Aumentano i casi di chi si alza dal tavolo senza aver pagato, ma fanno anche rumore i conti salatissimi applicati questa estate da diversi ristoranti italiani.
I servizi messi nel conto
Dai 3 euro in più per “piatto vuoto” della Valgardena per scoraggiare gli avventori dal dividere porzioni singole ai 4 euro e mezzo per ciascuno dei 13 commensali richiesti da un ristoratore di Arezzo per il servizio di “taglio della torta” che ha fatto lievitare il conto di ben 58 euro. Stando alle denunce sui social, non sono pochi i conti pazzi dei ristoranti per servizi spesso illogici e non motivati.
Assoutenti contro i ristoranti furbetti
«Siamo in presenza di una vera giungla nel settore della ristorazione, con i gestori di bar e ristoranti che richiedono ai consumatori extra-costi assurdi che non appaiono in alcun modo giustificati – spiega il presidente di Assoutenti Gabriele Melluso – Si va dai pochi centesimi di euro chiesti per un bicchiere di acqua del rubinetto al bar o per la polvere di cacao sul cappuccino al caso recente dei 58 euro per sporzionare una torta, ma la lista dei balzelli è lunga: fino a 2 euro sono richiesti per scaldare nel microonde il latte del biberon, 3 euro per un piatto vuoto aggiuntivo, 2 euro per tagliare un tramezzino, 0,50 euro per del ghiaccio aggiuntivo, 1,5 euro per cucchiaini e posate varie in più».
Coperto, pane e servizio
«Sempre più numerosi poi sono i ristoranti che applicano un sovrapprezzo, in media da 2 a 5 euro, per la voce ‘coperto’, servizio che spesso però è inesistente, perché rappresentato da tovaglietta di carta sul tavolo, come pure di carta è il tovagliolo messo a disposizione del cliente – prosegue Melluso – Altro extra è rappresentato dal pane, che molti ristoratori fanno oramai pagare a parte con un costo forfettario a persona, anche se il pane viene poi portato al tavolo in un cestino in condivisione. A tali voci si aggiunge quella per il ‘servizio’, in media da 2 a 4 euro a persona, come se la raccolta delle ordinazioni e il trasporto dei piatti dalla cucina ai tavoli da parte dei camerieri non fosse una prerogativa dei ristoranti, ma un servizio extra da addebitare ai clienti».
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Serve una legge ad hoc?
«Di fronte a questa giungla di balzelli ed extra-costi applicati ai consumatori in modo selvaggio, spesso senza la dovuta trasparenza sulle tariffe applicate, chiediamo una legge nazionale che introduca limiti e divieti per i pubblici esercizi, ma soprattutto una regolamentazione per rendere omogenea la situazione sul territorio, in quanto la totale discrezionalità lasciata ai ristoratori, oltre a rappresentare un danno economico per i consumatori, crea evidenti disparità di trattamento tra cittadini», conclude il presidente di Assoutenti.