hhsdjh. Se bazzicate i social saprete già di cosa stiamo per parlare. Cosa potrebbe accadere se, digitando sulla tastiera, commettessi un errore? «Only while sleeping one makes no mistakes». Secondo il fondatore di IKEA, Ingvar Kamprad, «Solo chi dorme non commette errori. Commettere errori è il privilegio degli attivi, di coloro che possono correggerli e rimediare».
hhsdjh. Così parlò Ikea
Probabilmente il team social del colosso svedese era ben sveglio quando, l’8 febbraio del 2019 alle ore 18.34 sulla pagina facebook, apparve non una frase, non una parola, ma una accozzaglia di lettere. Nessun contenuto, nessuna immagine di accompagnamento, solo una serie di caratteri incomprensibili, almeno nella nostra lingua.
Sei lettere, apparentemente digitate per errore, che in poche ore sono diventate virali: “hhsdjh”. Il giorno dopo infatti sulla pagina social IKEA compare un altro post: «In 48 ore 20.200 mi piace, 5.300 commenti, 9.084 condivisioni. Niente male per 5 lettere a caso. Ops, 6.»
Il mondo del Web impazzisce per hhsdjh
“hhsdjh” diventa così il post più commentato e condiviso nella storia della pagina. Il perché è forse intuitivo. Questo post ha catturato l’attenzione e l’immaginazione degli utenti, che fin da subito si sono divertiti a interpretare in modo creativo il significato nascosto dietro queste sei banali lettere.
C’è chi ha ironizzato chiedendo: «Ma la parola dobbiamo montarla noi?». Chi ha ipotizzato che “hhsdjh” potesse essere il nome di un nuovo suppellettile in arrivo negli store e fosse «comunque più comprensibile di qualsiasi nome di un vostro mobile». Chi l’ha considerato la vendetta da parte del social media manager appena licenziato che ha deciso allora di rivelare al mondo la password. Altri hanno dato la colpa al figlio o allo spritz del venerdì sera.
Un utente ipotizzò che fosse il modo in cui IKEA scelga i nomi dei suoi prodotti: «lasciano il cellulare in tasca senza bloccare la tastiera». E chi azzardò si trattasse dell’anagramma in svedese di «avanzano ste viti, e mò?».
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Uno scivolone comunicativo trasformato in visibilità ed engagement a costo zero. Più si ricevono commenti e reazioni, più questi si traducono in una maggiore visibilità nel feed, più aumentano le possibilità di diventare virali, come è successo in questo caso.
Ma dall’errore è emersa un’eccezionale opportunità di connessione con il pubblico, all’insegna della leggerezza e del divertimento.
Errore o stratagemma?
Si chiamano lapsus linguae le anomalie linguistiche che si manifestano invertendo la frase, anticipando una parola, usando una parola che ha un significato contrario a quello che si doveva realmente dire. I lapsus calami sono invece gli errori di distrazione di chi commette un errore scrivendo con la penna.
Ma si possono commettere lapsus auris, errori dell’ascolto, e lapsus oculi, errori di lettura. Più moderni i lapsus digiti commessi da chi pigia il dito sulla tastiera. Secondo Freud i lapsus sono verità dette per sbaglio. Il dubbio quindi sorge spontaneo. Si è trattato di un semplice errore causato dalla distrazione?
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O forse un esperimento sui social, un lucky strike studiato con cura nei minimi dettagli? Il social media team di IKEA Italia, intervistato qualche giorno dopo l’epic fail, ha affermato che il «hhsdjh nasce da un errore, da un’azione umana involontaria, che ha dato vita a un’esperienza che merita attenzione». Il riconoscimento e l’accettazione dell’errore è uno dei temi cardine di IKEA. Ingvar Kamprad amava gli errori, purché si imparasse qualcosa e non li si ripetesse.
Nel suo Testamento di un Rivenditore di Mobili scritto nel 1976, Kamprad scrisse: «Deve essere permesso commettere errori. Sono sempre le persone mediocri quelle negative, che passano il tempo a dimostrare che non avevano torto». Secondo il suo punto di vista, la paura di commettere errori è «la radice della burocrazia» e «il nemico dello sviluppo».
