Sono personaggi che associamo alle automobili e ai folli viaggi in giro per il mondo. Ma James May e Jeremy Clarkson hanno in parte voltato pagina rispetto agli anni di Top Gear e Grand Tour. I due oggi hanno varie attività, tra cui anche la proprietà di un pub a testa: Captain Slow ha The Royal Oak, mentre Clarkson The Farmer’s Dog. Entrambi si trovano in Gran Bretagna.
Come abbiamo scritto sul magazine, il locale di Clarkson ha tra le persone non gradite proprio James May. Ma al di là dei dissapori tra competitor di recente May ha spiegato in un tour del proprio pub in compagnia di Richard Hammond, l’altro membro che completa il trio, quanto poco conveniente sia l’attività per gli affari.
James May, i “consigli” per gestire un pub
Nel filmato caricato nei giorni scorsi su YouTube (lo trovate pubblicato qui sopra) Hammond chiede a May in merito al pub Royal Oak. «Prima di cominciare, ci stai in qualche modo guadagnando?». La risposta è netta: «No, non ci ho mai guadagnato soldi. Tutto quel che faccio qui è spendere soldi. L’ho detto un sacco di volte».
James May ha acquisito The Royal Oak, di cui è co-proprietario, per salvarlo dalla chiusura post pandemia. Ha più volte spiegato che non cura le attività quotidiane, in mano a un manager. Jeremy Clarkson gli avrebbe comunque chiesto consigli prima di buttarsi nell’avventura con The Farmer’s Dog.
In un’intervista May ha detto di aver avvertito lo showman in questa maniera: «Mi ha chiesto un consiglio e gli ho detto: “Non farlo se la stai pensando come un’impresa commerciale, perché non guadagni soldi”. Non gliene ho parlato con lui di recente, ma ho avuto l’impressione che stesse avendo un bel po’ di problemi e perdendo un bel po’ di soldi».
Ma Clarkson non dovrebbe comunque demordere secondo il collega che, a suo modo, lo ha spronato. «Ha un vantaggio: ha un grande pub e un grande parcheggio. Noi siamo strangolati in quanto a parcheggio. E ovviamente è un tipo molto popolare e la gente è molto interessata ad andare a provare il suo pub. Quindi se non può farlo funzionare è davvero un po’ st***o».