Dalla piccolissima startup Demagog Studio un altro videogioco convincente: un platform adrenalinico, ma anche nostalgico
Non sappiamo cosa spinga i ragazzi della startup innovativa Demagog Studio di Igor Simić ad ambientare molti dei suoi titoli in un mondo post apocalittico (ricordate Golf Club Wasteland? Qui la nostra recensione), ma vista la qualità complessiva dei suoi videogame e la presenza di fondali molto evocativi, dobbiamo ammettere che hanno ragione loro. Non si discosta l’ultimo nato in questa piccola software house serba.
The Cub, oltre ai salti c’è di più
Il mondo è spacciato. Ma non si è arreso. L’avidità degli esseri umani ha portato la società al tracollo. Non è dato sapere cosa sia accaduto e nemmeno se i sopravvissuti verdognoli ne abbiano contezza, mentre si arrampicano per sopravvivere tra le macerie di palazzi che recano insegne vagamente note del calibro di Fakebook e Goopgle. Quel che è certo è che il “reset” causato dall’apocalisse ha rispedito la nostra specie al fondo della catena alimentare e adesso portare quotidianamente la pellaccia a casa è una vera e propria sfida.
Ne sa qualcosa il nostro alter ego, un ragazzino dalla pelle grigiastra, che abbiamo affettuosamente soprannominato Gollum (a proposito, l’avete letta la nostra recensione di The Lord of the Rings: Gollum?) che nel suo forsennato peregrinare deve vedersela con minacce di ogni tipo: mostri mutanti, macchinari impazziti, edifici pericolanti e naturalmente altri suoi simili. Dentro The Cub gorgoglia e germoglia il meglio di quanto visto nel genere dei platform 2D negli ultimi 30 anni fino a oggi: salti tra piattaforme caracollanti, corse a perdifiato inseguiti da un nemico implacabile, sessioni a bordo di carrelli che rimandano al mitico Donkey Kong Country...
Non tutto funziona sempre benissimo. Le sessioni stealth le abbiamo trovate piuttosto fastidiose anche perché non è molto agevole comprendere quando si finisce o no nel cono visivo degli avversari. Parallelamente, quelle da affrontare a rotta di collo non sempre permettono di comprendere se una superficie possa o meno ferirci, se una piattaforma crollerà di lì a breve. Questo capita soprattutto su Switch giocando in mobilità, dove la definizione per forza di cose si abbassa e taluni elementi chiave tendono a confondersi col resto dello scenario.
In compenso, proprio lo scenario riserva sorprese a non finire. Talvolta spiace dover affrontare una sequenza a tutta velocità proprio perché così viene meno la possibilità di gustarsi i bellissimi fondali, che fanno il paio con un comparto sonoro di gran classe. Per tutti questi motivi The Cub si è rivelato una piacevolissima sorpresa, anzi, conferma della validità del lavoro dei ragazzi di Demagog Studio, che con questo platform confezionano uno dei loro titoli migliori e più maturi. Anche perché in The Cub come forse avrete capito non si corre e non si salta soltanto: c’è spazio anche per una feroce critica nei confronti dell’attuale società consumistica e capitalistica e non mancano i frangenti in cui il nostro alter ego si rivelerà incredibilmente dolce e solo, riuscendo magari a strapparvi una lacrimuccia. Il potere dei videogiochi.