La violenta esplosione che a Calenzano, in provincia di Firenze, per ora ha causato la morte di un uomo e ha ferito 7 persone è avvenuta in un sito di stoccaggio Eni. Il governatore della Regione Toscana, Eugenio Giani, ha affermato: «Al momento la situazione dei feriti trasportati nei nostri ospedali, in continua evoluzione: 2 codici verdi a Careggi, 1 codice rosso ustionato a Careggi, 1 codice giallo per trauma cranico a Careggi, 1 codice rosso al Centro Grandi Ustioni di Pisa, 2 codici gialli all’ospedale di Prato». Intanto, la Protezione Civile ha invitato i cittadini che vivono nelle vicinanze a tenere le finestre chiuse, ma che cosa si faceva nel deposito di Calenzano?
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Il deposito Eni di Calenzano
L’esplosione è avvenuta nel deposito carburanti Eni di Calenzano, un’area di carico dove le autobotti si riforniscono di carburante. Questo sito è strategico per la multinazionale degli idrocarburi perchè grazie a due oleodotti, lunghi circa 90 chilometri, che collegano la raffineria con il deposito di Calenzano, ogni anno vengono trasferite oltre un milione di tonnellate di prodotti petroliferi, in gran parte benzine e gasoli.
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Come si legge nella relazione tecnica dei processi produttivi di Eni, la gestione di questi impianti è di competenza di una società terza che appartiene al Gruppo Eni PRAOIL.