Anche Tesla finisce nell’elenco delle auto elettriche che devono sottostare ai dazi UE. Era inevitabile, dal momento che nonostante la Casa texana abbia aperto una gigafactory alle porte di Berlino, la maggior parte della propria produzione è localizzata a Shanghai.
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Per Tesla dazi di favore dalla UE
I dazi UE, motivati dalla concorrenza sleale di cui i marchi di auto elettriche cinesi sarebbero portatori, dal momento che vengono lautamente finanziati dal governo di Pechino, hanno come obiettivo quello di tutelare l’industria dell’auto del Vecchio continente.
Tesla, in qualità di esportatore di vetture EV prodotte in Cina, beneficerà di una aliquota al 9% (a questo balzello va sempre sommato il 10% già in vigore, che in Cina è fissato tra il 10 e il 15%), decisamente più bassa rispetto a quella applicata a marchi “made in China”. BYD per esempio dovrà sottostare a dazi del 17% sui prezzi a listino, Geely ha una aliquota al 19,3%, SAIC al 36,3%, mentre per altre società collaboranti si attesta al 21,3%. Penalizzate tutte le altre società che non hanno comunicato a Bruxelles gli aiuti di Stato ricevuti da Pechino: su queste saranno applicati dazi del 36,3%.
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Ma, soprattutto, inizialmente lo scorso luglio per Tesla si parlò di dazi attorno al 21% (per la precisione 20,8 punti percentuali). Lo sconto applicato all’azienda di Musk, insomma, è evidente. Un funzionario della Commissione ha dichiarato che Bruxelles ha concluso che Tesla ha ricevuto meno sovvenzioni dalla Cina rispetto ai produttori cinesi autoctoni. Da qui le differenze sul quantum dei dazi.