A Sassari c’erano veramente tutti, a cominciare dal Presidente della Regione Sardegna, Alessandra Todde: che non ha voluto mancare per ribadire la sua vicinanza a chi sceglie di fare impresa sull’isola. Oltre al Presidente, però, a Connessioni Future non mancava nessuno: l’evento organizzato da Innois ha attirato alcuni tra i principali rappresentanti del venture capital italiano, associazioni di imprenditori e imprenditori, ha riunito le due università di Cagliari e Sassari, ha rinsaldato i rapporti tra tutti questi stakeholder dell’ecosistema. Per ribadire, se ancora ce ne fosse bisogno, la vocazione a costruire il futuro di una regione che è stata avanguardia tecnologica sin dallo sbarco di Internet nel nostro Paese: e che continua ad esserlo, come dimostrano le startup protagoniste della StartCup Sardegna di quest’anno.
Innovazione culturale: non solo tecnologia
Non è un caso neppure che il Presidente di Fondazione di Sardegna, Giacomo Spissu, abbia parlato di una “innovazione che non è soltanto tecnologica, ma anche culturale”: per tenere vivo l’impulso a dare vita a nuove imprese ad alto contenuto tecnologico, ha spiegato, occorre sostenere l’investimento sul futuro anche mediante le iniziative che la Fondazione stessa dedica all’istruzione di ogni ordine e grado. “Non c’è futuro e innovazione che tengano – ha detto Spissu – se mancano le competenze dei giovani e dei meno giovani”: le decine di milioni investiti da Fondazione in questo senso stanno dando i loro frutti, con un impatto diretto su terzo settore, ricerca, innovazione, ma anche col sostegno a iniziative di valore artistico. Con l’obiettivo di ispirare, grazie a queste “buone pratiche”, azioni analoghe da parte di altri soggetti.
A Connessioni Future, ad ogni modo, non si è fatta “politica” nel senso più deteriore del termine. Nell’Ex-Ma.Ter. di Sassari – struttura di recente recuperata all’uso da parte di UniSS, destinata proprio a diventare un luogo dove queste e altre iniziative per la crescita possano trovare una casa – l’elenco dei nomi dei presenti basterebbe a restituire l’idea di quanto Innois e Fondazione di Sardegna stiano dandosi da fare per iniettare fiducia e capitali nell’ecosistema. A Sassari si sono visti nello spazio di 48 ore i rappresentati di EIC, CDP Venture Capital, Cariplo Factory, Gellify, Primo Miglio, The Net Value, Abinsula, Innovup, e ancora le startup che già orbitano nel programma Frontech lanciato lo scorso maggio a SIOS24 Sardinia e che, secondo Stefano Molino (responsabile Fondo Acceleratori), sta già avendo un impatto positivo sul territorio. E ancora molti altri protagonisti: gente abituata a fare, a costruire le opportunità di cui stiamo parlando.
Le parole d’ordine sono familiari. Conoscere e sfruttare le peculiarità del territorio come spiega Sara Rigamonti di Innovup, un luogo come dice Mario Mariani di The Net Value dove “non manca l’humus dell’imprenditorialità”, e dove la Regione ha messo a disposizione importanti risorse per chi decide di aprire una nuova impresa con bandi che arrivano a finanziare decine di migliaia di euro a fondo perduto, come ribadito da Andrea Beretta di Cariplo Factory. Un’isola che ha una strategia ufficiale per affrontare il cambiamento climatico, come spiegato da Federico Esu di EIC, che dunque potrebbe ad esempio diventare un laboratorio vivente dove far convergere investimenti relativi a smart city, transizione energetica, sostenibilità, con lo sviluppo di soluzioni poi destinate a varcare il mare e diventare universali. E poi, naturalmente, ci sono settori come la nascente AI o quelli consolidati che hanno già visto importanti rappresentanti in Sardegna: basti pensare al fintech, con due campioni come Sardex e Moneyfarm dotati di quella “visione imprenditoriale” necessaria a puntare il successo, come la chiama Lucia Chierchia di Gellify.