Combattere la paura di sbagliare
Nel suo A little IKEA dictionary, che è parte del suo testamento, Kamprad sottolinea come alcune parole siano importanti. «Le parole che usiamo possono essere interpretate in modo errato, non solo da persone esterne, ma anche dai nostri nuovi colleghi. In un mondo in continua evoluzione, potrebbero acquisire significati che non erano mai stati originariamente intesi. È nostra sincera speranza che questo piccolo dizionario possa prevenire alcuni di questi fraintendimenti».
Sicuramente mentre scriveva questa introduzione al dizionario non aveva in mente l’hashtag “hhsdjh” ma aveva ben chiaro che paura (di sbagliare) è una di quelle parole da valorizzare e da esplicitare. Infatti nel suo testamento, Kamprad rivendica il dovere di «combattere la nostra paura di commettere errori» e il diritto delle persone di sbagliare.
IKEA ha commesso errori e appreso molte lezioni nel corso degli anni. Alcuni progetti sono stati abbandonati lungo il percorso, senza mai giungere nelle case dei clienti o sui ripiani dei negozi. Altri, invece, sono stati lanciati sul mercato con risultati talvolta così disastrosi che IKEA ha dovuto chiedere scusa o addirittura richiamare i prodotti. «Dobbiamo incoraggiare l’iniziativa e il dinamismo, dare ai giovani colleghi responsabilità, ricordare costantemente alle persone che le opportunità mancate comportano spese indirette che a volte possono essere molto più alte di quelle sostenute direttamente».
Come trasformare un errore in un’opportunità
Kamprad sottolinea, in altre parti del suo testamento, che al privilegio di commettere errori deve seguire l’assunzione di responsabilità per gli errori commessi. Al privilegio di poter sbagliare, deve seguire il riconoscimento dei propri errori e il dovere di correggerli prontamente anziché difenderli. L’obiettivo non è giustificare idee sbagliate, ma piuttosto risolvere i problemi che si presentano e di apportare ulteriori modifiche anche in seguito.
Forti di questo testamento, Ikea ha costruito una strategia di comunicazione attorno a quello sbaglio, mettendo in produzione una limited edition della Frakta, l’iconica storage bag blu e gialla, con la citazione sovrimpressa del suo fondatore: Solo chi dorme non commette errori. La borsa è stata distribuita a tutti gli utenti che l’hanno richiesta tramite il modulo dedicato, fino al completo esaurimento delle scorte disponibili. Una borsa in edizione limitata che è andata esaurita in pochissime ore.
Ma IKEA non si è fermata qui. Ha lanciato un contest agli influencer e ai digital storyteller chiedendo loro una riflessione personale connessa al tema dell’errore e del suo riconoscimento in un contesto pubblico: «Un errore può generare un’opportunità imprevista raccontaci la tua storia con l’’#hhsdjh”».
Il rischio di elogiare eccessivamente gli errori è di dare l’impressione di voler «difendere idee sbagliate», di accettare l’approssimazione, di dare spazio a un modo di lavorare affrettato e scadente. Ma non è questo il punto. Come afferma Kamprad «se vogliamo ottenere qualcosa, non possiamo aspettare fino a quando siamo al cento per cento certi che avrà successo – ma, allo stesso tempo, non possiamo fare decisioni senza neanche un briciolo di informazione».
Che sia un errore cercato o uno sbaglio non intenzionale, dobbiamo sempre darci il permesso di sperimentare e di trasformare quella deviazione in una opportunità.
Le 3 regole d’oro
La prima regola è riconoscere che siamo tutti esposti alle insidie che un errore può causare. Questa dimensione umana e fragile non deve spaventare ma essere fonte di ispirazione e di creatività.
La seconda regola è mostrare gli errori e non nasconderli. In quest’era di comunicazione istantanea, siamo tutti vulnerabili agli errori accidentali che possono scaturire. Ma una scelta sbagliata, un’azione fuori posto, un’eccezione possono diventare momenti di condivisione e non di nascondimento. La consapevolezza di questa fragilità condivisa può fungere da ponte, unendo brand, istituzioni e individui in un dialogo autentico.
La terza regola ce la ricorda lo stesso Kamprad: il diritto di commettere errori non dà il diritto di fare un cattivo lavoro, fare lavori affrettati o scadenti. Il diritto di commettere errori ce lo diamo e lo concediamo per poter raggiungere l’eccellenza.
E voi che lezione avete appreso? Se volete raccontarmi la vostra storia di fallimenti e lezioni apprese, scrivetemi qui: redazione -chiocciola – startupitalia.eu