Che i ragazzi e le ragazze siano per la parità di genere, conoscano gli effetti nocivi degli stereotipi su uomini e donne e ripudino le scenate di gelosia e i controlli tossici nelle relazioni è una convinzione diffusa che inciampa però, e sempre più spesso, nelle spietate radiografie di alcune ricerche. L’ultima viene da Save The Children, tra le più grandi e storiche organizzazione internazionali non governative, ed è preoccupante. Si intitola Le ragazze stanno bene? Indagine sulla violenza di genere onlife in adolescenza, e la risposta implicita è che no, le ragazze non stanno bene, ma neppure i ragazzi, se è vero che non di rado il possesso dell’altro sia percepito nelle loro relazioni come una sfumatura dell’amore, la gelosia come prova di intensità del sentimento e lo schiaffo diventa una declinazione accettabile dell’attaccamento (la ricerca di Save the Children – che si può leggere qui in versione completa – è frutto di un sondaggio realizzato insieme a Ipsos su un campione di 800 ragazzi e ragazze tra i 14 e i 18 anni).
Scambio di foto intime: i rischi
Le voci degli e delle adolescenti riformulate sulla metrica delle percentuali rivelano che il 28% dei ragazzi e delle ragazze ha scambiato foto o video intimi con persone con le quali hanno avuto una relazione o verso le quali c’era interesse e il 33% ha ricevuto foto o video a sfondo sessuale da amici/che o conoscenti. Per il 27% di loro, poi, non c’è niente di male a chiedere anche più volte al giorno foto intime alla persona con cui si ha una relazione che è anche sessuale, ma a colpire è la naturalezza con cui si accettano le conseguenze del condividere le proprie immagini sensibili on line: infatti, per la maggioranza dei ragazzi e delle ragazze interpellati nel sondaggio (il 54%), nel momento in cui si inviano foto intime si accetta di correrne i rischi, compreso che le foto vengano condivise. Ma è un aspetto su tutti che lascia senza fiato, ovvero il fatto che la violenza dell’esibizione intima di sé venga addirittura trasfigurata in segnale di interesse: per il 34% delle persone interpellate, se un ragazzo o una ragazza ti manda sue foto intime che tu non hai richiesto, è segno che gli/le piaci. È chiaro che la maggioranza delle e degli adolescenti intervistati non è d’accordo con tale affermazione, e va ribadito, ma stupisce questa diffusa vischiosità nel recepire ciò che è violenza dentro le relazioni, e mostrare foto intime di sé non richieste lo è certamente. Resta anche il dato che 1 adolescente su 10 ha detto di aver condiviso/postato foto intime senza il consenso della persona ritratta e 1 su 10 che c’è stata una condivisione di proprie foto intime senza averne dato il consenso.
Senza consenso è una violenza
Le relazioni adolescenziali germogliano onlife, ribadiscono i risultati della ricerca, ovvero in quella dimensione che non è la semplice sintesi tra il mondo on line e quello offline che conoscono gli adulti, ma la perpetua interazione tra la realtà materiale e quella digitale e interattiva, vissuta in osmotica continuità. Ebbene, è questa dimensione così fluida che dà forma a relazioni anche esse molto volubili e sfaccettate, relazioni che cangiano in tempi rapidissimi dall’incontro all’amicizia fino alla frequentazione intima per poi mutare ancora, che alternano a intermittenza dimensione fisica e dimensione virtuale, che includono spesso forme di manifestazione e condivisione della propria intimità on line. E questa dimensione così prismatica, sì, sta cambiando il concetto stesso di amore e tutti i suoi tempi. Si tratta non raramente di relazioni che vengono minate dalla violenza di genere, senza che questa venga riconosciuta come tale spesso perché attraversate da un’idea del consenso che è in qualche modo prismatica, appunto, volubile, colma di sfaccettature e chiaroscuri, non adeguatamente messa a fuoco. Infatti, se la quasi totalità dei ragazzi e delle ragazze intervistati da Ipsos ritiene che nei rapporti sessuali sia sempre necessario chiedere il consenso, ecco che poi, nei comportamenti, il 36% pensa che sia sempre scontato il consenso della persona con cui si ha una relazione e il 48% che sia difficile dire di no a un rapporto sessuale quando è richiesto dal partner (a pensarla in questo modo sono decisamente più ragazzi che ragazze). Infine, il 21% ritiene che una ragazza possa dare il proprio consenso anche se è sotto l’effetto di alcol o stupefacenti.
Ti controllo perché ti amo
Preoccupanti anche alcuni dati sul controllo del o della partner. Per il 30% la gelosia è un segno d’amore, per il 26% può capitare di chiedere al/alla partner di rinunciare a certe amicizie che non si gradiscono, per il 20% può capitare di chiedere di geolocalizzarne i movimenti per controllarli. Per il 17% può persino capitare che possa scappare uno schiaffo ogni tanto. La ricerca ospita una riflessione di Maria Morelli,
ricercatrice presso la Facoltà di Medicina e Psicologia dell’Università La Sapienza di Roma, che spiega possesso, gelosia, controllo e teen dating violence – la violenza di genere tra adolescenti, di tipo fisico, sessuale, psicologico, emotivo – come conseguenze dell’inesperienza e dell’incapacità di riconoscere le forme di violenza meno esplicite: “Gli adolescenti sono ancora in evoluzione, possiamo dire inesperti su quelle che sono le dinamiche relazionali soprattutto di coppia e spesso succede che arrivino a scambiare segnali di violenza del partner come segnali di interesse, di impegno e di passione e questo non fa altro che aumentare il restare all’interno di nuclei e di dinamiche violente”. Un’altra causa sono gli stereotipi sessisti: “Crescere all’interno di una società sessista e sviluppare stereotipi di genere molto cristallizzati e rigidi che portano a ricoprire ruoli di genere fissi e prestabiliti aumentano il rischio di coinvolgimento in dating violence”, chiude Morelli.
I dati positivi
La ricerca di Save the Children regala dati che indicano quanto, laddove germogliano atteggiamenti violenti verso il ragazzo o la ragazza che si frequenta, maturi contemporaneamente anche il desiderio di capire e di ricevere ascolto dal mondo adulto. Il 58% degli adolescenti ha detto che negli ultimi tempi è diventato più sensibile ai temi di genere, il 43% che sarebbe utile uno sportello psicologico a scuola per sensibilizzare gli studenti sulla violenza di genere e, poi, che servirebbe fare educazione sessuale e affettiva in classe, oltre che formare sul tema gli insegnanti, in modo che siano in grado di intercettare i segnali. L’appello, gli adolescenti, lo hanno mandato.
(In seguito alla pubblicazione della ricerca, Save the Children ha attivato la campagna #ChiamalaVIOLENZA, con la partecipazione della scrittrice Chiara Tagliaferri).