Due esempi molto significativi, questi ultimi: nati in Sardegna hanno raccolto i propri successi in tutta Italia il primo e in tutta Europa il secondo. A dimostrazione che per fare innovazione non è indispensabile fondare una startup nelle solite Berlino, Londra, Parigi. Il concetto di “periferia” è superato: la qualità della vita, unita a tutta la ricchezza dell’ecosistema fin qui descritto, possono essere potenti attrattori per far convergere in Sardegna altri talenti oltre quelli che già si trovano sull’Isola.
I vincitori di StartCup Sardegna 2024
IoT e sostenibilità (ambientale e sociale) l’hanno fatta da padrone in questa edizione di StartCup Sardegna: l’iniziativa, organizzata come di consueto grazie alla collaborazione tra Università di Sassari e Università di Cagliari, quest’anno ha visto misurarsi in finale 9 idee di altrettanti team di imprenditori, con un fortissimo tasso di innovazione legato anche alla provenienza dei founder che per larga parte arrivano proprio dagli atenei sardi.
Ad aggiudicarsi il primo premio è stato il progetto SAS (Smart Assessment of Spasticity): un progetto nato proprio a Sassari, per la realizzazione di un nuovo tipo di strumento medicale decisamente più compatto ed economico della concorrenza. Una sorta di bracciale che può essere indossato su qualsiasi articolazione e destinato a diventare un importante aiuto al lavoro dei fisioterapisti, che gode di un’importante base teorica grazie agli studi del team che ha condotto la ricerca alla base del design, tanto da meritarsi anche il Premio Speciale assegnato da Sardegna Ricerche. Un team anche ad alto tasso di diversity: fattore che gli è valso anche la menzione speciale per l’imprenditoria femminile
Secondo e terzo posto a due progetti con molti punti in comune: Active Label e Alkelux, anche questi progetti con solide basi scientifiche (e con un brevetto in grado di proteggere la loro tecnologia). Active Label (che ha vinto anche un premio speciale assegnato da E.ins) è uno spinoff di ricerca nata in seno ad UniCA, punta a ridurre gli sprechi alimentari con una nuova generazione di etichette per il cibo: tracciabilità completa per produttore e consumatore grazie a un sistema sviluppato per raccogliere nel cloud le informazioni catturate da un lettore apposito (ma in futuro sarà possibile farlo anche con lo smartphone), strizzando l’occhio alla sostenibilità. Stesso obiettivo di Alkelux: in questo caso c’è un processo chimico di estrazione di una sostanza apposita dagli scarti di lavorazione della liquirizia, con cui costruire packaging speciale per i cibi in grado di aumentare fino a 3 volte la vita utile del cibo sullo scaffale del supermercato.
Gli altri premi speciali E.ins sono andati ad Agros (smart agricolture con sensori IoT, dal costo decisamente più abbordabile rispetto alla concorrenza consolidata), e ad ABBISTAS: quest’ultimo è un altro interessante progetto IoT che prevede la costruzione di boe di nuova generazione, compatte e poco costose, per ampliare in modo capillare la misurazione di moltissimi parametri dell’ecosistema marino a tutto vantaggio di chi sull’acqua sviluppa business o è impegnato nel monitoraggio ambientale. Per quest’ultimo motivo, ABBISTAS si è aggiudicata anche la menzione speciale sul climate change.
L’ultima menzione speciale, quella per la social innovation, è andata a Rete Laye: uno sportello fisico e digitale per erogare servizi a cittadini stranieri su tutto il territorio italiano, un punto dove far incontrare domanda e offerta e in cui valorizzare il ruolo del mediatore culturale. Uno strumento decisamente utile e legato all’attualità, con le carte in regola per avere un impatto significativo.
Senza premi, ma ugualmente meritevoli di essere raccontate, tre prodotti molto diversi uno dall’altro. OnePix si occupa di edutech, e sta sviluppando all1e: una piattaforma di e-learning che si adatta alle esigenze dell’utente e gli offre strumenti dedicati anche prendendosi cura di particolari difficoltà di apprendimento. Rehab XR invece sfrutta la realtà aumentata per la riabilitazione motoria, in particolare per i pazienti di casi ischemici. Infine UrbanNest: una piattaforma per gli affitti a lungo termine, che consente ai proprietari di valutare l’affidabilità dei potenziali inquilini e che fa della scalabilità la sua arma vincente.