L’inganno principale che la società crea negli uomini? L’illusione della loro libertà. Altro che istinto, altro che naturale ordine delle cose: gli uomini, al pari delle donne, sono intrappolati dentro schemi sociali e costrizioni culturali di genere talmente ormai interiorizzati da inchiodarli, senza che neanche se ne accorgano, a comportamenti preconfezionati, rigidi, stereotipati.
Lorenzo Gasparrini ha una formazione filosofica, è femminista e da anni è in prima linea nella divulgazione degli studi di genere, che porta nelle scuole, nelle università, nelle organizzazioni aziendali, dove spiega che il patriarcato – quel sistema sociale a dominio maschile che è ormai è diventato, e per fortuna, argomento mainstream – crea storture e costrizioni che ingabbiano, e quanto, anche la vita degli uomini.
Nel penultimo libro Perché il femminismo serve anche agli uomini, Gasparrini mette in fila tutti i caratteri stereotipati dell’identità maschile: il mito della forza e del comando, lo spirito combattivo, il bisogno del sesso se no si sta male, il non piangere, il non mostrare tenerezze, il non chiedere aiuto… e invita gli uomini alla diserzione: è ora che gli uomini facciano saltare le gabbie e si permettano di essere liberàti e nuovi, così come i femminismi hanno insegnato a fare alle loro compagne e alle loro sorelle.
Nel suo ultimo libro – Ci scalderemo al fuoco delle vostre code di paglia. Perché tanti uomini hanno paura dei femminismi – Gasparrini mette invece in fila gli argomenti dei suoi tanti critici e detrattori, per smontarli uno a uno, dal “ma adesso non si può più dire niente!” al cliché delle femministe inferocite che odiano tutti i maschi.
Perché scardinare gli stereotipi di genere
Lorenzo Gasparrini, lei di nemici se ne è fatti! «Oh moltissimi!». Eppure gli uomini avrebbero da guadagnarci ad avvicinarsi ai femminismi, magari non per replicarli tali e quali, ma per trovarci ispirazione e la molla per scardinare, anche loro, schemi di genere castranti. «I cambiamenti sarebbero potentissimi, nelle vite personali, relazionali, professionali. Nell’insieme sociale».
La prima cosa che le viene in mente se le si chiede cosa potrebbero guadagnare gli uomini scardinando gli schemi di genere qual è? «Per esempio, mi viene da pensare che ci guadagnerebbero in salute. Gli uomini cominciano a occuparsi seriamente del loro corpo quando si ammalano. Le donne vanno regolarmente dal ginecologo, quanti uomini fanno lo stesso dall’andrologo? C’è tutto un racconto sociale su noi maschi per cui il nostro corpo deve essere massimamente efficiente, in forma, possibilmente muscoloso e non deve mai mostrarsi sofferente. A noi il tema della sofferenza è proibito, così come quello della conoscenza: gli uomini devono essere efficienti, non devono conoscersi, una dicotomia che, come sanno le donne, apre mondi produce malessere e frustrazione. Vado ancora più in là: in Italia abbiamo un numero impressionante di incidenti sul lavoro e io credo che ciò sia conseguenza, anche, di un problema di genere. Molti uomini hanno interiorizzato l’idea che se si impuntano sulle misure di sicurezza sono dei deboli. L’operaio che è caduto dall’impalcatura non è necessariamente un giovane inesperto, ma il lavoratore esperto che non si è messo i dispositivi di sicurezza perché si sentiva capace. A furia di non ammettere che hai bisogno di aiuto, di appoggio, di sostegno ti esponi a dei rischi».
Un sistema che stigmatizza
Ma il sistema stigmatizza, deride, femminilizza gli uomini che tradiscono i canoni. «Se, invece, cadessero i ruoli di genere, quanti uomini guadagnerebbero felicemente la naturalezza dell’esporsi per quello che sono, per i sentimenti che provano. Gli schemi di genere stancano, logorano, prima o poi distruggono chiunque. Le donne lo hanno capito da un pezzo. È che per gli uomini è molto difficile cambiare e vorrebbero avere la garanzia dei risultati. A me molti chiedono: ma se io smetto di essere quello che sono, cosa divento? Si tratta di una domanda fortissima, che rivela il terrore di aprirsi a una trasformazione. Il punto è che, grazie a trecentocinquant’anni di femminismo, le donne hanno messo sotto attacco tutti gli schemi di genere; gli uomini, al contrario, sono bloccati in uno schema solo, sempre lo stesso. Aggiungo che molti non si conoscono per niente, per cui non riescono a essere consapevoli di cosa li ingabbia e, di conseguenza, neanche di cosa dovrebbero combattere».
Per come la vede Gasparrini, il fatto che gli uomini superino cliché e concezioni stereotipate delle relazioni libera non solo gli uomini stessi, ma anche gli ambienti in cui si muovono, agiscono, lavorano. Porta un esempio: «Gli uomini non si rendono conto di quante volte interrompono una donna mentre parla. Il messaggio che mandano è orribile: quelle parole non valgono, quelle parole non servono. Il risultato è che quando quella donna avrà una buona idea non la dirà. Se metti in circolo poteri molesti per cui insegni che qualcuno o qualcuna ha una parola che vale di meno, nuoci a tutti. Il patriarcato ha confezionato schemi oppressivi di potere su vasta scala, e prima ne prendiamo consapevolezza, meglio è».
Uomini alleati delle donne
Se, dunque, uomini e femminismi non sono una contraddizione ma, anzi, l’opzione da perseguire se si vogliono conquistare vite più autentiche, equilibrate, soddisfacenti, Gasparrini invita gli uomini a diventare alleati delle donne nella lotta per l’equità di genere.
«Nella mia attività mi accorgo che, appena diventano consapevoli di non agire in libertà ma di essere spinti da schemi appresi nell’infanzia, molti uomini vengono presi dall’entusiasmo di sbriciolarli. Empowerment è un termine molto abusato, ma certamente quando gli uomini si liberano delle gabbie patriarcali, è proprio l’empowerment a generare in loro nuove scelte e nuove azioni. Cominciano a fare cose che mai avrebbero pensato, come entrare in un negozio di giocattoli e chiedere al commerciante la ragione per cui i giocattoli da femmina stanno da una parte e quelli da maschio in un’altra».
E conclude: «A me pare che oggi stia maturando, sì, anche tra gli uomini, una diffusa consapevolezza dei danni generati da secoli di patriarcato e ciò sta capitando, purtroppo, sulla scia di orrendi fatti di cronaca che vedono vittime delle donne. Dobbiamo fare in modo che questa tensione duri nel tempo, si stabilizzi, non sia solo un fuoco di paglia».