L’arte come strumento di benessere, di scoperta del sé e di cambiamento. Questa è la missione di Progress, un’Associazione di Promozione Sociale attiva dal 2005 con sede a Firenze e a Perugia.
Una realtà che nasce da un gruppo di arte terapeute, principalmente fiorentine e umbre. La missione? «Supportare le fasce più vulnerabili della popolazione nei percorsi terapeutici riabilitativi tramite l’utilizzo dell’arte. Gli ambiti di azione sono stati vari, dai migranti alle persone con disabilità, fino all’area penale minorile, sulla quale ci siamo concentrati negli ultimi anni», spiega a Startupitalia Fabio Olmastroni, presidente di Progress.
Progress, infatti, lavora oggi prevalentemente all’interno del carcere minorile di Firenze, dove è allestito un laboratorio di arte permanente, oltre a percorsi mirati di arteterapia sui singoli o in specifici periodi dell’anno, sia in area interna sia in area penale esterna. Inoltre, da qualche anno l’Associazione ha inaugurato anche un altro filone di attività: l’ortocultura terapeutica.
Laboratorio d’arte come luogo di ascolto
Ma quali sono i benefici dell’arte e dell’arteterapia? «Il laboratorio di arte è considerato come il porto di attracco quando si entra in istituto. Un luogo di ascolto per giovani che hanno un passato abbastanza burrascoso». Alcuni, in particolare, si sono costruiti un «personaggio» da “duri”, per cercare rispetto e ammirazione. Di conseguenza, «molto spesso è difficile superare questa scorza e arrivare a instaurare un contatto». Tuttavia, il lavoro è proprio quello di «permettere di aprirsi, di mettersi in gioco, di ricostruire una propria identità, cercando di far tornare l’adolescente che c’è in ognuno di loro e che è rimasto nonostante le storie e sfortune. Sono adolescenti come tutti gli altri che hanno avuto una storia che li ha portati a finire là dentro», ma che meritano la possibilità di cambiare il loro destino.
Progress: arte per insegnare il rispetto
Questo è dunque il beneficio più importante: «Per esempio, mettersi a fare un disegno e da quel disegno tirare fuori qualche emozione; riuscire a raccontarsi, a pensare al proprio cammino, ai sogni, ai desideri, a cosa si vorrà fare una volta lasciato l’istituto». Sono tanti anche gli effetti positivi sul lungo periodo: «Sono laboratori che insegnano il rispetto dei ruoli, del lavoro proprio e degli altri, il lavoro di squadra e quindi si impara anche ad accogliere il prossimo o a rispettare il suo lavoro; in questi laboratori si cerca anche di ricostruire la fiducia, dimostrando che sotto la scorza continuano a essere giovani capaci di realizzare cose belle».
Vari temi per raccontarsi
Il percorso è, in linea generale strutturato attraverso temi di varia tipologia. Solo per citare qualche esempio, il 2021 è stato un anno dedicato alla figura della donna nell’arte. «Abbiamo lavorato sulla percezione della figura femminile riprendendo opere di pittori e pittrici, ricopiandole, facendole proprie e renterpretandole. Sono riusciti a trattare con efficacia il tema, lasciando emergere anche questioni sommerse di rapporti con le madri o di scene di violenza alle quali hanno assistito in famiglia o fuori da essa». Quest’anno il percorso è stato invece suddiviso in tanti momenti. Chi preferisce non stare all’interno della cornice di lavoro ha la possibilità di entrare in laboratorio, prendere un foglio e disegnare ciò che si sente. L’importante è cercare di esprimersi e di raccontarsi.
Mostre all’esterno
Con le opere sono spesso organizzate anche delle mostre all’esterno. I ragazzi non possono partecipare, ma il tentativo è di effettuare un collegamento video. Le mostre spesso sono realizzate in «ambienti protetti, insieme a realtà sensibili al tema; per esempio, nella comunità di un parroco fiorentino, che è anche il tutore di alcuni di questi ragazzi. Ovviamente l’accoglienza è di un certo tipo perché sono temi che la comunità già conosce». Tuttavia, «se si esce da questi ambienti un po’ tutelati, non sempre si trova una risposta attenta e sensibile: alcune volte c’è la percezione che, se i ragazzi sono lì dentro, è perché se lo sono meritati». Uno stereotipo in piena regola, che contrasta con la voglia di riscatto dei giovani.
L’importanza del contesto
Fra le difficoltà dell’associazione, anche il fatto che la permanenza breve di alcuni potrebbe essere di ostacolo alla motivazione per intraprendere il progetto di arte e arteterapia. «Gli aspetti riabilitativi del carcere sono lontani dall’essere implementati e gli ultimi decreti hanno inasprito la misura cautelare: ora anche l’istituto penale minorile di Firenze, che è sempre stato abbastanza sotto utilizzato, è sovraffollato. Questo provoca una conseguenza per noi abbastanza frustrante: con chi ha una permanenza di molti mesi si riesce a progettare un intervento e a collaborare. Invece, è difficile coinvolgere ragazzi in attesa di giudizio, che devono stare pochi mesi, poiché non hanno alcun interesse a essere coinvolti». In ogni caso l’importanza del contesto è fuori dubbio: «Deve favorire l’apertura della persona, poiché se il contesto non è accogliente è difficile fare qualsiasi cosa».
Il sogno di Progress
Il sogno di Progress? Semplice quanto fondamentale nella società di oggi: «Stiamo cercando di ampliare un po’ la rete e tornare a fare quello che facevamo qualche anno fa, cioè utilizzare l’arteterapia con la popolazione vulnerabile. Ora siamo nella fase di scrittura dei progetti. Per esempio, abbiamo cercato di riproporre il progetto sulle donne all’esterno, coinvolgendo le scuole. Il desiderio è, insomma, di provare a diversificare».