Venerdì prossimo, il 13 dicembre, sarà proprio un venerdì nero perché il sindacato Usb ha indetto uno sciopero generale dei lavoratori di tutte le categorie pubbliche e private. I disagi più grandi, come sempre, rischiano di verificarsi nel settore dei trasporti. E a Milano a sospendere le attività lavorative potrebbero essere non solo i lavoratori di Atm, ma anche la sigla Al Cobas che potrebbe causare possibili cancellazioni e disagi nei treni regionali di Trenord. Ecco quali sono le fasce di garanzia durante le quali si potrà viaggiare senza particolari problemi.
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Le fase di orario garantite
A Milano la protesta del personale delle linee di superficie e metropolitane scatterà dalle 8.45 alle 15 e dalle 18 fino al termine del servizio, secondo quanto ha confermato Atm in una nota. Due sono, quindi, le fasce di garanzia previste: da inizio servizio alle 8.35 e dalle 15 alle 18. In quelle finestre i viaggiatori potranno circolare regolarmente, mentre nel resto della giornata metro, bus e tram rischiano di fermarsi. Trenord ha comunicato possibili disagi a partire dalle 21 del 12 dicembre, mentre negli orari 6-9 e 18-21 viaggeranno i treni garantiti. Nel caso di cancellazione dei treni del servizio aeroportuale, fa sapere Trenord, saranno istituiti bus senza fermate intermedie tra:
- Stabio e Malpensa Aeroporto per il collegamento aeroportuale S50 Malpensa Aeroporto – Stabio;
- Milano Cadorna e Malpensa Aeroporto per il Malpensa Express. Da Milano Cadorna gli autobus partiranno da via Paleocapa 1.
Qui l’elenco dei treni garantiti.
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I motivi dello sciopero
L’unione sindacale di base ha diffuso, in un comunicato, le ragioni dello sciopero: “È ora di convocare uno sciopero generale che coinvolga tutte le categorie del mondo del lavoro e metta in movimento anche il resto della società, perché le scelte che questo governo sta realizzando hanno delle ricadute pesanti non solo sulle condizioni di lavoro ma anche sulle condizioni di vita, sul sistema dei servizi e più in generale sulle libertà democratiche e sul rischio sempre più concreto di vederci coinvolti in una pericolosissima spirale di guerra”, si legge nella nota.
“Dopo una serie di agitazioni già proclamate in diverse categorie che si svolgeranno nelle prossime settimane, dopo le manifestazioni organizzate lo scorso 19 ottobre in tutto il paese contro il ddl 1660, dopo le manifestazioni di sostegno alle ragioni della resistenza palestinese che hanno sfidato i divieti illegittimi voluti dal Ministro degli Interni, l’unione sindacale di base proclama lo sciopero generale per il prossimo 13 dicembre”, l’annuncio della sigla.
“La lista delle ragioni che spingono a convocare lo sciopero generale si allunga ogni giorno. C’è un disegno generale che il governo Meloni sta portando avanti che concentra le risorse per l’economia di guerra, aumenta le disuguaglianze sociali e ci trascina verso l’abisso di una nuova guerra mondiale. Non c’è un solo ambito della vita sociale, politica e culturale del Paese che non sia sotto attacco, dalla scuola alla sanità, dall’ambiente alla sfera dei diritti civili, dall’accoglienza alla restrizione degli spazi di democrazia. E – hanno proseguito da Usb – sul piano economico e del lavoro c’è una scelta netta dalla parte delle banche e delle grandi imprese, una politica economica che asseconda la deindustrializzazione e ci condanna alla turistificazione della penisola”.
“È il nostro futuro che questo governo sta ipotecando. Non solo perché rende vulnerabili i nostri territori di fronte all’aggravarsi della crisi climatica, non solo perché prospetta una vecchiaia di pensioni da fame per tutte le nuove generazioni, non solo perché cancella diritti fondamentali come quello di curarsi o di avere un alloggio dignitoso, ma anche perché – hanno concluso dal sindacato – vuole imporre una cultura che colpisce i diritti degli ultimi e alimenta la guerra ai poveri”.
Le richieste di Cobas Atm
Cobas Atm ha riassunto così le sue motivazioni: “Un altro accordo che esclude una fetta consistente di lavoratori, che aumenta le differenze salariali in azienda, che discrimina e punisce, che non affronta né risolve il problema dei salari d’ingresso per i neoassunti, tanto meno della perdita del potere d’acquisto degli stipendi di tutti. In Atm si preferisce investire sui ‘vecchi’, incentivando con mille euro i pensionandi che rinviano l’esodo, piuttosto che ridare dignità al salario dei giovani”.