A poche settimane dalle elezioni europee di giugno, la Commissione ha annunciato l’apertura di un’indagine che punta a verificare se Meta abbia o meno violato i termini del Digital Services Act. Il regolamento ha come obiettivo principale quello di “prevenire le attività illegali e dannose online e la diffusione di notizie false”, oltre a garantire la sicurezza degli utenti, proteggere i diritti fondamentali e creare un contesto equo e aperto per le piattaforme. Non è la prima volta che Meta, l’ex gruppo Facebook, finisce al centro di polemiche legate al suo ruolo nella diffusione e nel contrasto (non sempre efficace) delle fake news. Facebook e Instagram tornano ora al centro delle preoccupazione di Bruxelles.
Indagine contro Meta: le parole della presidente von der Leyen
A ridosso del termine del suo mandato come presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen si è esposta in prima persona riguardo all’iniziativa riguardante Meta e la presunta violazione del Digital Services Act: «Questa Commissione ha creato strumenti per proteggere i cittadini europei dalla disinformazione e dalla manipolazione mirata da parte di Paesi terzi – ha dichiarato -. Se sospettiamo una violazione delle regole, agiamo. Questo vale in ogni momento, ma soprattutto in occasione di elezioni democratiche. Le grandi piattaforme digitali devono essere all’altezza dei loro obblighi di destinare risorse sufficienti a questo scopo e la decisione di oggi dimostra che siamo seriamente intenzionati a rispettare le regole».
Come ha spiegato la Commissione nel comunicato ufficiale, l’indagine per verificare la presunta violazione del Digital Services Act deriva da quelle che vengono definite come sospette violazioni relative alla pubblicità ingannevole e ai contenuti politici su piattaforme come Facebook e Instagram.
L’attivismo dell’UE contro le Big Tech
Bruxelles ha inoltre lamentato l’assenza di uno strumento di monitoraggio real time di quello che è il dibattito pubblico sui social del Gruppo. La Commissione ha citato come fonte di preoccupazione anche la recente chiusura da parte di Meta di uno strumento digitale come CrowdTangle, prezioso per verificare lo stato di salute delle discussioni e dei contenuti online.
Difficile che si possa arrivare alla conclusione di questa analisi in tempo per le elezioni europee, dal momento che è la stessa Commissione ad aver specificato che non è ancora previsto un termine per l’indagine. In un anno ricco di elezioni, le istituzioni dell’UE hanno aumentato la pressione sulle Big Tech con multe (come quella contro Apple) e leggi (come l’AI Act approvato nei mesi scorsi).