Si ritorna sempre dove si è stati…bene. White Day 2: The Flower That Tell Lies, secondo capitolo di una produzione uscita nel lontano 2001 e riproposto come remake nel 2017, prosegue con le sue atmosfere horror e angoscianti all’interno della Yeondu High School, istituto dove a quanto pare succedono cose molto strane e pericolose. Dunque, come succede in ogni trama simile, qualcuno pensa sia cosa buona farci un giro di notte. Seguiteci nella nostra recensione del videogioco sviluppato dalla software house sudcoreana Rootnstudio.
White Day 2: The Flower That Tell Lies, la recensione
Se anche voi sfruttate l’estate per gustarvi avventure horror in tv e non solo, White Day 2: The Flower That Tell Lies è un videogioco che potreste considerare se siete possessori delle console next gen di Xbox e PlayStation. Si tratta di un’avventura ansiogena, da affrontare in prima persona, ossia utilizzando quella comodissima visuale che vi costringerà a dare le spalle a possibili inquietanti minacce.
Non è un videogioco in cui si spara o si cerca di fare gli eroi. Le figure che andremo a incontrare – non vecchi compagni di scuola – si possono però rallentare con strumenti improvvisati, come il flash della fotocamera. Oltre alle situazioni più paurose, c’è anche spazio per momenti da puzzle game, con alcuni enigmi ambientali da risolvere in stanze e ambienti tutt’altro che confortevoli.
L’aspetto interessante di White Day 2: The Flower That Tell Lies è che il videogioco offre la bellezza di 14 finali differenti, che si possono raggiungere compiendo differenti scelte durante ogni run. A livello grafico non siamo certamente al cospetto di una produzione next gen: texture ed espressioni facciali non sono proprio convincenti. Gli ambienti sono perlopiù bui: riescono a generare l’ansia giusta, anche se lo scenario è di quelli già visti.
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Non c’è alcun uso sfrenato dei jump scare. Si cerca invece di mantenere – non sempre riuscendoci – quella costante tensione a ogni passo. Gli stretti corridoi, i dettagli macabri e i rumori contribuiscono a rendere l’avventura un’esperienza videoludica sufficientemente godibile.