Quando si parla di Intelligenza artificiale spesso si pensa a una tecnologia recente e futuristica. In realtà, alcune tecnologie AI esistono da oltre cinquant’anni e sono già utilizzate da tempo in vari settori, incluso il settore pubblico. L’AI non è una novità: ciò che è cambiato è il suo utilizzo e l’enorme quantità di dati ora disponibili per alimentarla. In questo contesto, la Regione Emilia Romagna sta giocando un ruolo di primo piano nello sfruttamento di queste tecnologie per ottimizzare i servizi pubblici.
StartupItalia ha assistito a una dimostrazione pratica di un’innovazione mondiale, alla presenza di Francesco Frieri, Direttore Generale della Regione Emilia Romagna, Eleonora Verdini, responsabile dell’area Dati per la Regione, Stefano Olivucci, responsabile della cartografia digitale, e Luca Catti, responsabile dei servizi IT.
L’importanza dei dati al servizio pubblico
Una delle prime considerazioni da fare riguardo all’AI è che, nonostante la sua potenza, è solo uno strumento che necessita di dati per funzionare. Come afferma Frieri, «il capitale del XXI secolo non è tanto l’AI quanto i dati. Avere i dati in mano pubblica è una scelta strategica e rappresenta un capitale che servirà alle prossime generazioni per produrre economicamente servizi pubblici di qualità». Le tecnologie AI, pur avanzate, non possono prosperare senza una solida base di dati da analizzare. La Regione Emilia Romagna è all’avanguardia a livello mondiale perché possiede un vasto patrimonio di dati pubblici, che le consente di sviluppare progetti sperimentali come Deep Lung, un’architettura di convolutional learning per la diagnosi precoce dei tumori polmonari.
La collaborazione con la Catalogna
Deep Lung è un esempio concreto di come la Regione utilizzi l’AI per migliorare i servizi sanitari. Sviluppato in collaborazione con la regione della Catalogna, il progetto sfrutta decenni di dati raccolti tramite TAC 3D di pazienti oncologici, conservati in archivi digitali pubblici. La Regione Emilia Romagna elabora autonomamente questa mole di dati, senza dipendere da servizi esterni come Open AI. Il sostegno tecnologico di tutti i progetti è “Margherita”, un supercomputer da 3,5 milioni di euro, ispirato alla celebre astrofisica Margherita Hack.
Con una potenza di calcolo di 500 teraflop, Margherita è 10mila volte meno potente del Supercomputer Leonardo, ma 50mila volte più potente di un comune PC. «La parte interessante», afferma Frieri, «è che Margherita può essere utilizzata gratuitamente da tutti gli enti della Regione Emilia-Romagna per progetti avanzati sui dati». Questo supercomputer è stato acquistato con il Fondo Sviluppo e Coesione, con l’obiettivo di creare opportunità anche per le aree più deboli del territorio.
Grazie a Margherita, si elaborano costantemente dati di ogni genere, fra cui TAC polmonari dei cittadini dell’Emilia Romagna. «La collaborazione con la Catalogna è stata resa possibile perché anche loro dispongono di dati sanitari pubblici. Collaborare con alcune Regioni italiane, che invece hanno puntato su sistemi privati convenzionati, è più complesso perché bisogna stabilire un’articolata rete di compliance per accedere ed essere autorizzati al trattamento di questi dati».
Attualmente, Deep Lung è in fase sperimentale all’Ospedale Sant’Orsola di Bologna e mira a migliorare l’accuratezza e la velocità della diagnosi. «Deep Lung non è pensato per sostituire l’essere umano», sottolinea Frieri. «Serve ad affiancare i medici nella diagnosi, aumentando la loro produttività e consentendo risparmi di risorse nella sanità pubblica». Frieri evidenzia l’importanza dei dati pubblici per ottenere risultati precisi e attendibili.
«Ovviamente potremmo comprare dati sui polmoni delle persone da Google, ma non sapremmo nulla sulla vita di queste persone, dove hanno vissuto, il loro stile di vita. Faremmo machine learning su dati poco veritieri. Inoltre, oltre al costo dei dati, c’è anche il costo dell’AI, pagata a token (l’unità di misura della AI generativa). Con Margherita aumentiamo la nostra leva operativa».
