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Ogni anno, le aziende farmaceutiche investono miliardi di euro per sviluppare nuovi farmaci, affrontando il lungo percorso dalla sperimentazione preclinica alla certificazione finale. Nonostante l’impegno economico, il tasso di insuccesso rimane elevato, con gravi ricadute sui costi e sui tempi di accesso a cure innovative per i pazienti. È in questo contesto che la startup Heremos si propone come game changer, combinando tecnologie wearable avanzate e Intelligenza artificiale per ridefinire le regole del gioco.
Con il suo approccio basato sull’estrazione e l’analisi di biomarcatori digitali, Heremos mira a migliorare la precisione e l’efficienza dei trial clinici, riducendo i tempi di ingresso sul mercato dei farmaci e ampliandone le possibili applicazioni terapeutiche. Un’innovazione che risponde alle sfide di un settore sempre più competitivo e interconnesso, offrendo un esempio concreto di come il talento e la visione possano proiettare il sistema Italia sulla scena globale. La sua missione è supportare le aziende farmaceutiche e le strutture sanitarie nel fornire terapie ottimali ai pazienti, accelerando la ricerca farmacologica e migliorando l’efficacia e la sicurezza dei trattamenti.
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Heremos parteciperà a SIOS24 Winter il prossimo 17 dicembre a Milano, a Palazzo Mezzanotte sede della Borsa Italiana, essendo tra le 12 startup finaliste del Global Startup Program (GSUP), la call internazionale promossa da ITA – Italian Trade Agency – che ha selezionato 60 startup per un percorso di accelerazione internazionale. Queste realtà imprenditoriali, di cui Heremos fa parte, hanno potuto affinare i loro modelli di business e aprirsi ai mercati globali grazie a un programma di quattro settimane con acceleratori esteri. La startup vincitrice che sarà premiata a SIOS24 Winter rappresenterà l’Italia al Viva Technology di Parigi nel 2025, un riconoscimento che valorizza il potenziale dell’innovazione italiana e apre nuove prospettive di crescita e visibilità sul mercato globale.
Ne abbiamo parlato con Giulia Di Tomaso, CTO e Co-Founder di Heremos.
Giulia Di Tomaso, CTO e Co-Founder di Heremos
Qual è la missione della vostra startup e in che modo l’esperienza internazionale e il supporto dell’ICE vi stanno aiutando ad affermarvi?
La missione di Heremos è rivoluzionare il settore dei trial clinici, migliorando il tasso di successo degli studi e accelerando lo sviluppo di terapie mirate. La startup combina una sensoristica wearable innovativa, in grado di raccogliere dati fisiologici con una precisione 40 volte superiore agli standard attuali, con una piattaforma proprietaria di Intelligenza Artificiale per individuare nuovi biomarcatori digitali.
Grazie al programma Global Startup Program (GSUP) e al supporto dei tutor coinvolti, Heremos ha avuto accesso privilegiato a un network di partner strategici e potenziali investitori. Questo ha generato opportunità concrete di collaborazione e progetti che verranno implementati nei prossimi sei mesi, un risultato reso possibile dal supporto ricevuto durante il percorso a Los Angeles e nella Silicon Valley.
Qual è il vostro mercato di riferimento e come l’internazionalizzazione stanno trasformando il vostro approccio strategico?
Il nostro obiettivo è sviluppare nuovi biomarcatori digitali per supportare i trial clinici finalizzati alla certificazione di farmaci. Ogni anno, le aziende farmaceutiche investono centinaia di milioni di euro nei processi di raccolta e analisi dei dati, affrontando la complessa transizione dal modello animale a quello umano e, infine, alla certificazione del farmaco. Grazie alla nostra metodologia, all’infrastruttura tecnologica e ai modelli matematici che sviluppiamo, offriamo alle case farmaceutiche la possibilità di ridurre significativamente il rischio di insuccesso dei trial clinici, accelerando al contempo i tempi necessari per ottenere la certificazione e l’ingresso sul mercato.
Un obiettivo complementare del nostro lavoro è fornire indicatori utili per attestare il potenziale utilizzo dei farmaci testati anche in ambito terapeutico per nuove patologie. Inoltre, stiamo esplorando nuovi settori che richiedono biomarcatori digitali e dati, come il miglioramento delle prestazioni atletiche e le applicazioni in contesti sportivi.
Operiamo in mercati globali, rendendo l’internazionalizzazione un processo naturale per il nostro sviluppo. Grazie alla missione ICE e al supporto dei mentori coinvolti, abbiamo potuto accedere a ecosistemi e interlocutori strategici che, per una startup come la nostra, sarebbero stati difficili da raggiungere autonomamente.
Voglio sottolineare che far crescere una startup medtech, soprattutto quando include la componente di hardware proprietario, rappresenta una sfida particolarmente complessa, sia in termini di tempo che di risorse finanziarie da investire.
In che modo l’opportunità di partecipare a una rete globale di innovazione, come quella offerta dal programma ICE, sta contribuendo a rafforzare le vostre capacità tecnologiche?
Spesso non ci rendiamo conto di quanto il nostro sistema, inteso come Italia, sia distante da realtà come quella californiana. Pur essendo leader in molti settori, nell’ambito dell’innovazione su tematiche come la nostra abbiamo probabilmente accumulato un ritardo che sarà necessario colmare.
Quando abbiamo iniziato questa avventura, sapevamo chiaramente che il prodotto che stavamo sviluppando, con hardware e software proprietari, era pensato per generare un tipo di dato molto specifico destinato a sistemi di intelligenza artificiale. Tuttavia, al tempo, i sistemi di AI non esistevano nella forma in cui li conosciamo oggi. Vedere da vicino il dinamismo californiano, dove in pochi mesi nascono realtà capaci di rivoluzionare profondamente determinati processi, ci ha dato una spinta enorme, rafforzando anche la fiducia in noi stessi.
Interagire attivamente e in maniera dinamica con quell’ecosistema ci consentirà di superare i nostri limiti e di integrare i nostri sistemi con soluzioni ormai consolidate, fornite da player come Amazon Web Services (AWS). Questo tipo di confronto e collaborazione rappresenta per noi un’opportunità fondamentale per accelerare la nostra crescita e posizionarci in un mercato globale sempre più competitivo.
Se doveste vincere il premio per la trasferta al VIVATECH PARIGI, come intendete sfruttare questa opportunità?
VivaTech Parigi, con il suo focus sull’intelligenza artificiale come area chiave, riflette l’impatto profondo che questa tecnologia sta avendo sull’innovazione a livello globale. L’introduzione di spazi tematici come l’”AI Avenue” sottolinea ulteriormente questa centralità. Essere presenti su un palcoscenico di tale prestigio rappresentando l’Italia ci offrirebbe un’enorme opportunità per presentare il nostro prodotto e la nostra visione a key player globali del settore. Questo ci consentirebbe non solo di amplificare la visibilità ottenuta grazie al supporto di ICE durante il Global Startup Program (GSUP), ma anche di rafforzare la nostra posizione in vista di eventi come il SIOS 2024.
Per la nostra startup, VivaTech Parigi potrebbe rivelarsi un’occasione irripetibile per accelerare la crescita, favorendo incontri con partner strategici e investitori fortemente interessati al nostro settore. Una piattaforma così rilevante ci aiuterebbe a consolidare il nostro ruolo in un mercato sempre più competitivo e orientato all’innovazione tecnologica.