In un mercato sempre più competitivo quanto preziose sono le idee? In determinati settori – soprattutto quelli legati a ricerca e sviluppo, laboratori e università – la possibilità di tutelare il proprio lavoro depositando un brevetto è fondamentale per poi poter proseguire nel business. Di recente il Ministero delle Imprese e del Made in Italy ha pubblicato un decreto con una dote di 32 milioni di euro: l’obiettivo è sostenere la capacità innovativa delle imprese, di ogni dimensione. Come? Valorizzando i titoli di proprietà industriale. Per presentare le opportunità e analizzare il contesto ci siamo fatti aiutare da Lucia Maggi, partner di 42 Law Firm.
Partiamo dalle ultime novità: 32 milioni di euro, suddivisi in 20 milioni (per i brevetti), 10 milioni (per i disegni) e 2 milioni (per i marchi). Quali obiettivi si pone il governo?
L’intenzione è dal mio punto di vista molto valida: promuovere la possibilità per le aziende più piccole di ottenere una protezione maggiore possibile per le invenzioni, i marchi e i disegni. I marchi sappiamo che possiamo usarli anche senza che siano depositati. Questo non avviene invece per i brevetti.
Come funziona con i brevetti?
Se voglio ottenere un brevetto di invenzione è fondamentale non parlarne anzitutto con nessuno. Quando si deposita all’ufficio brevetti bisogna esser certo che nessuno dell’azienda lo abbia comunicato. Fa parte dei requisiti.
Di che costi stiamo parlando per i brevetti?
Variano a seconda dei parametri. Posso infatti scegliere un’opzione nazionale, comunitaria o estenderla in uno o più paesi extra UE. Come in Svizzera. C’è un tema senz’altro di costo che dipende da classi di prodotti e servizi che voglio coprire. È l’attività più difficile e sensibile tra le opere dell’ingegno. La forbice è tra i 10 e i 20mila euro.
Si può depositare un brevetto da soli?
Ci si avvale di uno studio di consulenza, con ingegneri specializzati ed esperti di brevettazione. Il brevetto è poi protetto per un massimo di 20 anni, passati i quali l’invenzione non è più coperta. Il marchio ha un costo più basso e può essere rinnovato a tempo indeterminato.
Quando si parla di proprietà intellettuale sempre più spesso si sente parlare dell’AI. C’è qualche consiglio che vuole rivolgere alle startup?
Se il tema è brevetti bisogna tenere in considerazione che la condizione principale è la novità. Per riuscire a depositare qualcosa di distintivo devo creare qualcosa di nuovo. Rivolgersi all’AI generativa, sapendo come è stata addestrata, è secondo me un rischio. Non credo che l’AI possa bastare in questo caso. È semplicemente uno strumento meraviglioso che abbiamo in più.
Un’altra misura che rientra nei 32 milioni di euro messi a disposizione dal governo è il Voucher 3I. Perché si lega al tema brevetti?
Ha previsto 9 milioni di euro in favore di startup e micro imprese. Si può verificare la brevettabilità di un’invenzione, spendere le risorse per una domanda di brevetto pagando un consulente, oppure depositare all’estero una domanda di cui si vuole rivendicare una priorità di brevetto nazionale. Va tenuto in considerazione che si tratta di un aiuto per pagare una consulenza iniziale, può essere un’ottima idea come screening preliminare. Non è però sufficiente per la stesura di una domanda di brevetto.
Quali sono i modelli esteri più convincenti per favorire un ecosistema che incentivi la ricerca?
In Italia abbiamo scienziati validissimi che sfortunatamente lasciano il Paese perché non trovano università e aziende disposte a finanziare in maniera premiante la loro ricerca. Non può esserci futuro senza una grande ricerca a livello universitario. Guarderei al modello francese, ma soprattutto a quello di Singapore. Là è l’università che rilascia consulenze allo Stato e ad aziende private per lo sviluppo di prodotti.