La seconda puntata di sex startup, la rubrica che abbiamo lanciato la scorsa settimana con l’intervista all’attore porno Max Felicitas, va alla scoperta del variegato mondo dei sex toys, un settore che di per se vale oltre 38mila milioni di dollari a livello globale e che è alla continua ricerca di innovazione, anche in termini di sostenibilità. Tra le startup italiane che si occupano della produzione di gadget sessuali sostenibili c’è Dafne, azienda nata a settembre 2021 per realizzare prodotti naturali, scientificamente testati e a prezzi accessibili. Ma come sempre, prima di andare alla scoperta di questa realtà, analizziamo un po’ di dati.
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Il business dei sex toys
Secondo le stime dell’Osservatorio Global Sexual Wellness Market, il settore dei sex toys nel 2022 valeva 38.454,39 milioni di dollari e si prevede che raggiungerà i 57.900,53 milioni di dollari entro il 2028, segnando un +12,4%. Nel 2020 il comparto valeva 62 miliardi. In sex toys hanno investito vip, grandi rivenditori e startup. Da Gwyneth Paltrow, con il suo sexy shop sulla piattaforma di vendite online Goop, alla startup americana Get Maude, che ha puntato su Dakota Johnson, co-creative director, raccogliendo investimenti per un totale di 10 milioni di dollari. Dame Products, fondata da una sessuologa in collaborazione con un ingegnere meccanico, ha sinora raccolto ben 4 milioni di dollari. A fare da traino a questo comparto sono gli Stati Uniti, che prima di tutti sono riusciti a proporre soluzioni di e-commerce mantenendo la massima discrezione nelle consegne, poi il mercato si è espanso anche in Europa. Oggi in Italia, secondo le stime effettuate da Dafne, il settore vale 600 milioni di euro, in crescita proprio grazie ai nuovi e-commerce che garantiscono velocità e anonimato. Se fino a qualche anno fa si trattava di un comparto di nicchia, considerato quasi “proibito”, oggi si sta sempre di più allargando. E proprio grazie al contributo di startup, come Dafne, che ha recentemente chiuso un accordo con LifeGate Way (ecosistema che investe in startup che si occupano di sostenibilità), il settore sta diventando sempre più attrattivo. Ne abbiamo parlato con il CEO, di Dafne, Rodolfo Lironi.
Cosa fa Dafne
Da un’idea di 3 soci che lavoravano nel settore del turismo, nel 2021 ha preso forma Dafne, con l’obiettivo di innovare il mondo della sessualità che, per i founders, era fermo agli anni ’80-90 da un punto di vista di comunicazione e prodotti. «Quando siamo partiti ci siamo autofinanziati, uscendo con i primi prodotti che sono stati 3 lubrificanti e 2 oli massaggio – racconta Rodolfo – Prima di lanciare Dafne abbiamo analizzato attentamente questo settore di mercato, per capire che cosa potesse essere più interessante da un punto di vista di innovazione. Così abbiamo messo a punto i nostri sex toys che sono totalmente made in Italy, a filiera corta e controllata e prodotti rigorosamente con ingredienti di alta qualità sostenibili». Per un business di questo tipo, la comunicazione è centrale: «Parliamo in maniera semplice e scientifica di tutto quello che riguarda la sessualità, appoggiandoci a professionisti del settore come la ginecologa Monica Calcagni, che ha deciso di investire in Dafne», racconta il CEO. Per il team, parlare di sesso in Italia non è per niente semplice, soprattutto perché nelle scuole ancora manca un’educazione sessuale. «In Dafne crediamo che sia giunto il momento di fare formazione a riguardo perché le nuove generazioni hanno bisogno di vivere in una società più inclusiva, libera e priva di preconcetti. Stiamo affrontando i tabù direttamente perché vogliamo rendere il benessere sessuale accessibile a sempre più persone», commenta Rodolfo.
I mercati di riferimento nei sex toys
«La mentalità sta cambiando nelle nuove generazioni, questo mercato vede la Cina in pole position da un punto di vista elettronico ma non di prodotto: i sex toys che stanno producendo sono per lo più ancora in silicone – spiega Rodolfo – Noi ci siamo approcciati al settore studiando un materiale che renda la stessa qualità del silicone ma che sia ecosostenibile. Abbiamo trovato un’azienda che si occupa di bioplastiche ecosostenibili e biodegradabili e, con questa, abbiamo creato il nostro secondo sex toy, un plug anale totalmente made in Italy. A differenza dei gadget in silicone, che possono essere utilizzati solo con determinati lubrificanti, il nostro plug può essere adoperato con qualsiasi lubrificante presente sul mercato».
Dafne, che ha chiuso il suo primo crowdfunding a dicembre 2023 a quasi 250mila euro, punta a crescere ancora di più. «L’anno scorso abbiamo chiuso con un fatturato di quasi 100mila euro – spiega il CEO – Questo settore è in continua evoluzione, con un tasso di crescita atteso del 13% anno su anno, forte anche del fatto che le nuove generazioni non sono influenzate dai tabù di una volta. Il nostro target principale sono, infatti, i millennials, maschi e femmine che già usano questi prodotti e vogliono adoperare un oggetto ecosostenibile». Per il momento, Dafne non produce ancora vibratori, ma potrebbe essere la prossima frontiera. «Lo studio dei vibratori è nei nostri piani aziendali – spiega Rodolfo – Dall’Italia vogliamo arrivare in Francia, Spagna, Regno Unito e USA con un portfolio più ampio, che conti una dozzina, massimo 15 oggetti». Da Erba (Como), dove l’azienda ha sede legale e Milano, con la sua sede operativa, Dafne attualmente spedisce in tutto il mondo. «E’ un mercato che ti dà tanto margine: noi abbiamo sfruttato quello minore perché abbiamo un’economia di scala con bassi stock, ma quando andremo a ottimizzare i nostri prodotti saremo anche in grado di aumentare la marginalità», conclude Rodolfo.