’assegnazione del ‘Premio Capitale Europea dell’Innovazione 2024’ è un riconoscimento all’impegno e al lavoro per delineare una visione del futuro che abbia cittadini e comunità sempre al centro dei processi innovativi. L’innovazione è un potente strumento per creare ambienti più giusti, più sostenibili e vivibili. Grazie alle nuove tecnologie e alla pianificazione urbana è possibile migliorare sia la qualità della vita che il livello del servizio pubblico rivolgendo la nostra attenzione a sostenibilità, efficienza energetica, comunicazioni e gestione delle emergenze», aveva commentato, in quell’occasione, il sindaco di Torino. Proprio nella città della Mole questo giovedì fa tappa il nostro consueto appuntamento con Viaggio in Italia, il tour alla scoperta dei luoghi dell’innovazione italiana. Questa volta a farci da cicerone abbiamo un’ospite davvero speciale: Paola Pisano, direttrice del laboratorio di intelligenza artificiale e dati HighESt Lab di Torino, docente di Economia dell’Innovazione all’Università di Torino ed ex ministra dell’Innovazione e Digitalizzazione.
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Cosa si studia nell’HighESt Lab di Torino
«In HighESt Lab, laboratorio di big data e AI, applichiamo e miglioriamo l’intelligenza artificiale nel contesto della formazione, della ricerca e con le aziende – commenta la direttrice Pisano – Per capire come farlo al meglio è nato il lab, con un team di 6 professori, 3 ricercatori e una decina di associati tra studenti, tesisti ed esperti di discipline differenti: dalla statistica all’informatica, dalle scienze umane all’economia, dalla cultura e società alla filosofia. Il progetto è nato in partnership con 3 aziende: Oracle, Technology Reply e Tim, che hanno creduto in questa iniziativa dotando HighESt Lab di un’infrastruttura tecnologica e di risorse umane competenti nell’applicazione e sviluppo dell’AI».
HighESt Lab nasce presso il dipartimento di Economia e Statistica dell’Università Cognetti de Martiis dalla volontà del dipartimento e della sua direttrice, Elisabetta Ottoz. «Da professori, il nostro obiettivo è quello di tirare fuori il meglio dagli studenti e dalle studentesse che si formano nell’Università di Torino creando un ambiente di apprendimento più efficace, equo e coinvolgente per tutti – continua la direttrice – L’intelligenza artificiale, come ben sappiamo, è la tecnologia dei “paradossi”: è potente ma può essere soggetta a fallimenti, come inventare informazioni o non essere abile nel ripetere processi con coerenza o nell’affrontare calcoli complessi. Per fare un esempio, scopriamo che se utilizzata dagli alunni per svolgere dei compiti può compromettere l’apprendimento perché elimina una serie di domande e interazioni che prima, invece, venivano svolte dallo studente stesso (come, per esempio, chiedere aiuto a un/a collega). Con l’AI, questo passaggio salta, e così si riducono anche le competenze. Con la nostra ricerca, insieme ai partner, cerchiamo di fare in modo che le competenze, invece, non si abbassino con alcune tecniche come gli agenti o i prompt tutori, da utilizzare nei sistemi di GenerativeAI (come Chatgpt). Queste tecniche migliorano l’interazione con i sistemi di Intelligenza artificiale e sembrano avere un impatto positivo anche sull’apprendimento».
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Quanto conta la ricerca all’HighESt Lab?
«Per noi la ricerca è fondamentale e la studiamo da due punti di vista: da un lato, quella sull’AI, per sviluppare l’Intelligenza artificiale in modo che faccia quello di cui abbiamo bisogno (per esempio nei contesti aziendali). Dall’altro, sul processo di ricerca, ossia sulle attività di noi ricercatori in cui l’AI può essere utile per affinare le nostre idee e farle diventare sempre più innovative, oppure per aiutarci nel trovare risorse economiche adeguate individuando bandi che possano sostenere le nostre attività – spiega Paola Pisano – Su questo tema stiamo lavorando insieme a Technology Reply allo sviluppo di un agente virtuale che, spero, entrerà a far parte dei nostri team di ricerca. Il tutto non può prescindere da una infrastruttura cloud sicura e scalabile che Oracle mette a disposizione per il laboratorio».
L’auspicio della direttrice: «É che a questo progetto lavorino almeno 40 brillanti persone e diventi un modello replicabile. Non solo in Italia, ma anche all’estero. Vorremmo che un giorno, un laboratorio come il nostro fosse presente all’interno di ogni Università, nella speranza che più esperti del mondo accademico, dell’industria e del governo condividano le proprie esperienze, mostrando cosa funziona e cosa no nell’AI».