Nel giro di pochi anni tutti i cittadini italiani potranno accedere al proprio fascicolo sanitario e un’Intelligenza artificiale sarà in grado di leggere le proprie analisi, incrociarle con la propria storia sanitaria personale e fornire report dettagliati al proprio medico di famiglia. Collezionare e classificare i dati dei cittadini emiliano-romagnoli permetterà loro di accedere a più servizi, ovunque essi siano.
Cartografia e AI: prevenire catastrofi naturali
Un altro esempio dell’uso dei dati in Emilia Romagna è il sistema cartografico avanzato, che consente di prevenire frane, analizzare i flussi di traffico e monitorare l’evoluzione del territorio. La Regione utilizza immagini satellitari e dati lidar delle aeree per costruire mappe tridimensionali del territorio, aggiornate quanto più possibile, che possono essere utilizzate per gestire emergenze come frane o alluvioni.
«Se dobbiamo classificare le frane, gli smottamenti o prevedere i tempi di spostamento quando c’è una nevicata in montagna, non basta una foto satellitare scattata d’estate per capire la situazione», spiega Frieri. Per sviluppare cartografie dettagliate, oltre all’utilizzo di droni, viene impiegato il deep learning per rielaborare le immagini. «La cartografia che elaboriamo è disponibile sia per i cittadini che per gli uffici comunali, che possono utilizzare queste informazioni nel loro lavoro. Possiamo, ad esempio, vedere come si è evoluta un’area nel corso del tempo. Inoltre, standardizziamo queste informazioni per renderle comprensibili a tutti», afferma Olivucci.
Le informazioni cartografiche sono open data e possono essere utilizzate anche dal settore privato. Una qualsiasi applicazione che fornisce mappe stradale, come può essere Garmin, può accedere alle informazioni messe a disposizione dalla Regione per aggiornare le proprie mappe e fornire informazioni in tempo reale ai ciclisti, generando una esternalità positiva per tutta l’economia regionale, si pensi al turismo.
A tu per tu con Amartya
Uno dei progetti più ambiziosi (e unico al mondo) della Regione Emilia-Romagna è Amartya, un gemello digitale della popolazione e delle imprese. Solitamente, tali strumenti sono realizzati dalle Università per simulare gli effetti del cambiamento climatico. La Regione Emilia Romagna è la prima al mondo ad aver sperimentato un gemello digitale in ambito socioeconomico.
«Abbiamo georeferenziato 4,5 milioni di residenti e la quasi totalità delle imprese con tutte le informazioni accumulate negli ultimi vent’anni», spiega Verdini. «Abbiamo costruito un sofisticato modello di simulazione che combina indagini censuarie, campionarie, reddito e altri dati di bilancio, per offrire un quadro socioeconomico delle persone, delle famiglie e delle imprese, le quali interagiscono fra loro, anche al di fuori dei confini amministrativi, risentendo tutti degli shock macroeconomici».
Questo modello consente di valutare gli impatti di eventi economici su famiglie e imprese. È in grado di simulare le politiche regionali, come i programmi di sostegno alla mobilità o il bonus per i centri estivi, e analizzare come queste misure influenzino il benessere economico dei cittadini e la redditività delle imprese. Grazie ad Amartya, i politici possono prendere decisioni più informate e mirate, basandosi su dati reali e simulazioni concrete.
«Abbiamo simulato sette politiche regionali, come il sostegno alla mobilità sostenibile, gli asili nido, anziani etc», afferma Verdini. Amartya ha, ad esempio, evidenziato che il sostegno all’acquisto di biciclette elettriche, pur portando benefici ambientali, non veniva utilizzato dalle fasce economiche più basse, risultando così meno efficace. In questi casi, il decision maker può decidere se sospendere il contributo o adottare strategie di comunicazione diverse.
Anche le imprese possono beneficiare di Amartya. «Se, ad esempio, il prezzo delle commodities aumenta a causa di una guerra, possiamo simulare l’effetto sulle nostre imprese e sul mercato del lavoro, per decidere come intervenire con il giusto supporto», aggiunge Frieri. Amartya è un progetto recentissimo, che deve ancora crescere molto, ma che ha già suscitato l’interesse della Commissione Europea, dell’Università di Yale, perfino di un senatore americano e di un dirigente del governo dell’Arabia Saudita. «Il futuro – conclude Frieri – è collegare vari gemelli digitali, come quelli ambientali e socioeconomici, per avere simulazioni sempre più dettagliate e comprendere meglio la complessità del mondo, considerando che il genere umano è più imprevedibile della Natura».