La Second Hand Economy nel 2023 valeva 26 miliardi di euro (+44% rispetto al primo anno di rilevazione) ovvero l’1,3% del Pil nazionale. A dirlo sono i dati dell’ultimo Osservatorio Second Hand Economy condotto da BVA Doxa per Subito, che evidenzia come questo settore di mercato rappresenti una leva strategica anche nel nostro Paese. Il mercato ”online” fa la parte del leone, soprattutto nell’elettronica, che rappresenta una buona fetta del business, ma ci sono ancora realtà che, seppur lavorando nel tech, riescono a fare impresa puntando sul negozio fisico di prossimità, come Seconhand Mobile, PMI nata a Genova nel 2018 che da 6 anni dona una seconda vita agli smartphone di qualsiasi brand e dimensione. Questo nuovo (e ultimo) appuntamento con le startup a impatto sociale si immerge in questo mondo di telefoni ricondizionati che va controcorrente.
La scelta controcorrente di Secondhand
Dai risultati comunicati dall’Osservatorio di BVA Doxa, gli italiani più appassionati di second hand appartengono alla GenZ (88%), ai Millennials (76%) e alle famiglie con bambini (75%). Il fattore generazionale, con la crescente digitalizzazione dell’approccio ai consumi che diventano sempre più orientati all’e-commerce, si riflette anche nella crescita della dimensione online del mercato, che oggi rappresenta il canale preferenziale per la compravendita di beni di seconda mano per il 63% degli intervistati e genera il 50% del valore economico complessivo: 13 miliardi di euro.
Nel 2023, la second hand si trovava al terzo posto tra i comportamenti sostenibili messi in atto dal 60% degli italiani, preceduta solo dalla raccolta differenziata (91%) e dall’acquisto di lampadine a LED (68%). In questo quadro, la PMI Secondhand mobile ha giocato d’anticipo. «Con i miei due soci, Leo Bontà e Marco Langella, che è mio cugino, avevamo un’attività commerciale a Genova aperta nel 1989 legata alla telefonia – racconta il CEO di Secondhand Mobile, Luca Matteoni – Fino al 2006-2007 abbiamo lavorato prevalentemente con operatori telefonici, dai quali ci siamo affrancati per l’assenza di prospettive imprenditoriali. Prima di fare questo passaggio, abbiamo riflettuto a lungo su quali fossero le skills sulle quali avremmo potuto puntare. Tra queste, c’erano sicuramente quelle della riparazione e vendita dell’usato, che abbiamo sempre seguito come business. All’epoca eravamo i precursori di questo tipo di fenomeno: un vantaggio che ci ha portato a crescere esponenzialmente. Ma per sostenere questa crescita verticale era necessario avere a disposizione un gestionale che ci aiutasse a regolare ogni singolo aspetto di un mercato ancora acerbo, da quello amministrativo a quello legale oltre che commerciale. Non essendo presente sul mercato un software specialistico adeguato, ce lo siamo creato». Così Luca, Leo e Marco hanno continuato il loro progetto che è sbocciato, nel 2018, nella nascita di Secondhand Mobile.
Come è nata Secondhand Mobile
«Una volta maturato il know-how giusto per gli acquisti, la vendita e il software che ci permetteva di gestire tutti i processi, abbiamo intuito la potenzialità di proporre ad altri rivenditori il nostro modello di business. Oggi abbiamo 350 punti vendita e dal 2022 siamo entrati anche nella Gdo, presidiando, così, tutte le realtà del segmento retail con una formula “shop in shop” e un progetto “chiavi in mano” che consente ai nostri partner di essere presenti in questa nicchia di mercato». Secondhand ha 130 affiliati che ritirano e vendono i loro prodotti per conto loro e, nel 2025, ha intenzione di lanciare il B2C non solo nell’online, bensì tornando al vecchio negozio fisico. «Forse è proprio questa la nostra unicità – racconta Luca – Andare controcorrente non presentandoci solo come negozio e-commerce ma fisico. Vendendo il prodotto ricondizionato nei punti vendita abbiamo un vantaggio rispetto all’online perché i clienti lo vedono, lo toccano, lo provano. L’usato non è considerato una produzione ma un lavorato. Siamo ripartiti dalle ceneri di quello che un tempo era il nostro lavoro per dare vita a qualcosa di nuovo che oggi sta andando molto bene e che conta un core team composto da una trentina di persone». Con un’ampia gamma di dispositivi rigenerati venduti con garanzia di 12 mesi e una supervalutazione dell’usato senza vincoli a lungo termine con gli operatori di telefonia, Secondhand si impegna già da 7 anni nella riduzione dell’impatto ambientale.
Cosa aspettarsi dalla PMI in futuro?
Come accennato, il futuro della PMI sarà anche nel B2C con un coinvolgimento attivo dei punti vendita pensati anche come consulenza fisica e, soprattutto, con la possibilità di toccare con mano il dispositivo acquistato, verificandone la qualità estetica dichiarata e mantenendo il punto vendita scelto per il ritiro come garanzia di servizio post vendita e consulenza. «Arrivati a questo punto, stiamo anche lavorando per il lancio del nostro sito e-commerce che avrà la peculiarità di rendere fisica la vendita online coinvolgendo la catena dei rivenditori affiliati e rappresentando un riferimento per il consumatore come punto di consegna e di prima assistenza – conclude Luca – Il nostro sogno per il futuro è quello di un’internazionalizzazione del brand che ci porti a esplorare le potenzialità di nuovi mercati europei, consci dell’unicità del nostro modello ma consapevoli della necessità di reperire investitori finanziari e partner strategici che ci permettano di sostenere uno sviluppo oltre confine. Oggi il nostro fatturato supera i 10 milioni, con un team di 31 persone tra dipendenti e soci. Ma puntiamo a una crescita che ci porti a raggiungere i 15 milioni nel 2025, cavalcando il trend di un mercato in crescita esponenziale non solo nel settore dell’elettronica di consumo».